à Chi sono |
Hanno intorno ai 25 anni, hanno rapporti che le fanno star male, che razionalmente non condividono più ma da cui non riescono a distaccarsi. |
à Chi erano |
Adolescenti che hanno svolto una funzione di supporto alla madre in una relazione di coppia violenta o svalorizzante. Sono uscite dalla fase adolescenziale con una immagine di sè di potenza futura: "saprò fare quello che non è riuscito a mia madre, lo farò per lei e per me, il mio rapporto di coppia sarà diverso, avrò le cose che sono mancate a mia madre". Ed anche: "avrò un uomo diverso da come mio padre è stato con mia madre". Mancanza assoluta di cognizione della dinamica di coppia che sottostà alla relazione violenta ( fare tutto per l'altro e attendere gratificazione dall'altro).
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à L'inizio dei rapporti
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à L'isolamento |
Antefatto costante di questa vicenda è la gelosia dell'altro, la insicurezza di non essere "veramente amato" e quindi danno alla donna l'idea della sicurezza sul non abbandono: "se temono di essere abbandonati, non abbandoneranno". Ma il rapporto cambia: si dà molto ma non si riceve, anzi più si dà meno si riceve fino a quando il rapporto si inverte: l'altro comincia ad allontanarsi, comincia l'angoscia di perdere l'altro, e si fanno più pressanti le richieste di conferma del rapporto. A questo punto le donne diventano insicure dell'altro mentre l'altro diventa sicuro di sè e del possesso: si prende i suoi spazi, i suoi amici, lui che non voleva che lei frequentasse amici e amiche, prende per sè tutto.
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à La violenza psicologica |
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à Il disagio psichico |
la depressione, la demotivazione, la chiusura in casa e l'attesa di segnali positivi da parte dell'altro, il ripristino di rapporti di sicurezza adolescenziali (sempre e solo con la mamma) il tentato suicidio, ecc. |
Scheda
2 - Rosa e la psichiatrizzazione dell’abuso
à Arriva al nostro Centro |
E' in terapia con neurolettici e sedativi: dopo due mesi la situazione non è migliorata, continuano i comportamenti auto ed eterolesionistici. Viene da noi accompagnata dai familiari per una consulenza psicologica. |
à La denuncia ai genitori della violenza subita dal nonno |
La
sua rabbia consiste nel fatto che il nonno non è stato allontanato, ed in
particolare la madre continua a fare la figlia amorevole, e tutti in
famiglia non hanno mostrato solidarietà. Alla fine le sue reazioni sono
state portate all'attenzione dello psichiatra per le cure del caso. Lo
psichiatra, pur avendo Rosa raccontato i motivi della sua rabbia
(incontenibile), le ha dato una terapia farmacologica a base di
neurolettici. Ciò ha peggiorato la situazione perché Rosa voleva
giustizia e le è stato dato un farmaco per “dimenticare il problema”. |
à La storia del rapporto con il nonno |
Rosa
racconta il rapporto con il nonno iniziato non sa quando, rapporto che ha
coinvolto anche altre cuginette. Il nonno ha presentato questo rapporto
come una cosa bella, una risorsa. Le bambine non ne parlavano ma erano
fiere e contente di questo trattamento (inoltre c'era il piacere
sessuale). Non bisognava parlare per l'invidia degli altri. Il
nonno ha un rapporto preferenziale con Rosa: la riempie di complimenti e
la considera sua confidente. Rosa vive in una prigione sessuale dorata:
non ha amici ed amiche, sta molto in casa, e
l'unico piacere è quello sessuale. Successivamente dirà: "la mia vita fino ai 12 anni era uno schifo perchè stavo sempre da sola.” |
à Le prime infatuazioni e l'emergere della sensazione di "schifo" |
Cambia
anche l'atteggiamento del nonno che diviene più impositivo ed aggressivo:
per la prima volta iniziano
sensazioni di disgusto. Lo schifo si fa avanti e comincia a prevalere:
Rosa rifugge dalle occasioni di incontro. Solo
però a 15 anni la ripulsa diviene dominante e totale: conosce sulla
spiaggia un ragazzo di circa 30 anni con cui si aprirà e da cui ricaverà
il modello della "cosa da non fare e della violenza subita". Rosa
si riempie di odio e denuncia ai genitori l'accaduto. Intanto ha stabilito
un rapporto di stretta dipendenza con il giovane trentenne che non può
fare a meno di chiamare 5-6 volte al giorno. Nonostante
questo supporto cominciano tentativi di suicidio, pensieri di morte,
tentativi autolesionistici insieme a una forte rabbia
contro i genitori. |
à L'intervento del servizio prima fase |
Riconoscere
la violenza subita, darle solidarietà e vicariare i genitori nella azione
della denuncia a cui Rosa tiene molto: la condanna del nonno è per lei
importante perchè definisce lei come vittima (questa coscienza Rosa non
l'ha e la deve acquisire dall'esterno). Vuole il nonno in carcere per
quello che le ha fatto. Vuole che i genitori interrompano il rapporto.
