CENTRO PREVENZIONE SALUTE MENTALE DONNA

Responsabile: dr. Elvira Reale

 

 

 

 

C N R - PROGETTO FINALIZZATO 

"PREVENZIONE E CONTROLLO DEI FATTORI DI MALATTIA" 

SOTTOPROGETTO "STRESS" 

 

UNITA' OPERATIVA USL 39 NAPOLI

Resp.: dr. E. Reale

 

 

 

STRESS E CONDIZIONE FEMMINILE: AMPLIAMENTO DEL CAMPO DI RICERCA 

 

di Elvira Reale e Vittoria Sardelli

 

 

Introduzione

 

Le analisi raccolte in questo studio rappresentano una serie di riflessioni ed ipotesi che attengono al rapporto tra stress e condizione femminile. Alcune di queste riflessioni costituiscono il punto di arrivo  del lavoro di ricerca che la nostra unità operativa ha svolto negli ultimi dieci anni nell'ambito di più progetti finalizzati e che ha avuto come oggetto il disagio femminile e l'intervento nei servizi di salute mentale. [i]

Il lavoro finora svolto ha messo in evidenza - sulla scorta anche di dati raccolti a livello internazionale la stretta relazione tra le condizioni di vita delle donne, centrate sull'esercizio del ruolo materno, e le condizioni di malattia[ii]. La vita quotidiana femminile é caratterizzata da "eventi" di particolare valore oppressivo (richieste del contesto di sovraccarico di lavoro e responsabilità, in funzione del benessere altrui e con scarsa rappresentatività del benessere personale) che costituiscono fattori di  innesco dell'iter psichiatrico. Su questo terreno dell'analisi delle condizioni vita , caratterizzate da ampi sovraccarichi di lavoro e scarsi riconoscimenti socio-familiari, prende 1'avvio la ricerca attuale.

 

            1.         Sul piano metodologico il nostro lavoro affronta il problema di coniugare le ricerche sullo stress di tipo psico-sociale, con i dati e le ricerche che riguardano la maggiore morbilità delle donne, collegata a condizioni di vita generalmente considerate più scadenti di quelle maschili. Lo sviluppo di questo indirizzo - analisi delle condizioni di vita delle donne - comporta una serie di modifiche ed ampliamenti di ricerca che sinteticamente riassumiamo:

a.       la rivisitazione del concetto di evento stressante;

b.      la ridefinizione del significato dei "cambiamenti" all'interno delle tappe di vita della donna;

c.       l'inserimento dell'analisi dei modelli di ruolo nella valutazione dell'evento e degli stili di risposta;

d.      l'inserimento del problema della valutazione personali (analisi del livello di autostima); delle capacità e risorse

e.       l'individuazione dei precursori del break-down in alcune situazioni tipiche della vita quotidiana femminile.

Le riflessioni sviluppate che si giovano anche dell'ausilio di schemi riassuntivi presentati in appendice fanno parte della ricerca : "Le condizioni di stress nella vita quotidiana femminile: analisi delle risposte patologiche" svolta nell'ambito del Progetto Finalizzato "Prevenzione e controllo dei fattori di malattia" di cui il nostro Servizio di salute mentale per le donne - é unità operativa. Esse costituiscono le ipotesi di impianto della ricerca e si fondano su un lavoro - di rielaborazione di concetti e metodologie - necessario alla messa a punto di un campo di indagine in grado di visualizzare e comprendere il fenomeno dello stress nel quotidiano femminile.

Il lavoro prende l'avvio dalle analisi svolte sull'utenza del Servizio di salute mentale per la donna della USL 39 di Napoli, si tratta di circa 2000 utenti seguite negli anni 1981-91 [iii]. Queste analisi ci hanno condotto alla rappresentazione della malattia come iter che si costruisce - percorso di ammalamento- attraverso determinate tappe di vita a rischio (adolescenza, maternità, menopausa), nella particolare relazione donna/contesto socio-familiare. La relazione è caratterizzata da una dinamica domanda-risposta in cui la domanda é costituita  da una richiesta di sovraccarico avanzata dal contesto in nome dei modelli di ruolo , e la risposta della donna da una accettazione del compito sostenuta   da sensi di incapacità ed inadeguatezza spesso indotti dal contesto stesso.

Questo percorso, che conduce la donna attraverso le richieste di ruolo alla malattia, ha il suo punto chiave in una fase - da noi chiamata della insostenibità - in cui si evidenze il passaggio da una percezione soggettiva di normalità  ad un'altra di patologia. Questo punto limite (schema 1) é caratterizzato da alcuni elementi tra cui la sensazione di stanchezza fisica e psicologica (demotivazione).

La sensazione di stanchezza assume il carattere di primo sintomo e su di essa si innesta la lettura ed il percorso medico-psichiatrico. Nelle storie delle nostre pazienti, la svolta verso una concezione patologica del proprio disagio inizia con la lettura spesso inappropriata della sensazione di stanchezza. Essa infatti é difficilmente giustificata    - messa in relazione  con un carico di lavoro concreto - sia dalla donna che dal suo contesto.

La  lettura più diffusa   considerata anche come legittima, propone l'immagine di  una persona portatrice di un disturbo da curare. Questa interpretazione ostacola  fortemente la donna nell'assunzione di un atteggiamento di modifica nei confronti delle proprie condizioni di vita.

