Elvira
Reale
Referente
del progetto[1]
Il
progetto di lavoro presentato al
Ministero per le Pari Opportunità già nel 1998, partiva da una osservazione
condotta sulle patologie più diffuse tra la popolazione femminile, ed in
particolare sui disturbi psichici che non trovano adeguate risposte nella
ricerca e nella organizzazione sanitaria. Questa stessa osservazione intanto si
andava ampliando e coinvolgeva anche altri settori della medicina quale ad
esempio la cardiologia.
L'idea
che ha mosso il progetto è stata quella di cominciare a fare una valutazione
delle pratiche cliniche e delle ipotesi di ricerca che riguardano le donne
dall'interno di quei campi della
medicina in cui si fosse espressa una critica dal punto di vista di genere.
Era
anche chiaro che i campi in cui si mostrava maggiormente
una critica al complesso teorico - pratico della medicina dal punto di
vista di genere erano quelli abitati da uomini e donne e cioè campi di
patologie "miste".
L'altro
campo per così dire "monogenere" di patologie solo "al
femminile" non mancava certo di interesse e di spunti critici, ma era già
da anni al centro dell'attenzione di gruppi di lavoro di donne. Su questo
versante il problema da affrontare è in qualche modo inverso e speculare, e cioè:
eccessiva attenzione sulla salute riproduttiva, che mette in ombra altri
problemi di salute nelle donne, e soprattutto la tendenza eccessiva alla
medicalizzazione delle tappe di vita biologica della donna (menarca, gravidanza,
parto, menopausa).
Il
documento iniziale, presentato al Ministero, dal Centro Prevenzione Salute
Mentale della Donna della ASL Napoli 1, verteva sulla osservazione iniziale di
una serie di carenze della organizzazione sanitaria in Italia.
Riportiamo
le osservazioni più salienti tratte dalla proposta del progetto iniziale
presentato al Ministero.
-
Manca in Italia un input concreto alla organizzazione della raccolta dei
dati sanitari differenziati per genere.
-
Manca in Italia la raccolta di dati in ambito sanitario sulla violenza
come causa delle cattive condizioni di salute delle donne. Molti dati sono
occultati nel così detto 'incidente domestico'.
-
Mancano in Italia regole sulla ricerca sanitaria che individuino
la necessità di un campionamento della popolazione che includa la
differenza di genere.
La
carenza di regole in questo campo penalizza
le donne soprattutto nella ricerca sulle cause e sui principali
fattori di rischio connessi a patologie con alto impatto
tra la popolazione femminile.
-
Mancano in particolare, nella sperimentazione dei farmaci, regole che
indirizzino ad un campionamento suddiviso per genere con elaborazione e
valutazione differenziata dei dati. Questa mancanza è sottolineata da singoli
ricercatori che, nell'ambito di ricerche cliniche, ad esempio nel campo della
psico-farmacologia, rilevano una
diversa efficacia (effectiveness) dei
farmaci sulle donne e sugli uomini, e una maggiore gravosità degli effetti
collaterali tra la popolazione femminile.
-
Manca un osservatorio su quanto si muove in tema di ricerche al
femminile: ricerche cioè che sviluppino nuove frontiere nella prevenzione e
nella terapia di determinate patologie, che sviluppino programmi di intervento
per un miglioramento delle condizioni di salute complessiva delle donne.
-
Mancano stimoli appropriati per sviluppare ricerche sui fattori di
rischio tra la popolazione
femminile, là dove si individuino
particolari condizioni di morbilità e mortalità tra le donne.
L'OMS ha segnalato alcune di queste carenze su
cui cominciare a riflettere e sviluppare interventi. Nel rapporto sulla salute
delle donne (1995, Highlights on Women's Health in Europe) l'OMS indica che
alcuni paesi europei (tra cui anche l'Italia), non sono stati in grado di fornire dati specifici sulla
presenza delle donne nel panorama delle malattie e delle condizioni di salute
della popolazione generale.
Sulla
base di questa iniziale disamina delle carenze, individuate però da un unico
angolo di osservazione della medicina, le patologie psichiche, il progetto
iniziale evidenziava due priorità:
-
mettere a fuoco le attuali carenze nei
sistemi di informazione sanitaria, nella ricerca e programmazione di settore in
più campi della medicina e della organizzazione sanitaria;
-
cominciare a costruire un punto di vista di genere
qualificato sull'insieme delle
patologie che interessano le donne.
