4.1
disturbi psichici e differenze di
genere: implicazioni psicopatologiche e terapeutiche
Giovanni Muscettola*
Direttore
della Cattedra di Psichiatria del Dipartimento di Neuroscienze
e
di Scienze Comportamentali dell'Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Numerosi
studi epidemiologici condotti nei paesi industrializzati ed in quelli in via di
sviluppo evidenziano che tutti i disturbi depressivi e ansiosi sono più
frequenti nel sesso femminile, in un rapporto fino a 3 a 1 rispetto al sesso
maschile. Per di più le donne depresse sembrano soffrire di forme cliniche più
gravi e di ricadute più frequenti con sostanziali peggioramenti in alcuni
periodi critici della vita come la pubertà, il termine della gravidanza e la
menopausa.
Le
donne lamentano maggiori sintomi ansiosi, insonnia più marcata, maggiore
tendenza ad un aumento dell’appetito e più frequenti sintomi di
somatizzazione. I sintomi depressivi specifici quali tristezza, pessimismo,
sentimenti di colpa, difficoltà di concentrazione sono invece ugualmente
distribuiti nei due sessi. Fortunatamente per le donne, il rischio di suicidio
è sicuramente minore rispetto a quello dell’uomo: le donne, utilizzando mezzi
suicidiari meno violenti, hanno maggiori possibilità di sopravvivere al loro
gesto.
Numerosi
fattori possono essere invocati per spiegare tali differenze.
Innanzi
tutto vanno considerati i fattori biologici di natura ormonale: nella donna
esistono dalla pubertà alla menopausa fluttuazioni continue dei livelli
ormonali che possono condizionare una maggiore instabilità dell’umore. Il
termine della gravidanza ed il periodo intorno alla menopausa sono associati a
drammatiche variazioni ormonali che possono condizionare o scatenare episodi
depressivi; numerose evidenze cliniche sembrano indicare, per contro, che gli
estrogeni somministrati in menopausa costituiscono un fattore protettivo
rispetto alla depressione.
Per
l’uomo, invece, la produzione del testosterone è continua durante tutto
l’arco della vita e declina lentamente solo nell’età avanzata,
verosimilmente riducendo i rischi di fluttuazioni dell’umore e scompensi
depressivi.
Diversi
altri fattori debbono essere considerati per spiegare la differente prevalenza
di depressione e d’ansia nei due sessi. Il sesso femminile è più vulnerabile
perché più esposto ai rischi di violenza e d’abuso sia in età infantile e
adolescenziale, sia nella vita adulta prima e dopo il matrimonio.
Inoltre,
alla donna purtroppo è ancora assegnato un ruolo di gregario rispetto
all’uomo e soprattutto nell’adolescenza la socializzazione della donna è
ritardata rispetto a quella dei coetanei dell’altro sesso. Tale disparità può
alimentare insoddisfazione, senso di inadeguatezza, dipendenza.
Appare
quindi evidente che le differenze tra i due sessi sono legate a molteplici
fattori che in misura differente contribuiscono a determinare tale maggiore
vulnerabilità del sesso femminile ai disturbi depressivi e d’ansia.
Mentre
le differenze psicopatologiche dei disturbi dell’umore nei due sessi sono
state ampiamente studiate, molto più limitate sono le conoscenze sulla risposta
differenziale ai trattamenti farmacologici.
Innanzi tutto deve essere considerato che gran parte della ricerca
psicofarmacologica clinica è stata ed è condotta prevalentemente nel sesso
maschile per diverse ragioni. Le fluttuazioni ormonali mensili, i rischi
connessi ad impreviste condizioni di gravidanza, il più rapido declino della
funzione gonadica nella donna, il frequente impiego di terapie contracettive in
epoca fertile e di terapie ormonali sostitutive in menopausa hanno contribuito
ad una più limitata conoscenza degli effetti dei farmaci in generale e di
quelli psicoattivi in particolare nel sesso femminile.
Tali
minori conoscenze possono essere particolarmente rilevanti se si considera che
le donne generalmente utilizzano più frequentemente degli uomini le strutture
sanitarie, assumono più psicofarmaci, da soli o in associazione con altri
farmaci, più frequentemente seguono terapie protratte, in particolare per i
disturbi depressivi.