Ciò che si è quindi evidenziato è la  mancanza di un punto di vista alternativo capace di orientare la donna ad una lettura diversa del suo disagio quotidiano.

Sempre dall'analisi di questo percorso, che si snoda in varie fasi nell'ambito   della storia quotidiana, si sono individuate e precisate le condizioni di  rischio per la donna definendole in sette fattori (schema 2) .[iv]

Condizione o fattore principale é il carico di lavoro e di responsabilità determinato  da richieste del contesto riguardanti l'attuazione di compiti diretti al soddisfacimento dei bisogni altrui (richieste di attività di "cura").

Secondo  fattore, immediatamente connesso con l'assunzione del carico, è la forzosa  riduzione degli interessi e degli spazi personali.

Fattore numero tre é la  mancanza di gruppi, o persone alleate   con punti di vista favorevoli a quelli del soggetto ed eventualmente in antitesi a quelli del contesto familiare.

Questa assenza di punti di vista alleati con il soggetto é infatti responsabile dell'accettazione della richiesta di sovraccarico, anche se percepita soggettivamente onerosa, nonché della mancanza di ricerca di una risposta alternativa.

Come fattori quattro e cinque sono stati individuati i giudizi svalutativi del contesto - successivamente fatti propri dalla persona - sulle capacità personali.

Una volta messe in dubbio le capacità personali, il compito cui si é stati sottoposti viene considerato non più oggettivamente sovraccaricante, ma solo soggettivamente impraticabile: la persona allora comincia a sentirsi incapace e poi tale incapacità ad una qualche patologia.

Il fattore sei si riferisce alla riduzione progressiva di un progetto personale, che nella imminenza della malattia, diviene chiusura e fallimento del progetto complessivo di vita messo in piedi già nella fase adolescenziale.

I malesseri fisici (fattore sette) infine, interpretati come segnali di un corpo che non funziona più come dovrebbe, segnano l'avvio nel circuito medico-psichiatrico.

 

2.         Dalle riflessioni sulla stanchezza e dalle valutazioni sui rischi connessi ad un sovraccarico di lavoro e responsabilità, che per la donna è presente nell'assunzione del ruolo di madre e di lavoratrice, prende l'avvio il progetto di ricerca sulle condizioni di stress.

Esso vuole - come già si é detto - ridefinire e rivedere teorie e metodi di indagine della ricerca attuale disagi con l'obiettivo di raggiungere una migliore comprensione di quei  disagi femminili nascosti sotto improprie etichette psichiatriche.

Il nostro progetto riparte quindi da quegli studi che, in campo internazionale, hanno collegato lo stress alla categoria di genere. Questi studi verità scarsi e aprono molti interrogativi di metodo e di contenuto, infatti tendono a riproporre senza variazioni metodologiche significative un modello di analisi - centrato sul lavoro, produttivo (extrafamiliare) che si riferisce e rappresenta maggiormente la condizione della quotidianità maschile.

 

Si é cosi sviluppata una critica, da parte dei ricercatori/trici, sulla parzialità dei parametri valutativi dello stress: i consueti strumenti di indagine sembrano avere maggiore validità nell'analisi delle condizioni  di vita maschili che non di quelle femminili. Tra i lavori hanno messo a punto questo tipo di critica ve ne sono alcuni che individuano una scarsa correlazione tra le tipologie comportamentali (Tipo A) , considerate più a rischio per le patologie vascolari,  e il genere femminile. Altre ricerche segnalano che la correlazione tra comportamento di tipo A e determinate patologie é maggiormente significativa se riferita al ruolo tradizionale maschile ma meno significativa se riferita al ruolo tradizionale femminile. Queste analisi individuano un limite importante della ricerca costituito dall'aver tralasciato come campo d'indagine il lavoro familiare. Altre ricerche sviluppano un confronto tra la situazione di uomini e donne impegnati nel medesimo lavoro manageriale. In questo ambito di studio si rileva che i profili di vulnerabilità allo stress degli uomini e delle donne manager ,aventi la maggiore probabilità di presentare sintomi di stress, sono  molto dissimili tra loro.

 

Infine alcuni contributi si indirizzano allo sviluppo di nuove aree di indagine che costituiscono per la nostra ricerca un riscontro interessante. Questi contributi sottolineano come la ricerca futura debba rivolgersi alle situazioni psicologiche che concernono l'impiego (lavoro svolto per scelta o per necessità); alla quantità di esposizione allo stress (lavoro continuo o meno); inoltre a tutta l'area della sovrapposizione tra il lavoro familiare e quello extrafamiliare [v].

 

Gli studi che guardano alla differenza di genere sul versante della malattia mentale e della psichiatria sono più numerosi. Questi studi a carattere epidemiologico indicano una diversità di incidenza di alcune forme in rapporto al sesso: tra gli uomini sono più frequenti le schizofrenie e le psicosi organiche ; tra le donne le depressioni e le psicosi affettive.

 

Questa diversità di espressione del disagio psichico è comunemente fatta risalire a condizioni di vita diverse radicate nell'esercizio dei ruoli sessuali: la donna più emotiva e legata ad eventi che riguardano la vita affettiva; l'uomo più razionale e diretto ad obiettivi radicati nel campo sociale e produttivo.

 

Queste correlazioni tra genere, eventi di vita, tipologie caratteriali, hanno poi interpretazioni molto diverse tra loro: per alcuni si tratta di differenze radicate nella natura biologica dei due sessi; per altri si tratta di differenze storiche e culturali.