Vuole essere creduta: la madre è scettica
dice "ma stava così poco col nonno, poi Rosa è una mente
fervida e fantasiosa". I
genitori sono convocati: non intendono sporgere denuncia per una serie di
considerazioni (nonno malato e vecchio che ha chiesto perdono, voci che
potrebbero danneggiare la ragazza, ecc.). Il
Servizio definisce la propria posizione di alleanza con la ragazza e
ribadisce la necessità sia
giuridica che psicologica di dare corso alla denuncia contro la violenza.
I genitori delegano al Servizio
l'azione. |
à Conclusione della prima fase dell' intervento |
Si
definisce la non validità del trattamento farmacologico che aveva
confermato percezioni di malattia ed anormalità nella ragazza e nei
parenti. Si definisce la necessità della denuncia attestando quindi , da
parte del Servizio il ruolo di vittima della ragazza, ruolo
convalidato da tanti elementi oggettivi (l'età e rispetto ad essa la
incapacità di formulare un giudizio etico; il ruolo affettivo ed
educativo del violentatore, il rapporto fiduciario, l'isolamento della
ragazza dal gruppo dei pari, ecc.). Questi
due interventi hanno come effetto immediato la cessazione degli
atteggiamenti aggressivi e autolesionistici. |
Scheda
3
à Arriva al nostro Centro su segnalazione di un Centro antiviolenza |
Giulia ha 20 anni, vive in un paese della periferia urbana, viene indirizzata al nostro Servizio dal Centro antiviolenza di un'altra città. A questo Centro si è rivolta la sorella che è molto preoccupata della situazione: Giulia ha minacciato il suicidio, voleva buttarsi giù dal balcone, è intervenuto il servizio di salute mentale di zona, ed ora i familiari sono indecisi se ricoverarla in ambiente psichiatrico o meno. |
à Il problema irrisolvibile di Giulia |
Questi sentimenti positivi sono vissuti con colpa: Giulia non li può provare. Essi sono infatti contrastati dall'altro legame forte che lei ha con la sorella, con cui ha condiviso un lungo periodo della sua adolescenza.