Il
progetto raggiungeva intanto il suo primo obiettivo che era quello di collegarsi
con altri settori della medicina e della ricerca: raccoglieva cioè
l'adesione di donne che da più anni operavano nell'ambito sanitario sia
a livello della clinica che della ricerca e che avevano dato un contributo alla
individuazione di una specifica problematica di genere[2].
Sulla
base di questa adesione e dell'interesse al progetto manifestato dal Ministro[3]
per le Pari Opportunità, il gruppo di lavoro si è costituito ufficialmente nel
settembre del 1999. Il gruppo ha
così cominciato a lavorare dandosi una metodologia caratterizzata dalla
connessione delle singole prospettive (le diverse angolazioni ed i diversi
punti di vista che ciascuna rappresentava rispetto alla salute della
donna) e si è proposto di
raggiungere, in una prima fase, i seguenti obiettivi:
a.
rappresentare in modo integrato i problemi di salute delle donne andando
oltre quelli relativi alla riproduzione e alle tappe del ciclo biologico
(menarca, gravidanza, parto, menopausa);
b.
cogliere le disparità di trattamento tra uomini e donne nell’approccio
alle patologie emergenti tra la popolazione generale ed in particolare rispetto
alle patologie mentali, cardiovascolari e da stress,
patologie da lavoro, patologie tumorali, patologie gastroenterologiche;
c.
evidenziare la centralità del genere maschile nella ricerca ed in
particolare nelle procedure e nelle metodologie che riguardano:
-
la raccolta dei dati statistici
ed epidemiologici,
-
la valutazione dei fattori
eziologici e di rischio,
-
la sperimentazione di trattamenti (medici, chirurgici, farmacologici,
ecc.);
d.
confrontare i fattori eziologici e di rischio a carico della popolazione
maschile e femminile per evidenziare la presenza di pregiudizi di genere nella
sotto- valutazione di alcuni fattori e/o
nella sopravvalutazione di altri;
e.
valutare la carenza, nei programmi di ricerca finalizzati, della
prospettiva di genere su ogni problematica che indaga le
condizioni di salute della
popolazione;
f.
prospettare alcune ipotesi di sviluppo di programmi di intervento e di
ricerca.
2.
un " world overview" sulle
statistiche e le patologie ad alto impatto tra la popolazione femminile
I grafici sottostanti offrono un rapido sguardo sulle statistiche
mondiali che riguardano sia i dati della mortalità sia i dati del carico di
malattia (Disease Burden)[4].
Source:
WHO, The World Health Report 2000
Il
grafico soprastante mostra le patologie, suddivise in trasmissibili, non
trasmissibili e in lesioni di tipo traumatico (ferite e traumi per varie cause).
I dati riguardano la mortalità per causa ed individuano che la percentuale più
elevata, sia negli uomini che nelle donne, attiene alla cause di morte per
patologie non trasmissibili.
Nel
grafico seguente è rappresentato il carico
di malattia misurato in Dalys, da cui si evidenziano percentuali più elevate
degli uomini soprattutto nelle Injuries.
Source:
WHO, The World Health Report 2000
Le due tabelle seguenti
ci mostrano le principali cause
di morte e di carico di malattia per
donne ed uomini, tratte dal World Health
Report 2000. Questi dati presentano rispetto ai dati dell'anno precedente (World
Health Report 1999) alcune variazioni di cui segnaleremo le principali.