 

Negli studi attuali su ambedue i generi mancano ipotesi attendibili che indirizzino la ricerca verso l'individuazione dei percorsi alternativi della risposta di stress: mancano dati e riflessioni sul come e perché si giunga, a partire da uno stimolo stressante, ad una risposta patologica di tipo fisico  o alternativamente di tipo psichico (schema 3).

 

Nel rapporto tra stress e malattia mentale abbiamo dato  poi particolare attenzione alla depressione individuata come la più frequente e quindi anche la più specifica forma di patologia psichica che accomuna le donne, accompagnandole nella loro vita quotidiana (schema 4).

 

La risposta di stress indica un'attività, una reazione all'ambiente; la risposta depressiva si caratterizza come rinuncia ad ogni reazione: essa é sostenuta da un vissuto di incapacità ed impotenza. Si deduce infatti, dall'esperienza e dalla letteratura clinica, la rappresentazione della depressione come non-risposta, azzeramento dell'attività, in contrasto con la risposta di stress che ha caratteristiche diverse. La questione importante è come interpretare questa diversità. Dal nostro punto di vista sono possibili due chiavi interpretativi: l'una pone la depressione - oppure determinate risposte passivizzanti - sul terreno della patologia, precludendosi così la possibilità di un intervento sulle condizioni che hanno portato a quella determinata risposta di "inermità"; l'altra, se considera la risposta depressiva come fase di esaurimento nel corso di una risposta di stress, potrà consentire - senza giungere ad una patologizzazione - un riconoscimento e quindi una modifica tempestiva delle condizioni esterne.

 

Questa seconda interpretazione guida il nostro lavoro di ricerca: le sensazioni di stanchezza, sfiducia, passività sono il comune denominatore su cui si fondano i percorsi verso la malattia psichica. Una riflessione su stress e depressione, che non consideri i due ambiti come incomunicabili e ontologicamente differenziati, può essere correttamente utilizzata per una reinterpretazione di molte patologie psichiche di origini oscure e per una ricerca delle cause più strettamente collegata agli stressors della vita quotidiana.

 

Lo stress diviene così, in questa seconda lettura, una chiave interpretativa importante rivolta ad arginare il passaggio di molti disagi dal terreno delle difficoltà della vita quotidiana al terreno della patologia. Da queste analisi,derivate dal confronto con gli studi sullo stress, depressione e differenza di genere, si definisce e si precisa il nostro percorso di ricerca che -a partire dal suo oggetto- ha necessità di ristrutturare obiettivi, metodi e campi di indagine ( schema 5).

In particolare sottolineiamo l'importanza dell'apertura dell'indagine al campo delle attività familiari comprese nel concetto di "lavoro per la cura".

 

L'inserimento di questo campo deve anche poter modificare criteri e metodi generalmente impiegati in ogni ricerca sullo stress. Ciò che sì propone infatti è la codifica di ogni situazione di stress in base alla valutazione complessiva dell'attività di una persona, intendendo per attività complessiva la somma del lavoro esterno alla casa (comprensivo delle attività per il mercato) e di quello interno casa (comprensivo del lavoro per la cura). Così, ad esempio, una indagine sulle condizioni di stress nell'ambito del lavoro esterno (fabbrica, azienda, ecc.), dovrà necessariamente considerare anche il carico di lavoro familiare che grava su una determinata persona (uomo o donna) valutandolo come lavoro in più (fattore di sovraccarico) o in meno (fattore di sottocarico).

 

I nostri obiettivi sono quindi: un ampliamento del contesto metodologico della ricerca per poter rappresentare nella categoria dello stress anche aspetti importanti della vita quotidiana femminile che oggi ne sono esclusi; una modifica dei criteri generali della ricerca, che oggi si presentano come neutri, rispetto al sesso, in modo da poter operare i confronti necessari tra le varie situazioni di stress, che gravano in modo differenziato, rispetto a quantità e qualità, sugli uomini e sulle donne.

 

3.             Definiti in via generale i criteri e i metodi della ricerca, il lavoro prosegue con una ridefinizione dei concetti chiave implicati nelle situazioni di stress.

Prima di giungere alle nostre valutazioni, rivediamo in sintesi le definizioni attuali che si riferiscono allo stress fisiologico, psicologico e sociale. Secondo Selye (stress fisiologico) lo stress è una risposta dell'organismo ad ogni richiesta operata su di esso. Esso è prodotto da un'ampia gamma di stimoli denominati stressors.

La situazione di stress si sviluppa in 3 fasi: allarme, resistenza, esaurimento. Lo stress non é una condizione patologica dell'organismo: esso produce patologia quando lo stressor é di particolare intensità  e dura per periodi sufficientemente lunghi; ciò avviene quando la strada di superamento della situazione è impedita.

Per Lazarus (stress psicologico) la risposta di stress è mediata costantemente da una eccitazione emozionale: questa risposta é attivata solo dalla valutazione cognitiva del significato dello stimolo.

Sul versante sociale si colloca  la teoria degli eventi di vita di particolare grado ed intensità che producono cambiamenti significativi (perdite economiche, perdite affettive, abbandoni, cambiamenti di ambiente,ecc.).