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à La storia dello stupro |
Giulia è andata a 15 anni a risiedere in Germania, dove si trovavano i due fratelli. I due fratelli vivevano more uxorio. Per alcuni anni Giulia, la più piccola dei tre, vive in questa situazione familiare, considerandoli come genitori. Questo legame si incrina quando il fratello si innamora di un'altra donna e lascia la sorella: la sorella sta malissimo vive drammaticamente l'abbandono e Giulia per un pò supporta la sorella, che intanto torna in Italia. Il fratello nel giudizio della sorella è "lo stupratore" e lei è la vittima dello stupro: come potrà Giulia mettere d'accordo i suoi sentimenti positivi con questa immagine negativa trasmessale dalla sorella, a cui sente di dovere fedeltà? |
à L'intervento del Servizio: non si è trattato forse di una relazione incestuosa? |
Si ricostruisce sotto questa luce la relazione dei due fratelli; prende forma anche la situazione della sorella che ha creato un profondo malessere in Giulia; malessere che può essere superato lavorando sulle capacità di autonomia di Giulia dalla sorella e dal ruolo di testimone assegnatole, e sulla possibilità di far fluire liberamente sentimenti ed opinioni nei confronti del fratello. |
Scheda 4
è Arrivo al Centro |
E' depressa, piange, non ha più desideri, nè progetti, è accompagnata dalla sorella, che veicola la richiesta di aiuto
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è Evento scatenante |
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è Contesto della violenza |
Tra coetanei, un corso residenziale, un clima cameratesco di fiducia e parità. La sera dopo cena, al rientro nelle camere tre colleghi di corso la accompagnano alla camera, entrano nella stanza e la trascinano sul letto. |
è la reazione di Maria |
Maria è stupita: non se l'aspettava, stenta a capire cosa stia avvenendo; non grida, è bloccata, cerca solo di protestare. La tengono ferma, dirà poi che non ha gridato perchè al suo piano in quel momento non c'erano altri. |
è il
vissuto di Maria |
negazione della violenza: non è possibile, sono i miei amici; e così si adatta alla situazione facendo una fantasia di rapporto sessuale non imposto. |
è la mattina dopo |
le scuse: tornano i compagni di prima; la percezione di normalità non l'aiuta ad identificare se stessa come aggredita e vittima
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è Il ritorno a casa |
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è l'intervento del Centro |
Riconoscere la violenza: il comportamento di Maria è comprensibile data la situazione di paura: la fantasia è l'estremo tentativo di non vivere la violenza e di trasformarla nel suo contrario. Ma tutto ciò ( la cena, il cameratismo, il piacere di condividere il corso con i colleghi, la fantasia, il non aver gridato) non cambia di una virgola la realtà della violenza e la sua posizione di vittima. Prendere le distanze dal contesto (il fidanzato) che non ha solidarizzato, ricercare altri tipi di rapporto più gratificanti ristrutturando il progetto affettivo. |
Scheda 5 - Il caso di Anna: quando la violenza modifica un equilibrio
Chi |
un collega giovane |
Perchè |
provocazione psicologica perchè Anna non gli dà attenzione e lo contrasta nei consigli di classe |
Cosa |
ristabilire i ruoli con la donna sotto che subisca e sia sottomessa |
Come |
violenza verbale e fisica, tentata violenza sessuale |
è Il fatto |
Una sera al termine delle lezioni scolastiche l'uomo aggredisce Anna con epiteti della sessualità triviale, la minaccia, la strattona, tenta di farle violenza e a stento Anna riesce a sottrarsi. Anna si reca a denunciare subito dopo il fatto.
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è La reazione del contesto: colleghi e preside |
nessuna solidarietà: mettere tutto a tacere; Anna "se l'è cercata" con il suo atteggiamento provocatorio. La preside sconsiglia Anna di fare ulteriori passi. Anna recede dal suo proposito e comincia a stare male. |
è Arriva al Centro |
non riesce a uscire da uno stato di solitudine ed angoscia in cui è piombata. Si considera consapevole della violenza subita e non attribuisce a sè la responsabilità dell'accaduto, ma non sa spiegarsi perché sta male: piange spesso in maniera immotivata, è sempre stanca, non riesce a dormire né a riposare. |
è Intervento del Centro |
Aprire la discussione sulle conseguenze della violenza subita, ed in questo caso anche della denuncia, collegandole al suo quotidiano. |
è Luce sulle conseguenze |
Modifica della situazione del contesto: riduzione di appoggi e della solidarietà esterna. |
è Il retroscena della violenza |
Il contesto lavorativo era l'unico punto di solidarietà e condivisione di carichi anche familiari. Il marito non partecipa alla divisione dei carichi. Fa tutto Anna perchè è previsto che ce la faccia: il suo progetto era vincere sul piano della doppia realizzazione (madre e lavoratrice) e lei non chiederebbe mai aiuto per paura di dover ammettere che il suo progetto è stato irrealistico o lei non capace. Anna quindi si sente fallita sul piano lavorativo e familiare e va in depressione. L’anno precedente la violenza a scuola, si è realizzato un aggravio del lavoro familiare con la nascita di un figlio, il marito non ha dato aiuti, ha dovuto chiudere alcuni spazi personali ed i colleghi, "quelli che ora le hanno girato la faccia", sono stati l'unico aiuto e supporto. |
è Risultati dell'intervento |
Anna riesce a ridurre la pressione familiare (condivide ora con il marito il carico senza sentirsi incapace) e a riprendere alcuni spazi di socialità alternativi al lavoro. Prosegue quindi l'azione di denuncia interrotta all'interno della scuola. Ritrova la solidarietà dei colleghi di fronte al nuovo atteggiamento di sicurezza e chiarezza dei propri diritti. Supera il malessere e la depressione. |
Scheda
6 - Lucia e la violenza rimossa
è La violenza rimossa |
Nell'estate
dei 18 anni rientra a casa più tardi da una festa, non rientra con
l'amica, come di consueto e come pattuito con i genitori: compie una
deroga perchè alla festa vi è un ragazzo che le piace. Un
conoscente estivo, tra l'altro un corteggiatore respinto, con altri due
(di cui un adulto), la prende con la forza in auto e la stupra. Torna
a casa si lava... e dimentica.
