I tanti disturbi della post-adolescenza femminile
ed il disturbo tipico:
la dipendenza dal partner e la sindrome risarcitoria
Nella nosografia classica non sono previste sindromi della post-adolescenza, valgono per questa fase i disturbi dell'età adulta. Tra questi, i disturbi prevalenti sono quelli dello spettro ansia-depressione.
Rispetto all'età adulta i sintomi sono più variegati e sovrapposti, si passa senza soluzione di continuità: dalla depressione all'attacco di panico, alle somatizzazioni (in particolare i mal di testa), agli attacchi di panico, alle turbe del ciclo sonno-veglia, di quello alimentare ed ormonale.
Dice Anna: "non riesco a mangiare, come se avessi un rifiuto del cibo, è come se non riuscissi a dominare le situazioni, avverto un senso continuo di ansia, mi vengono attacchi di panico"
Emma dice di soffrire di ansia e di attacchi di panico dall'estate, di non avere più interessi, aspirazioni, forze, e che da allora la sua vita è cambiata, tutto si è bloccato.
Cristina dice che ha inappetenza, pianto frequente, tristezza, incapacità a gestire la vita ( affetti, amicizie, studio). "Non riesco a contenermi piango tutti i giorni. Non mi riconosco più".
"Ne risento nei rapporti con gli altri non riesco a stare con la testa con loro. E’ come se una parte di me fosse sempre con lui, a pensare a lui però soffrendo. Ho la tristezza negli occhi. All’improvviso mi assento, anche in un contesto in cui tutti si divertono io mi estraneo.
Francesca si sente depressa, riferisce di avere un "rapporto difficile con se stessa" e problemi relativi all'identità sessuale. Si sente confusa, insicura, vorrebbe capire qual'è la sua strada.
I sintomi si accoppiano ad una svalutazione del sè , ad una percezione di sè di debolezza ed insicurezza:
Anna è insoddisfatta, non sa che scelte fare, si percepisce incapace nel lavoro; nella famiglia si sente inutile; con i ragazzi, incapace a mantenere le relazioni; si percepisce dipendente dai genitori, caratterialmente debole.
Emma si sente insicura, incapace a stare sola, incapacità a scegliere ed a relazionarsi con gli altri.
Cristina dice: "nelle scelte che riguardano lo studio sono sempre stata decisa, invece nelle scelte interpersonali sono stata più combattuta", "Mi percepivo in quel periodo senza spina dorsale, troppo fragile, troppo debole"
Francesca dice: "Non mi sento capace, non riesco a gestire le cose da sola, non mi sento indipendente, autonoma. Ed ora non riesco neanche a fare più niente ed in particolare non riesco a studiare, mi manca la concentrazione, non riesco a dormire la notte"
"Ho molta paura di restare sola e mi lego molto alle persone, ma non riesco a dare agli altri. Se le persone smettono di interessarsi a me, mi sento male e cerco in ogni modo di tenerle legate. Mi sento sbagliata non all'altezza di tenere legate le persone a me.
Non riesco ad esprimere quello che sento, non sono stata abituata ad esprimere i sentimenti e per questo mi sento sbagliata"
La dipendenza e la sindrome risarcitoria
Di quale dipendenza si parla?
Di una dipendenza che si presume unilaterale o asimmetrica in cui c'è solo una persona nella relazione a due che è ritenuta indispensabile alla vita dell'altro (sopravvivenza affettiva, sociale, economica, ecc.). Dove manca, o si presume che manchi, lo scambio o la parità tra le cose che si scambiano ( diversi valori sociali attribuiti ai contenuti dello scambio).
Questa dipendenza nel rapporto di coppia, patita maggiormente dalla donna, è sostenuta dai modelli sociali che attribuiscono maggior valore all'uomo e alla sua funzione di cura e "protezione" nei confronti della donna.
Per questo motivo il vissuto di dipendenza si sviluppa più facilmente nelle ragazze, che lo desumono direttamente :
v da esperienze personali
l'aver visto agire la dipendenza della madre attraverso i comportamenti di cura e di attenzione rivolti all'altro, l'aver assistito alle richieste di cure rivolte ad un padre disattento;
v dall'addestramento adolescenziale
che, da un lato, le ha indirizzate ad assumere responsabilità e compiti per conto di altri, imparando a spendere in questa cura molte delle risorse e competenze personali; dall'atro non le ha stimolate a provvedere a se stesse, disincentivando attività dirette prioritariamente alla cura di sè e dei propri interessi personali;
v da modelli sociali
che attribuiscono maggior valore all'uomo, che considerano la donna dipendente socialmente dall'uomo, che non riconoscono lo scambio all'interno della coppia come paritario.
Questa dipendenza è patologica?
Si, perchè definisce impropriamente come bisognoso di cure esterne un soggetto che in realtà può provvedere a se stesso, come provvede agli altri, anzi a patto che ritiri parte dele cure indirizzate agli altri e le rivolga a se stesso.