 

Nella nostra ricerca ( schema 6) lo stimolo é considerato come un evento che introduce un cambiamento nel normale corso della vita quotidiana. L'indagine non é diretta all'enucleazione di particolari eventi di vita; l'attenzione si focalizza sul normale corso della quotidianità e di cambiamenti minimali che riguardano la modifica qualitativa e/o quantitativa del anche carico di lavoro complessivo di una persona.

Lo stimolo con il suo contenuto di cambiamento si manifesta attraverso una richiesta auto o eterofondata di farsi carico di un determinato compito/problema.

 

La risposta come reazione emozionale/comportamentale di  confronto con lo stimolo, é subordinata alla valutazione dello stimolo e delle risorse  in possesso del soggetto.

La valutazione dello stimolo ruota intorno al suo carattere di necessità/doverosità, sia se questo carattere trova il suo fondamento in un progetto/interesse del soggetto, sia se esso é fondato su un interesse del contesto.

 

La valutazione delle risorse mira a definire il carattere di possibilità della risposta: ho io gli strumenti necessari e adeguati per fronteggiare questo evento? Da questi due tipi di valutazione complessiva dell'evento e delle risorse discende il meccanismo dell'attivazione della risposta stress.

Le risposte conseguenti si esprimono secondo due polarità: piacere/ dispiacere e fronteggiamento/evitamento.

La risposta patologica potrà darsi nel corso di una risposta di stress, ogni volta che alle valutazioni dell'evento e delle risorse non corrisponde un vissuto emotivo ed un comportamento adeguato. La risposta patologica potrà allora verificarsi quando la persona non attiva una risposta in sintonia con il proprio interesse personale e con il proprio vissuto emotivo (messo in evidenza dall'attività valutativa); oppure quando si frappongono ostacoli esterni al raggiungimento di un obiettivo valutato come consono ai propri interessi e vissuti emotivi.

 

Definiti in termini generali gli elementi che concorrono a individuare una risposta di stress; occorre ora mettere in evidenza le modalità ed i percorsi soggettivi che inducono una persona a dare determinate risposte a determinati eventi.

Questa analisi è finalizzata all'elaborazione di uno strumento investigativo capace di cogliere le modalità di risposta che conducono ad un successo o ad un fallimento. La nostra ricerca non tende infatti a differenziare tipologie di individui - più o meno dotati, più o meno capaci- ma tende ad enucleare percorsi stimolo-risposta differenziati.

 

Il percorso di una risposta di stress tocca i seguenti punti: la giusta o meno, collocazione dell'evento in termini di gravosità, attribuzione di responsabilità, direzione del compito (per sé o per altri), doverosità/necessità della risposta; la messa in campo di strumenti e risorse ed una loro valutazione di sufficienza/insufficienza, adeguatezza/inadeguatezza; la disponibilità di tempi e la loro valutazione; l'analisi delle capacità di resistenza personale adeguate allo sforzo richiesto/valutato.

 

Questo insieme di criteri di valutazione degli elementi che compongono una situazione di stress indirizzano una persona nell'affrontare un determinato evento/carico. La nostra ricerca prevede quindi l'analisi dettagliata del percorso della risposta di stress individuando quattro campi di indagine: stimolo, risorse, tempi e resistenza (schema 7).

 

Lo stimolo costituisce l'elemento esterno attivatore della risposta di stress; esso - come già detto - é rappresentato da un cambiamento nel carico di lavoro complessivo di una persona all'interno del quotidiano.

Lo stimolo attiva la risposta non solo perché é foriero di un cambiamento ma perché tale cambiamento assume rilevanza e significato nel contesto di vita della persona.

Danno significato all'evento le valutazioni circa: l'attribuzione di competenza e responsabilità dell'evento (chi riguarda, a chi compete il livello di responsabilità; livello  di   autonomia organizzativo/decisionale; grado dei riconoscimenti esterni ); l'attribuzione di interesse e direzione (a chi giova, altri); la valutazione del peso (tipo del   carico: materiale, affettivo, intellettivo).

Come valutazione conclusiva rispetto alle altre vi è la definizione della necessità/doverosità (il dovere di farsi carico di un compito). Ciascuna di queste valutazioni, con il suo   significato   positivo/vantaggioso o negativo/svantaggioso per il soggetto, è   condizionata   da: pressioni e valutazioni del contesto, modelli di ruolo, progetti ed obiettivi personali e/o altrui.

 

Le risorse ed i tempi costituiscono il bagaglio di strumenti e mezzi che il soggetto mette in campo per affrontare la situazione di stress; la loro  valutazione di adeguatezza o meno definisce la possibilità attuativa  della  risposta (sono o non sono in grado di affrontare la situazione; posso procedere ad una risposta efficace).

Le risorse sono valutate in relazione al loro effettivo possesso, o alla possibilità di concreta attingerle altrove;   in relazione  anche  alla loro piena disponibilità che permetta al soggetto operazioni di scambio  e trasferimento.

Le valutazioni circa il tempo riguardano la disponibilità   effettiva del proprio tempo con la possibilità di dilatarlo o concentrarlo   in rapporto a tempi impiegati in altri campi del quotidiano e in rapporto  all'atteggiamento del contesto (consenso/dissenso).

