PRESENTAZIONE
La
ricerca che la ASL Napoli 1 presenta
è stata finanziata, a seguito di un bando di concorso, dalla regione Campania*,
nell'ambito dei progetti di ricerca sanitaria finalizzata.
Essa
nasce dalla sfida che da alcuni anni i tecnici e gli operatori più avvertiti
hanno messo in campo: e cioè che la malattia mentale ed i disturbi psichici si
combattono prima e meglio sul terreno della prevenzione che non su quello della
cura.
Questa
sfida più complessivamente riguarda
tutto il mondo della sanità: essa mira a sviluppare, prima che si configuri la
necessità e l'urgenza di un trattamento sanitario, la conoscenza, all'interno
dell'ambiente di vita, dei fattori di rischio ma anche di quelli di protezione
che garantiscano e conservino più
a lungo e meglio lo stato di benessere dei cittadini e della popolazione.
Per
quanto riguarda la salute mentale, l'adolescenza è il luogo principale in cui
inizia un percorso di malattia: questa fascia di popolazione, a rischio
di disagio psichico, è aumentata negli ultimi tempi anche perchè si è
dilatata la condizione adolescenziale protraendosi nel tempo, oltre l'età
biologica. L'adolescenza protratta è oggi una condizione tipica dei giovani che
permangono più tempo in famiglia e più tardi raggiungono la loro autonomia.
Molti fattori concorrono a questo fenomeno: l'allungamento degli anni di vita da
un lato; dall'altro, la disponibilità delle famiglie, sempre meno numerose, a
mantenere i rapporti di dipendenza; le difficoltà di collocazione sul mercato
di nuova forza lavoro. L'epidemiologia ci dice che questa condizione è oggi un
terreno fertile per il disagio psichico giovanile: troveremo all'interno della
ricerca i dati sulla estensione del fenomeno; intanto ricordiamo che sia la
popolazione maschile che quella femminile ne è oggi più colpita.
Nella
lotta contro le malattie psichiche, la prevenzione dei disturbi nell'adolescenza
ha dunque un ruolo principale: la ricerca quindi si addentra nella esplorazione
della vita quotidiana per dare un significato di protezione o invece di rischio
a comportamenti, eventi, relazioni, percezioni.
La
ricerca riguarda la normale vita quotidiana: essa è protesa ad illuminare le
zone buie o grigie delle relazioni tra genitori e figli, tra adulti ed
adolescenti, tra gli stessi adolescenti. Vuole parlare ai diretti interessati,
adolescenti ed educatori, per segnalare ciò che è meglio fare, e ciò che è
meglio evitare nella routine di tutti i giorni.
Gli
educatori, i genitori potranno mettere a fuoco i loro orientamenti generali e
trovare un chiarimento ad alcune incertezze e indecisioni confrontando la loro
esperienza con i risultati che la ricerca presenta.
I
risultati mostrano una metodologia validata: l'analisi dei dati è stata
condotta, sia sul piano quantitativo - statistico che sul piano qualitativo,
supportata dal contributo del
Dipartimento di Psicologia dell'Università "La Sapienza" di
Roma e del Consiglio
Nazionale delle Ricerche, di cui per più di 15 anni il gruppo della ASL Napoli
1 è stato Unità Operativa.
Molte
le novità di questa ricerca:
-
l'impianto multifattoriale ed integrato. I fattori, che rappresentano con i loro
indicatori la vita quotidiana, sono illustrati in modo da rendere tangibile ed
evidente, anche ai non addetti ai lavori, le condizioni di rischio analizzate;
-
il confronto maschio - femmina, che illumina le diversità ma anche le omogeneità della vita degli adolescenti e delle
adolescenti, serve a sfatare miti sulla differenza sessuale, ma anche a
costruire sensati
profili di rischio diversi per intensità e qualità tra ragazzi e
ragazze;
-
la possibilità di passare dalla ricerca alla costruzione di una prevenzione che
indichi gli stili di vita e le risposte del contesto come concretamente
implicate sia nel processo di malattia che in quello di mantenimento dello stato
di salute.
Da
tante novità emerge anche un modo di pensare alla salute che non è solo
conclusa e compresa nel patrimonio genetico e nella relazione tra ormoni; non
vogliamo noi, istituzione sanitaria, togliere valore a tante ricerche che in
questo settore hanno ben meritato, ma vogliamo anche spezzare una lancia a
favore delle ricerche "con un altro tipo di microscopio" che
affrontano le sfide della salute sul terreno degli stili di vita e del
quotidiano; sentendoci di aderire in questo agli ultimi richiami sia della
Commissione Europea, in tema di ricerca sulla prevenzione, sia
dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Ed infine un ultimo richiamo al valore di una ricerca che analizza la
differenza di genere, anche questa non sul terreno tanto battuto della mera
biologia ("differenza sessuale"), ma bensì sul terreno dei modelli
culturali, dei pregiudizi e degli stereotipi e di tutto quanto si chiama storia
e rapporto di potere tra i sessi ("differenza di genere"): sul terreno
cioè di tutto ciò che crea ostacolo sia allo sviluppo sociale sia al
mantenimento dello stato di salute delle donne, che
è anche, e lo sottolineiamo con forza, lo stato di salute degli uomini
che di quelle donne sono "inevitabili" compagni di viaggio nella vita
quotidiana.
Oltre
a tutto ciò a noi preme sottolineare il valore aggiunto che si produce quando a
fare ricerca sono gli operatori dei Servizi sanitari, anche quando ciò si
realizza con il contributo dell'istituzione universitaria: si registra una
migliore capacità di entrare nei problemi sanitari e di avvicinarsi ai luoghi
concreti dove si produce la malattia. Per tanto riteniamo che questa come altre
ricerche sul campo possano essere
ulteriormente incentivate e che la Regione Campania debba proseguire sulla linea
di creare, nel campo della ricerca, intrecci tra Servizi sanitari
ed Istituzioni universitarie senza penalizzare quei Servizi che in questi
anni hanno portato avanti la ricerca a vantaggio della comunità.
Elvira Reale