Il sentimento fallace di aver bisogno di un altro (una specifica persona e non degli altri in generale) per la propria sopravvivenza determina in queste ragazze un abbassamento del senso di padronanza, di sicurezza personale, apre la porta alla tolleranza dei comportamenti maltrattanti e svalorizzanti dell'altro e può portare alla depressione sia in caso di mantenimento della relazione, che di abbandono.
Il carattere di questa dipendenza è che tende a creare una falsa immagine personale e sociale: la post-adolescente, e la donna in genere si vede come capace, attenta ed autonoma se si tratta di occuparsi d egli altri (genitori, partner, e successivamente i figli); improvvisamente incapace e non autosufficiente se si tratta di occuparsi di se stessa e di prendersi la completa responsabilità della propria vita .
Perchè si parla oltre che di dipendenza anche di sindrome risarcitoria?
Per sindrome risarcitoria intendiamo quella condizione psicologica della post-adolescente, che dopo aver attraversato indenne l'adolescenza, pur in presenza di problemi e conflitti familiari, ha concentrato le aspettative di benessere nella realizzazione di un progetto personale di compensazione e riscatto.
La compensazione tipica è quella dell'aver patito la mancanza di relazioni di supporto in adolescenza, e soprattutto dell'aver ceduto agli altri proprie risorse (inversione di ruoli in adolescenza). Ma vi è anche la compensazione per altri: per una madre che non ha avuto supporto e cure dal partner, e chiede alla figlia di realizzare anche per conto suo una "buona coppia".
Il riscatto tipico, per sè o per altri, è compreso nel proposito seguente: "da grande mostrerò a voi genitori di saper fare ed essere in modo tale da meritare la vostra stima, anche se oggi non l'avete in me . Vi dimostrerò che i miei modi di essere sono vincenti; oppure per altri: vi mostrerò che a me riuscirà di fare (o essere) ciò in cui voi avete fallito".
Compensazioni, riscatto, risarcimento creano aspettative "pesanti" spesso sovra-dimensionate che gravano sui progetti delle post-adolescenti con responsabilità improprie (riuscire per conto di altri, o dove altri hanno fallito) e con sensi di colpa, legati all'idea di una incapacità personale, in caso di fallimento.
Queste aspettative "pesanti" creano interferenze con le relazioni e provocano disagio in due modi fondamentali:
- elevano le pretese nella relazione con l'altro destinandola, a parità di altre condizione, al fallimento ( non sarà mai il rapporto che cercavo);
- elevano la soglia di tolleranza a tutto ciò che l'altro fa, pur di realizzare il progetto di una relazione che si vuole, o si sta vivendo come risarcitoria, di qualcosa che è manca.
I punti in comune delle nostre storie
Le post-adolescenti che stanno male comunicano il bisogno/necessità di avere una relazione di coppia a qualunque costo, anche se il partner ad esempio è maltrattante, spesso passano da una relazione all'altra, se sono abbandonate vanno in depressione, tentano il suicidio o continuano a cercare l'Altro.
Non focalizzano altri interessi come le amicizie o lo studio: nelle loro storie emerge spesso che lo studio è stato interrotto così come le amicizie per dare spazio alla relazione, per costruire le condizioni migliori di un rapporto di coppia, per acquistare più crediti e valore agli occhi dell'altro, per dedicargli più attenzione e più tempo nella speranza che......alla fine arrivi il ricambio e che qualcuno finalmente si occupi di lei e dei suoi bisogni.
Ecco per tutte le parole di Cristina:
"Questo ragazzo è molto responsabile, ha una personalità molto più forte della mia, a lui ho dato il potere di predominarmi completamente, di farmi schiacciare.
All’inizio non mi interessava, poi piano piano il suo carisma, il fatto che lui fosse quasi laureato, con delle idee ben chiare in testa, il fatto che mi leggesse dentro, io sono sempre stata confusionaria sempre dietro alle passioni più che alle cose concrete...non lo so.
.... all’inizio era innamoratissimo…poi vedere una persona così determinata sciogliersi quando pensava a me…
Lui è una figura paterna. Ho riflettuto anche con mia sorella e ho notato che mentre nostro padre è un padre fratello perché noi ci giochiamo, lo martirizziamo, da piccole lo truccavamo – anche se sa essere severo nel momento opportuno – questi nostri ragazzi sono più assimilabili ad un padre padrone".
Io non volevo mettere limiti, e non volevo dire di no, mai, perchè avevo paura di perderlo, tolleravo qualsiasi umiliazione pur di stare con lui. Senza di lui mi sembrava che la mia vita non avesse più senso”.
La post-adolescente delle nostre storie pone al partner questa richiesta:
ho bisogno di te per realizzare i miei bisogni, ho bisogni di qualcuno che si occupi di me perchè nessuno l'ha mai fatto, nè l'ho mai fatto io, occupata come sono stata e come sono a dare attenzione e soddisfare i bisogni altrui.
La conclusione delle nostre storie è che l'altro, dopo un periodo breve di "promessa" di cure e attenzioni speciali, si fa curare ma non cura, lasciando lei priva di supporti e deprivata di risorse.
Alla fine questo esaurimento di risorse non è altro che depressione,
cioè una condizione in cui si sperimenta la solitudine, l'abbandono, e con essi la totale mancanza di desideri e di interessi.