Le valutazioni  sulle   risorse e sui tempi personali rimandano al concetto di attività quotidiana  complessiva come lavoro. Il lavoro quindi nella sua accezione generale di "applicazione di energia umana per il conseguimento di un fine", ricomprende  ogni attività: da quella produttiva/economica a quella riproduttiva/familiare. Soltanto se   nella ricerca sullo stress entra il lavoro sotto questo  significato potranno essere valutate differenze di risorse e tempi personali   in base a criteri di concentrazione, spostamento, sottrazione, delega e scambio.

Una valutazione secondo questi criteri di estensibilità delle risorse e dei  tempi permette di differenziare le risposte che possono arrivare a buon fine  da quelle destinate al fallimento, senza dover ricorrere per altro a tipologie fondate essenzialmente su presunte diversità biologiche tra individui.

 

Nel campo della resistenza è analizzato lo sforzo che la persona impiega e sente di dover applicare al conseguimento dell'obiettivo, la valutazione  che si fa dello sforzo e la conoscenza che la persona ed il contesto hanno  dei limiti di questo sforzo e dei   segnali di affaticamento.

La conoscenza dei segnali di affaticamento è indispensabile per fermare una qualsiasi azione/ risposta prima che avvenga un crollo fisico o psichico, e per potersi mettere nella prospettiva di un cambiamento di strategia. Non sempre vi è una conoscenza adeguata: nella vita quotidiana femminile accade spesso che le attività di cura non siano considerate lavoro e pertanto non siano considerate come aventi un peso. Manca in generale un modello della fatica che riguardi il lavoro familiare: per questo motivo é difficile che la singola donna lo possa riconoscere come causa di stress.

Di fronte quindi alla stanchezza valutata come  immotivata - in quanto non sostenuta da un modello socialmente riconosciuto- la donna interrompe la propria attività attribuendone però la responsabilità "ad un corpo c/o ad una mente che non funzionano".

In sintesi, la risposta di stress è determinata dall'insieme di queste valuta zioni: alcune delle quali si collocano al livello di analisi  dello stimolo e definiscono il tipo di motivazione soggettiva:  il perché dell'attivazione della risposta di stress; altre riguardano l'analisi degli strumenti e dei mezzi di fronteggiamento dello stimolo e definiscono il come della risposta, ovvero le sue possibilità attuative.

 

4.         Le valutazioni che investono i campi implicati nella risposta di stress (stimolo, risorse, tempi, resistenza) guidano la risposta individuale e determinano una serie di possibili percorsi.

Alcuni di questi percorsi hanno una possibilità massima di condurre la risposta a buon fine, altri una possibilità minima. Il percorso con maggiori possibilità di riuscita ha le seguenti caratteristiche (schema 8).

A livello dello stimolo

    La situazione ottimale prevede una valutazione complessiva di necessità/doverosità della risposta in sintonia con il proprio vissuto ed interesse personale; questa valutazione deve trovare il sostegno e l'appoggio del contesto o di parte di esso.

Questa valutazione comporta anche una giusta attribuzione di  responsabilità dell'evento alla persona che dà la risposta; un reale inserimento dell'evento/stimolo nel campo dei progetti ed obiettivi personali, un'adeguata attribuzione di peso all'evento stesso in relazione all'economia della propria vita con un'articolata previsione di costi-benefici (analisi dettagliata della composizione del carico di lavoro sottostante l'evento);ed infine un'assenza di conflitto o un conflitto risolto con il contesto e le sue espressioni sulla valutazione data.

A livello di risorse

    La risposta si mette in moto sempre quando vi è una percezione positiva/adeguata/sufficiente delle proprie risorse e capacità rispetto all'evento e al carico.

Perché la praticabilità della risposta sia effettiva, perché cioè la percezione soggettiva abbia della un fondamento oggettivo, le risorse del soggetto devono essere possedute in autonomia, in proprio cioè o con possibilità autonoma di trasferimenti (da un campo all'altro del quotidiano, da una persona all'altra) e di scambi. Un vincolo importante per la messa in campo di determinate risorse é dato dai giudizi del contesto e dai modelli di ruolo: per le donne succede che molte capacità e risorse siano bloccate da giudizi e pressioni del contesto,  in nome dei modelli di ruolo codificati, e confinate solo in determinati ambiti (quello appunto della cura e della famiglia)[vi].

A livello dei tempi

     La risposta mantiene il suo carattere ottimale se si fonda non solo sulla percezione di tempi sufficienti ma anche sulla constatazione che i propri tempi siano estensibili all'occorrenza mediante la riduzione di altre attività. La sottrazione di tempo é praticabile quando nelle altre attività la persona  è sostituibile e quando non si oppongono a questa sostituzione o delega i modelli di ruolo ed il contesto socio-familiare.

La resistenza

    La risposta ottimale prevede la conoscenza dello sforzo (impiego di energie e risorse personali in un determinato tempo) ed i limiti di tolleranza in relazione sia all'estensione temporale della risposta sia ai segnali di fatica del proprio corpo. Queste che abbiamo segnalato sono le condizioni ottimali per:  a. riuscire nell'attività di superamento dell'evento stressante; b. abbandonare tempestivamente una modalità di risposta e modificare la propria strategia in caso di imprevista e prolungata durata della situazione di stress.