La vicenda è presente solo negli incubi notturni che continua a
fare per anni |
è La violenza rimossa apre la strada ad un marito violento |
15
anni di relazione con il marito: una relazione voluta
da lei, il matrimonio programmato, la vita di coppia improntata al totale servizio dell'altro. Una sorta
di riparazione per quanto
accaduto. Di fronte alla disponibilità e alla totale mancanza di reazione
il marito osa tutto: maltrattamenti
psicologici e fisici, mancanza di aiuto e solidarietà in ogni situazione
di vita, svalorizzazione e critica, imposizione
decisionale. |
è La coscienza della violenza |
Entra
nella sua vita un altro uomo: con cui ha un rapporto emotivo mai avuto con
il marito. Si palesa in questa occasione il ricordo della violenza: una
forte emozione rinvia ad un'altra forte emozione. Esplode l'angoscia per
il presente ed il passato tutto in una volta.
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è l'intervento del servizio |
Riconoscere
la violenza del marito: nella svalorizzazione, nella mancanza di
solidarietà, nel lasciarle tutto il carico familiare, nel deriderla
davanti al figlio, nel non rivolgerle la parola, nell'esser servito, ecc. Concretizzare
l'angoscia attuale nella cosa che più le provoca disagio e trasformarla
in un "non voglio". |
è Lucia va via per
le vacanze |
Il
marito cambia: prima non la vedeva, ora la cerca. Lucia
è compiaciuta delle attenzioni del marito, ma ecco che viene fuori l'arma
della gravidanza. Il
marito le dichiara: "ti ho messa incinta". Lucia accetta la
gravidanza che si innesta sul suo desiderio personale di un figlio. |
è la richiesta al marito di cominciare un nuovo rapporto |
Lucia
chiede di nuovo solidarietà al marito e di ricominciare un rapporto
nuovo: ma il marito riprende le ostilità. La
fine del sogno di cambiamento e la ripresa delle ostilità: svalutazioni,
inattenzione, minacce e ricatti. Lucia
sta sviluppando con il sostegno del Centro una strategia di costruzione
dell'autonomia (ricerca casa, consolidamento dell'attività lavorativa,
ricerca delle alleanze e dei supporti, elaborazione personale del vissuto
di angoscia per la separazione). |
è l'attuale epilogo della storia |
Lucia,
si prende cura di sè della sua gravidanza,
del suo lavoro, cerca sostegni fuori dove è stimata: sente
alleggerirsi la morsa del bisogno del marito, non lo vive più come unico
riferimento della sua vita, e riduce le sue "cure" verso di lui;
parla di separazione ed inizia un iter legale. L'autonomia
di lei il non dar conto di lui e non esprimere più il bisogno della sua
attenzione per darsi e ricevere valore, determina un cambiamento nel
partner: modifica il suo atteggiamento la tratta come "persona". Maria
struttura una comprensione importante che solo
se non ha bisogno di appoggiarsi all'altro è riconosciuta come
persona con i suoi bisogni, e conclude il percorso di uscita dal malessere
e dalla depressione dicendo: "non c'è mai stato un rapporto tra due persone, non ci siamo mai
conosciuti chiusi dentro i nostri ruoli della serva e del padrone; e così
per la prima volta ci guardiamo e forse dopo tutto, dopo 12 anni, potremo
anche scegliere liberamente
di stare insieme". |