Leading causes of
mortality and burden of disease, estimates for 1999
Mortality in all Member States
Males
Rank
% of total
(000)
Ischaemic heart disease
1
12.2
3 556
Cerebrovascular disease
2
8.7
2 530
Acute lower respiratory infections
3
6.9
2 013
Chronic obstructive pulmonary disease
4
4.9
1 420
HIV/AIDS
5
4.5
1 302
Perinatal conditions
6
4.4
1 273
Diarrhoeal diseases
7
3.8
1 119
Tuberculosis
8
3.4
1003
Road traffic accidents
9
3.1
908
Cancer of trachea/bronchus/lung
10
2.9
860
Ischaemic heart disease
1
13.2
3 533
Cerebrovascular disease
2
11.2
3 014
Acute lower respiratory infections
3
7.3
1950
HIV/AIDS
4
5.1
1 371
Chronic obstructive pulmonary disease
5
4.6
1 240
Diarrhoeal diseases
6
4.1
1 094
Perinatal conditions
7
4.0
1 084
Tuberculosis
8
2.5
666
Malaria
9
2
532
Maternal
Conditions
10
1.9
497
DALYs in all Member
States
Rank
% of total
(000)
Males
Perinatal conditions
1
6.5
48 911
Acute lower respiratory infections
2
6.5
48 891
HIV/AIDS
3
5.7
42 623
Diarrhoeal diseases
4
4.8
36 413
Ischaemic heart disease
5
4.4
32 792
Road traffic accidents
6
3.9
29 416
Cerebrovascular disease
7
3.3
24 738
Malaria
8
3.0
22 758
Unipolar major depression
9
2.8
20 956
Chronic obstructive pulmonary disease
10
2.7
20 635
Females
Acute lower respiratory infections
1
7.0
47 792
HIV/AIDS
2
6.9
47196
Perinatal conditions
3
5.9
40 597
Unipolar major depression
4
5.5
38 074
Diarrhoeal diseases
5
5.2
35 650
Ischaemic heart disease
6
3.8
26189
Cerebrovascular disease
7
3.7
25 118
Malaria
8
3.2
22 240
Chronic obstructive pulmonary disease
9
2.6
17 521
Congenital abnormalities
10
2.5
16 995
Source:
WHO, The World Health Report 2000
Questi
dati ci introducono direttamente nel campo che vogliamo osservare.
I
dati sulla mortalità
·
Nel campo delle patologie trasmissibili
(Communicable diseases) segnaliamo:
il sorpasso delle donne per quanto riguarda la
mortalità da HIV in cui le donne hanno tristemente guadagnato un 4° posto
rispetto al 5° posto maschile. I dati in percentuale sul totale delle morti per
l'anno 1998 parlano del 2.45% di morti per HIV tra le donne e del 2.3% di morti
tra gli uomini.
·
Nel campo delle patologie non trasmissibili (Non communicable conditions) segnaliamo che le morti per patologia
cardiovascolare sono complessivamente più elevate tra le donne. Inoltre
all'interno del gruppo delle patologie cardiovascolari, l’ischemia e le
patologie cerebrovascolari sono ai primi posti come causa di mortalità sia
negli uomini che nelle donne.
·
Nel campo delle Injuries,
gli uomini occupano il 9° posto con gli incidenti del traffico.
I
dati del carico di malattia
Nella
valutazione complessiva (per tutti i paesi) del carico di malattia (Disease
burden misurato in DALYs) troviamo
come principali differenze :
·
per le donne l'HIV (Communicable
disease) occupa il secondo posto (mostrando un trend in crescita rispetto
all'anno precedente);
·
la depressione (Non
communicable condition) occupa il 4° posto rispetto al nono maschile;
·
gli incidenti del traffico (injuries)
occupano solo per gli uomini il 6° posto.
Da
ambedue queste tipologie di dati possiamo ricavare che :
-
vi è una sostanziale equità nella distribuzione delle patologie
tra uomini e donne;
-
alcune condizioni che prima erano diffuse o ritenute come più
diffuse tra gli uomini oggi fanno registrare un cambiamento a svantaggio delle
donne. Ciò sta a significare che in quel campo la ricerca e la organizzazione
sanitaria hanno avuto come bersaglio principale la popolazione maschile e non
hanno focalizzato l’attenzione sulle donne (tipico il discorso delle patologie
cardiovascolari, del tumore al polmone, e da HIV);
-
alcune differenze sono evidenti e riguardano almeno due campi: i
disturbi psichici con la depressione; ed i comportamenti violenti ed imprudenti
tra gli uomini (Injuries), che comprendono gli incidenti di traffico, ma anche la
violenza interpersonale e la guerra.
3.
i campi oggetto di
osservazione
Muovendo
dalla lettura dei dati internazionali, dalla ricerca e dalla pratica clinica
sono state indagate rispetto alla differenza di genere:
-
le patologie mentali (depressione e schizofrenia);
-
le patologie cardiovascolari;
-
le patologie gastroenterologiche;
-
le patologie da lavoro con uno specifico riferimento allo stress;
-
alcune patologie come il tumore al polmone e l'Aids, osservate
rispetto alla prevenzione;
-
alcuni fattori di rischio specifico come il lavoro familiare, e la
violenza sessuale. I dati dell'OMS[5]
in particolare indicano che in molti disturbi
psichici e fisici delle donne vi è una connessione con fatti di violenza subita. Nel nostro lavoro queste connessioni sono state
evidenziate soprattutto nell'ambito della patologia depressiva e
gastroenterologica. Inoltre in questo ambito ci si è soffermati a valutare le
risposte sanitarie inappropriate che tendono ad aggravare le condizioni di
salute delle donne.