Ogni altro possibile percorso della risposta, con una diversa combinazione degli elementi implicati in ciascun campo di indagine, apre le porte ad un'azione insufficiente con più o meno margini di errore. Se, ad esempio, la valutazione di affrontare uno stimolo/evento dipende da pressioni esterne, la risposta potrà avere scarse possibilità di riuscita, anche se in caso di risorse e tempi ottimali. Potrà verificarsi che, in caso di prolungata esposizione allo stressor, e in caso di presenza riconosciuta di segnali di affaticamento, la persona continui nella direzione prefissata, mancandole il controllo ovvero la capacità di valutare la necessità di interrompere o meno la situazione oltre un determinato limite.

Un obiettivo personale può essere disatteso e modificato nel corso di una serie di eventi: esso infatti riguarda esclusivamente o  principalmente la persona che lo ha assunto liberamente come proprio;  un obiettivo imposto da altri , comporta un'assunzione indebita di responsabilità e con essa la difficoltà a valutare autonomamente la necessità di interruzione/ cambiamento di un'attività/risposta intrapresa.

Comunque vadano le cose nel percorso che congiunge lo stimolo alla risposta, attraverso ciascuna valutazione messa in campo e con l'ausilio degli strumenti più o meno adatti allo scopo, si arriva ad un punto in cui, se l'azione non si risolve con il raggiungimento dell'obiettivo, si determina una fase di esaurimento di energie e risorse. Questo punto costituisce l'esperienza  del limite e apre le porte ad una serie di possibilità di soluzione al percorso della risposta.

L'esperienza limite e la sua soluzione positiva è tutta incentrata sulla possibilità che l'individuo ha di percepire e riconoscere i segnali della stanchezza e dell'affaticamento di. e di farne una giusta attribuzione di causa Il riconoscimento dei segnali ed una loro adeguata attribuzione può aprire la strada ad una modifica della strategia della risposta e ad una modifica della valutazione in qualsiasi campo sia essa necessaria e appropriata (a livello di stimolo, risorse, tempi, resistenza);  la modifica così introdotta potrà poi risultare adeguata o meno (schema 9).

 

Le possibilità, quando si presentano i segnali di affaticamento sono due:  questi segnali vengono riconosciuti;  questi segnali non vengono riconosciuti perché la  persona non li conosce in precedenza e non sa in quale ambito collocarli.

Nel I° caso si aprono almeno tre ipotesi di conclusione di una risposta:

-        si continua nella stessa direzione, non tenendo volutamente conto dei segnali; si tiene conto della fatica e                         del  suo  significato e si tenta una modifica   di strategia, ma questa modifica risulta inappropriata perché                         non  rivede né  tocca  gli "errori" di valutazione fatti in precedenza;

            -         si modifica la strategia  in modo adeguato rispetto al tipo di ostacolo insorto.

 

In questo primo caso le persone (le prime due ipotesi) continuando nella  attività di risposta, nonostante la fatica, o sbagliando nella nuova strategia di fronteggiamento, possono incorrere in un crollo che ha ampie possibilità di definirsi  "fisico".

In questo primo caso  infatti tutte le persone sono in possesso  di criteri per riconoscere che    il crollo é determinato dal superamento del limite di resistenza in rapporto ad un carico eccessivamente oneroso: non  si dà quindi la situazione di una incapacità/impossibilità di attribuzione  del malessere a cause interne o psichiche.

 

Nel  II° caso abbiamo due possibilità aggiuntive (corollari); se la persona   non conosce i segnali di affaticamento si possono dare due situazioni che  specificano la prima:

        -         nessun altro è in grado di interpretare questi segnali;

        -         oppure vi è qualcun altro in grado di attuare il riconoscimento.

 

La persona che non conosce i segnali entra quindi inevitabilmente in una situazione  di paura ed ansia che si innesta sulla stanchezza (non sa quello che le sta succedendo) ; solo se qualcun altro effettua una corretta interpretazione  della situazione potrà evitare di:

a.       continuare l'attività;

b.      incrementare  l'ansia connessa al mantenimento/potenziamento dei segnali sconosciuti,

c.       entrare eventualmente nel circuito psichiatrico.

 

Queste ipotesi di percorso della risposta di stress all'interno della vita quotidiana femminile andranno verificate nell'analisi delle condizioni di carico di lavoro complessivo di alcuni campioni di donne.  Saranno messi a confronto tre gruppi di donne con una patologia specifica (depressione, carcinoma mammario, ipertensione arteriosa) con un gruppo di donne senza alcuna patologia. Per tutti i gruppi si organizzerà un campione con una composizione omogenea rispetto a:  condizione lavorativa (presenza di donne casalinghe e donne con un lavoro esterno); età (fascia di età compresa tra i 30 ed i 50); livello culturale.

 


 

  APPENDICE

 

 

SCHEMA 1                                    Percorso di ammalamento (dettaglio finale)

 

Livello del sintomo

h

2° Livello del sintomo

 

 h

I° Livello del sintomo

 h

Cambiamento del punto di vista: dismissione dello scontro con il contesto 

e attenzione alla stanchezza come sintomo e al corpo       che non funziona

h

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Perdita del punto di      vista sull'interesse                                   personale.

Stanchezza = sintomo

 

 

 

 

 

 

Evento-crisi (smuove le ultime sicurezze).

Senso di incapacità generalizzato.

Mancanza di referenti Caduta dell'ultima parte di un progetto

Stanchezza psichica (demotivazione). Stanchezza fisica

 

 

 

 

Sovraccarico:

Ultimo scontro con il contesto (referente) per l'affermazione del punto di vista personale.