I
fattori che condizionano le differenze tra i due sessi sono di ordine
farmacocinetico e farmacodinamico, purtroppo molto poco studiati:
Farmacocinetica
nel sesso femminile
Assorbimento
più
lento êlivelli
plasmatici
In
generale, i diversi fattori farmacocinetici determinano un aumento dei livelli
plasmatici di diversi farmaci antiansia, e dei sali di litio. Relativamente agli
antidepressivi in generale ed a quelli serotoninergici in particolare, le
evidenze sono molto limitate.
Ulteriori
fattori da considerare sono gli effetti del ciclo mestruale, della gravidanza e
delle terapie ormonali sulla cinetica dei farmaci.
Effetti
del ciclo mestruale, della gravidanza e delle terapie ormonali sulla cinetica
dei farmaci
Ciclo mestruale
ê
Svuotamento gastrico
premestruale ê livelli
plasmatici
ê Secrezione gastrica premestruale
é livelli
plasmatici
é Ritenzione
idrica e di Na premestr.
ê livelli
plasmatici
é Escrezione urinaria premestruale
ê livelli
plasmatici
é Metabolismo
epatico
ê livelli
plasmatici
é Volume
di distribuzione
ê livelli
plasmatici
Contraccettivi
orali e Terapie ormonali
ê
Legame proteine plasmatiche é
livelli plasmatici
ê Inibizione
metabolismo epatico é livelli
plasmatici
é Escrezione urinaria premestruale
ê
livelli plasmatici
E’
stato riportato un aumento dei livelli plasmatici degli antidepressivi
triciclici all’ovulazione e una minore tollerabilità degli antidepressivi
serotoninergici in fase premestruale (in coincidenza con il picco dei livelli
circum-mensili della serotonina).
In
gravidanza è noto come i dosaggi dei farmaci antidepressivi, gli stabilizzanti
dell’umore (litio, carbamazepina ed acido valproico) devono essere aumentati
in ragione dell’aumento del metabolismo
e della clearance di tali farmaci.
Gli
ormoni gonadici sembrano aumentare i livelli plasmatici degli ansiolitici e
degli antidepressivi triciclici, in parte giustificando una riportata maggiore
prevalenza degli effetti collaterali sessuali sia in corso di trattamento con
triciclici sia con antidepressivi serotoninergici. E’ largamente documentato
per converso, che i contraccettivi orali non influiscono negativamente
sull’umore.
In
generale, numerose evidenze di letteratura sembrano anche indicare che le donne
rispondono meno favorevolmente ai triciclici e mostrano una più lunga latenza
dell’effetto antidepressivo.
La
larga diffusione dei farmaci antidepressivi serotoninergici sembra invece essere
particolarmente vantaggiosa per le donne, dal momento che molteplici studi
sembrano indicare una migliore risposta antidepressiva delle donne a tali
composti.
Tuttavia,
deve essere considerato che i farmaci antidepressivi serotoninergici determinano
più frequenti reazioni avverse di tipo sessuale, in misura maggiore nella
donna.
Appare pertanto fondamentale acquisire attraverso
studi mirati un maggior approfondimento clinico e di ricerca sulle diverse
classi di psicofarmaci nel sesso femminile.
referenze
AAVV
(1997) J. Clin. Psychiatry vol. 58, Suppl. 15, 1997AAVV: Psychopharm. Bull. vol.
34, 3.
Jensvold, M. Halbreich, U. Hamilton J.A. (1996) Psychopharmacology and Women. American Psychiatric Press Washington DC.
Leibenluft, E. (1999) Gender differences in Mood and Anxiety Disorders. American Psychiatric Press Washington DC.
Seeman, M.V. (1994) Gender and Psychopathology. American Psychiatric Press Washington DC.
* Giovanni Muscettola ha fornito uno specifico contributo come consulente esterno sul tema del trattamento psico-farmacologico nelle donne. Non è per altro componente del gruppo, nè ha partecipato alle sedute di lavoro.