CENTRO PREVENZIONE SALUTE MENTALE DONNA

 

 

 

AZIENDA  SANITARIA  LOCALE  NAPOLI 1

CENTRO  PREVENZIONE  SALUTE  MENTALE  DONNA

Resp.: Dott. Elvira REALE

 

 

 

PROGETTO

SALUTE A MISURA DI DONNA:

 ORGANIZZAZIONE  DI UNA TASK-FORCE

 

 

1.

BREVE RAPPORTO SULLA SALUTE DELLA DONNA

 

Attuali carenze nei sistemi di informazione sanitaria, 

nella ricerca e programmazione di settore

 

 

L'Italia non fornisce dati sanitari differenziati per genere.

-              Manca in Italia un input concreto alla organizzazione della raccolta dati sanitari differenziati per genere.

-              Manca in Italia la raccolta dati in ambito sanitario sulla violenza come causa delle cattive condizioni di salute delle donne. Molti dati sono occultati dal dato 'incidente domestico'.

-                Mancano in Italia regole sulla ricerca sanitaria che individuino  la necessità di un campionamento della popolazione che includa la differenza di genere.

La carenza di regole di tal genere penalizza le donne  soprattutto nella ricerca sulle cause e sui principali fattori di rischio connessi a patologie con alto impatto  tra la popolazione femminile.

Tale regola va comunque tenuta presente in ogni ambito della ricerca sperimentale sia a livello di cura che di prevenzione, ciò per evitare come abitualmente succede, che si inferiscano dati presunti come validi per le donne sulla base delle rilevazioni condotte in prevalenza sulla popolazione maschile.

 

-                Mancano in particolare nella sperimentazione dei farmaci regole che indirizzino ad un campionamento suddiviso per genere con elaborazione e raccolta dati differenziata.

L'esigenza di ciò è indicata da singoli ricercatori, ad esempio nel campo della psico-farmacologia, che nell'ambito della pratica o di ricerche cliniche rilevano  una diversa efficacia dei farmaci sulle donne e sugli uomini, e una maggiore gravosità degli effetti collaterali tra la popolazione femminile.

Conseguenza di questa carente metodologia adottata nella sperimentazione dei farmaci è la mancata presenza, nelle descrizioni delle caratteristiche dei farmaci racchiuse nelle confezioni adibite al commercio, di specifiche indicazioni sull'efficacia e sugli effetti collaterali in rapporto al sesso.   

 

                In questo campo (della sperimentazione farmacologica) si agisce in prevalenza nel modo seguente: il campione è in massima parte di sesso maschile (gli uomini si sottopongono più facilmente alla sperimentazione), vi è un numero inferiore di donne; i risultati positivi vengono letti sul campione intero senza differenziare a seconda dei sessi i soggetti responders o non responders ai principi attivi dei farmaci somministrati nella sperimentazione, o i  soggetti che hanno mostrato maggiori effetti collaterali. In definitiva quello che si viene a sapere riguarda la maggioranza del gruppo sperimentale: ma non si riesce a conoscere i comportamenti differenziali dei gruppi maschili e femminili.

           

Nel campo degli psicofarmaci, pur essendo le donne le maggiori consumatrici, le sperimentazioni dei farmaci non vengono fatte con un'ottica di differenziazione di genere; nella pratica clinica quello che si nota è che sono più le donne degli uomini ad avere maggiori effetti collaterali e minore rispondenza alla terapia (indici più bassi relativamente all'efficacia).

 

-              Manca un osservatorio su quanto si muove in tema di ricerche al femminile: ricerche cioè che sviluppino nuove frontiere nella prevenzione e nella terapia di determinate patologie, che sviluppino programmi di intervento per un miglioramento delle condizioni di salute complessiva delle donne.

-                Mancano stimoli appropriati per sviluppare ricerche sui fattori di rischio  tra la popolazione femminile,  là dove si individuino particolari condizioni di morbilità e mortalità tra le donne.

 

L'OMS ha segnalato alcune di queste carenze su cui cominciare a riflettere e sviluppare interventi. Nel rapporto sulla salute delle donne (1995, Highlights on Women's Health in Europe) l'OMS indica che alcuni paesi europei (tra cui anche l'Italia),  non sono stati in grado di fornire dati specifici sulla presenza delle donne nel panorama delle malattie e delle condizioni di salute della popolazione generale.

 

                E' chiaro che il primo intervento inizia proprio dall'avere dati a disposizione per cominciare a individuare i campi di maggiore rischio per le donne.

 

                Ma ciò non è sufficiente: è  necessario sviluppare settori e investire nella ricerca che ha come oggetto l'indagine sulle condizioni di salute e malattia delle donne mirando a individuare sia le patologie  più diffuse tra le donne sia i fattori di rischio  che hanno maggiore incidenza tra la popolazione femminile.

 

                Differenziare i dati non è sempre la prima operazione da fare; spesso i dati non sono facilmente individuabili: un esempio lo abbiamo nelle due patologie che interessano le donne, le malattie depressive e quelle cardiovascolari.

            Sono propri i pregiudizi di genere fertilissimi nell'ambito delle professioni della ricerca sanitaria a ipervalutare il rischio depressivo rispetto a quello cardio-vascolare. Conseguenza è che una volta su tre la diagnosi di ansia e depressione occulta e nasconde una patologia di tipo somatico e frequentemente una patologia coronarica.

            Sono poi gli interessi economici oltre  i pregiudizi di genere che fanno iper-sviluppare la ricerca farmacologica a scapito di altre ricerche su fattori di rischio diversi da quelli biologico/genetici.

 

Il campo della ricerca internazionale è oggi affidato a singole ricercatrici che sviluppano in modo volontaristico, e solo là dove si diano particolari condizioni di reale autonomia (autonomia nella impostazione di piani di ricerca, ad esempio), osservazioni sperimentali e indagini in campi di particolare interesse per la popolazione femminile. Una operazione preliminare comune a  queste ricercatrici consiste nello scoprire le concezioni "neutralistiche" che ostacolano la lettura dei dati sperimentali, occultati nella indifferenziazione del genere.

 

2.

PROPOSTA DI UNA TASK-FORCE

Obiettivo Salute a misura di donna

 

 

Obiettivi Generali

                Istituzione di una task-force, gruppo di lavoro, presso il Ministero delle Pari Opportunità con i seguenti compiti :

               

A.                individuare e mettere in atto strumenti operativi per modificare, là dove se ne renda necessario, le attuali prassi vigenti in campo sanitario (raccolta dati epidemiologici, piani di ricerca sanitaria finalizzata, indicazione protocolli diagnostici e terapeutici, linee guida, ecc.);

B.                individuare le istituzioni a livello centrale e periferico (Ministeri, Regioni, Comuni) con cui stabilire linee di cooperazione e di diffusione di nuove procedure e metodologie di ricerca ed intervento in campo sanitario;

C.            elaborare linee di indirizzo tecnico-scientifico per garantire nelle prassi operative sanitarie, nella ricerca, nella formazione lo sviluppo delle aree tematiche che riguardino il soggetto donna e la sua tutela nel campo della salute;

D.            entrare in un circuito di scambi internazionali per far crescere  attraverso l'informazione le competenze e le esperienze a livello nazionale