La
scelta delle patologie da osservare dal punto di vista della differenza di
genere è stata guidata dal seguente criterio:
ognuna rappresenta una nuova emergenza per la salute della donna, emergenza che
non è appieno valutata e, come succede in tutte le patologie a carattere
"misto", che interessano cioè i
due generi, è sottovalutata rispetto alle questioni di salute che riguardano il
genere maschile.
Le
patologie discusse dal gruppo di lavoro mostrano una incidenza rilevante o in
ascesa tra le donne.
Non
tutte le patologie sono rappresentate in questo documento, e non tutte in tutti
gli aspetti.
Nell'ambito
delle patologie tumorali saranno discussi i principi della prevenzione. Una
specifica trattazione sarà rivolta alla "patologia dell'utero", perchè
in questo campo è stato recentemente messo in luce come le indicazioni di
trattamento "asportazione-conservazione" non siano messe relazione con
criteri diagnostici appropriati.
Il
documento non affronta il problema della (impropria) medicalizzazione delle
tappe biologiche della donna, che oggi trova nella menopausa, considerata come
una nuova patologia, il suo punto più alto.
Questi
temi potranno essere affrontati in ulteriori steps del lavoro del gruppo, ampliato
ad altre competenze ed esperienze.[6]
Nell'analisi
delle varie patologie sono stati considerati:
-
i percorsi diagnostico-terapeutici;
-
le procedure e le metodologie di approccio al problema della
prevenzione, al problema della ricerca dei dati (statistici ed epidemiologici),
dei fattori eziologici e di
rischio;
-
i problemi del trattamento farmacologico valutati sia in rapporto a
specifiche patologie (mentali e cardiovascolari), sia rispetto alle procedure
generali di formazione dei trials
clinici nella sperimentazione;
-
alcuni fattori di rischio specifici.
Le
patologie focalizzate nello studio che presentiamo intendono mostrare come
l'approccio di genere implichi una necessaria visione integrata della salute;
visione che permette di evidenziare sia le sopravvalutazioni sia le
sottovalutazioni di un fenomeno, cogliendo in modo puntuale la presenza di quei bias
di genere che ostacolano sia la pratica clinica che la ricerca.
[1]
Elvira Reale, che ha proposto il progetto, dirige a Napoli, nell'Azienda
Sanitaria, il Centro per la Salute Mentale
della Donna e svolge anche attività di ricerca in collaborazione con il
C.N.R.
[2]
dott. Terry Ballard, Istituto Superiore della Sanità; dott. Giuseppina
Boidi, USL Genova 3; prof. Adriana Ceci, Univeristà di Bari; dott. Laura
Corradi, Università della Calabria; prof. Irene Figà Talamanca, Università
di Roma; prof. Maria Grazia
Modena, Policlinico di Modena; prof. Daria Minucci, Università
di Padova; dott. Nadia Pallotta, Università di Roma; dott. Patrizia
Romito, Università di Trieste;
dott. Paola Vinay, cooperativa di Ricerche Statistiche e Sociali
"Prospecta".
[3]
All'epoca il Ministro era Laura Balbo.
[4]
Il Disease Burden
sviluppato dall’OMS e congiuntamente dalla Harvard University e
dalla World Bank, misura il carico complessivo di malattia combinato da un
lato con gli anni di vita potenzialmente in meno, con gli anni di vita
produttiva in meno rispetto alla disabilità prodotta dalla condizione di
patologia.
[5]Women's Health Development, Family and Reproductive Health (1996), Violence Against Women, in WHO Consultation, World Health Organization, Geneva.
[6] In particolare ci sembra opportuno lavorare ad un altro documento a carattere bio-etico che affronti, in una corretta ottica di genere e cioè comparando obiettivi, procedure e risultati negli uomini e nelle donne, il problema delle tappe biologiche sia maschili che femminili. Il problema dell'intervento medico sulle tappe biologiche ovvero sui processi di crescita e d'invecchiamento dovrà essere analizzato in maniera paritaria per le donne e gli uomini soprattutto dal punto di vista della appropriatezza dei risultati e del rapporto costi-benefici per la salute della persona.