Condivisione del giudizio del contesto (su di sé) Mancanza di referenti esterni (rich. = refer.) Riduzione del progetto personale (rimane un solo elemento del progetto)

 

 

 

 

f f  

 

 

 

 

2° fase della insostenibilità

f  f  

1° fase dell'insostenibilità

 f f   

 


SCHEMA 2

Tipologia dei fattori di rischio per la patologia psichica

 

1. Sovraccarico di lavoro e responsabilità

2. Restrizione/assenza delle attività e degli interessi personali

3. Restrizione/mancanza di relazioni e persone esterne di riferimento

4. Giudizi svalutativi da parte del contesto

5. Percezione soggettiva di incapacità

6. Riduzione/assenza del progetto personale

7. Presenza di malesseri fisici

 

 

 

 


 

 

 

        SCHEMA 3                          Confronto di studi su: genere, stress e malattia mentale

 

 

Genere   maschile

Numerosi dati epidemiologici. Ricerche e studi centrati sulla sfera del lavoro produttivo. Correlazioni significative tra tipi di organizzazioni comportamentali ed insorgenza di specifiche malattie.  

Genere   femminile

Pochi dati epidemiologici. Scarsa rappresentatività degli studi sul rapporto tra stress e lavoro. Scarse e non significative correlazioni tra determinati comportamenti (individuati come rischiosi tra la popolazione maschile) e specifiche patologie.

 

 

Studi sul genere e  malattia mentale

Genere   maschile

Studi epidemiologici che indicano correlazioni tra condizioni socio-economiche e malattia. Maggiore incidenza di psicosi schizofreniche ed organiche.  

Genere   femminile

Studi epidemiologici che indicano correlazioni tra tappe di vita biologiche, stati emotivi e malattia. Prevalenza di patologie dell'affettività.

 


 

                  SCHEMA 4                                              Stress e depressione

 

Risposta da stress:

 

 

Depressione:

 

 

 

 

 

 

Interpretazione:

 

Risposta attiva che indica un'attività di superamento/adattamento ad una situazione caratterizzata da cambiamenti e/o da richieste.

 

Rinuncia ad una risposta, abbandono del confronto con lo stimolo stressante. Situazione di soggezione ed inermità.

Il vissuto soggettivo è caratterizzato da: stanchezza fisica e mentale, mancanza di gioia ed interesse per l'esterno, apatia, senso di estraneità.

 

L'esperienza depressiva al suo inizio può essere:

A.      Malattia e allora l'attenzione dell'individuo sarà rivolta     a modifiche che riguardano il corpo biologico.

B.       Precursore della malattia, come fase di esaurimento nel     corso di una risposta di stress, e allora l'attenzione potrà     essere rivolta alle modifiche dei rapporto con l'ambiente esterno.

 

 Lo stress concetto antagonista della "malattia mentale"

  

 

 

 


 

 

                  SCHEMA 5                                 Stress e condizione femminile

 

Obiettivo:

 

 

 

 

 

   

 

Metodo:

 

 

   

 

Campo di indagine

 

Decifrare il comportamento femminile a rischio in relazione a:

-          eventi di vita di particolare significato

-          cambiamenti inseriti nelle tappe di sviluppo biologico e    sociale (adolescenza, maternità, menopausa)

-          richieste del contesto e dei modelli di ruolo

-          sovraccarico di lavoro e responsabilità.

 

Inserire nell'attuale panorama di studi un criterio di indagine improntato all'analisi delle differenze di genere. Individuare nuovi parametri di rilevazione della situazione di stress rappresentativi delle condizioni di vita delle donne.

   

Estendere il campo di indagine alla vita quotidiana nel suo complesso, con particolare riferimento al lavoro familiare e alle attività della "cura". Considerare il lavoro esterno in un rapporto di continuità con quello familiare.

 

 


 

 

                    SCHEMA 6                    Ri-disegno dei termini in funzione del campo indagato

 

Stimolo stressante

 

 

 

 

Risposta da stress:

 

 

 

Modalità della risposta

 

 

 

 

 

Risposta patologica:

 

Cambiamento all'interno della vita quotidiana, in relazione a specifiche tappe di sviluppo, cui corrisponde una richiesta (auto o eterofondata) di modifica del carico di lavoro (quantità, qualità, organizzazione).

 

Reazione emozionale/comportamentale di confronto con lo stimolo stressante. Essa è subordinata alla valutazione dello stimolo e delle risorse.

 

Due modalità emozionali principali:

-          dispiacere, tensione negativa rispetto allo stimolo valutato come dannoso;

-          piacere, tensione positiva rispetto ad uno stimolo valutato come positivo.

 

Due modalità comportamentali: fronteggiamento/evitamento.

Ostacoli nel corso del normale svolgimento della risposta di stress. Due possibilità principali: impedimento e blocco della risposta comportamentale espressiva di quella emozionale; prolungamento del tempo di esposizione allo stressor nel corso di una risposta comportamentale in sintonia con il vissuto emozionale.

 

 

 


 

 

        SCHEMA 7                          Criteri di valutazione della risposta di stress

 

Stimolo/evento

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Risorse

 

 

 

 

 

 

 

Tempi

 

 

 

 

 

Resistenza

 

-          Cambiamento inserito nell'attività quotidiana comprensiva del lavoro familiare e dei lavoro extrafamiliare.

-          Valutazione del peso e della qualità; valutazione dell'attribuzione di: competenza e responsabilità, interesse e    direzione. Valutazione del significato (positivo/negativo)    in relazione a: progetti ed obiettivi personali, modelli di  ruolo, pressioni e valutazioni del contesto.

 

-          Strumenti, capacità, rete relazionale, supporti, in possesso dell'individuo o messe a disposizione di/da altri in un rapporto di scambio o di tutela.

-          Valutazione soggettiva di adeguatezza (livello di autostima). Valutazione della possibilità/libertà di effettuare    spostamenti. Valutazioni del contesto.

 

-          Estensione temporale dell'agire del soggetto nel conseguimento di un obiettivo compreso nella strategia di  fronteggiamento.

-          Valutazione dei limiti temporali e delle possibilità di estensione in relazione a: possibilità di sottrazione del  tempo da altri campi, spostamenti, concentrazione e valutazioni del contesto.

 

-          Tolleranza dello sforzo psico-fisico relativo all'agire richiesto.

-          Valutazione e conoscenza dei limiti dello sforzo e dei  segnali.

 

 

 


 

            SCHEMA 8                          Evenienze nel corso della risposta di stress

 

Stimolo

 

 

 

 

 

 

Risorse

 

 

 

 

Tempi

 

 

 

Resistenza

 

1.Valutazione in sintonia con un progetto/obiettivo personale

la  consenso del contesto sulla valutazione del soggetto

1b  dissenso del contesto

2.  Valutazione in contrasto con obiettivi personali

2a  consenso del contesto

2b  dissenso del contesto.

 

1.  Percepite come positive, possedute di autonomia, con   possibilità di trasferimento e scambio

2.  Percepite come sufficienti ma non possedute in totale autonomia e con vincoli negli spostamenti

 

1. Limiti di tempo estensibili

2. Limiti di tempo rigidi: definiti tali dalla mancanza di supporti, di altri cui delegare, dalla valutazione negativa  del contesto.

 

1. Conoscenza del peso dello sforzo richiesto e dei segnali                              di affaticamento.

2. Non conoscenza dello sforzo e dei segnali.

 

 

 

 


 

 

 

            SCHEMA 9                          L'esperienza dei limite nella risposta di stress

I. Si riconoscono i segnali.

 

 

 

 

 

2. Non si riconoscono i segnali

2A. Altri li riconoscono

2B. Nessuno li riconosce

 

 

 

 

 

1A. 1B

 

 

2A

 

 

2B

A. Si continua nella stessa direzione

B. Si modifica ma nella direzione sbagliata (non là dove è   insorto l'ostacolo).

C. Si modifica la strategia là dove è insorto l'ostacolo (a  livello della valutazione, stimolo, risorse, ecc)

 

A.      Si continua nella direzione e può insorgere paura-ansia

 

 

 

 

Esiti

Vanno in Burn-out:    lA 1B 2A.

 

Possono successivamente modificare la loro strategia, perché sono costretti a non sottovalutare più i segnali..

 

Può modificare la sua strategia solo se altri al posto suo riconoscono la situazione di affaticamento.

 

Se nessuno riconosce i segnali inizia l'attribuzione del malessere ad altre cause (probabile innesto dell'iter psichiatrico).

 

 


NOTE


[i]  Il Servizio donne di salute mentale della USL 39 di Napoli ha partecipato come Unità Operativa CNR a due progetti finalizzati: Il Medicina Preventiva" e "Medicina Preventiva e Riabilitativall; attualmente partecipa al Progetto Il Prevenzione e Controllo dei Fattori dì Malattia (FATMA).

 

[ii] Cfr. : E. Reale, "Atti del I Seminario Internazionale sul Disagio Psichico della Donna", CNR Progetto Finalizzato Medicina Preventiva e Riabilitativa,  Roma 1989.

[iii]  Cfr.: E. Reale, V.Sardelli, A.Castellano, "Malattia Mentale e Ruolo della  Donna", Il Pensiero Scientifico, Roma 1982.  E. Reale, P. Orefice, V. Sardelli, Il Manuale per 1' intervento sul disagio  psichico della donna, CNR Progetto Finalizzato Medicina Preventiva e Riabilita-  tiva, Roma 1986.

[iv]  E. Reale, "I Fattori di rischio per le donne rispetto alla 'malattia mentale",  in "Atti del I° Seminario Internazionale sul Disagio Psichico della Donna"  Op. cit

[v] (5) Cfr.:  J.C. Meininger, "The Validity of Type A Behavior Scales for Employed Women",  Journal Chron. Disease, vol. 38 no.5, 1985. 

E.D. Eaker, W.P. Castelli, Type A Behavior and Coronary Heart Disease in  Women, in: "Type A Behavior Pattern: Research, Theory and Intervention",  a cura di K. Houston, C.R. Snyder, Wiley 1988. 

M.J. Davidson, C.L. Cooper, "Executive Women under Pressure",   International Review of Applied Psychology, vol. 35, 1986.  

M.A. Haw, Women "Work and Stress: a Review and Agenda for the Future", Journal of Health and Social Behavior, vol. 23, 1982.

[vi] Cfr. " Modelli culturali e rappresentazioni soggettive della dipendenza: un nodo del processo trasformativo nella pratica terapeutica" in Atti del XXII Congresso Nazionale degli psicologi Italiani, Pragma, 1991.