CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE
PROGETTO FINALIZZATO
"PREVENZIONE E CONTROLLO DEI FATTORI DI MALATTIA"
PROGETTO FATMA
SOTTOPROGETTO "STRESS"
UNITA' OPERATIVA USL 39 NAPOLI
Resp.:
dr. E. Reale
|
Nella
MALATTIA MENTALE 1
L'analisi
del lavoro svolto negli anni 1981-85 con 671 donne e negli anni 1986-87 con 442
donne (in totale 1.113 utenti) ha messo in luce le specifiche situazioni a
rischio presenti nella vita della donna legate
ai particolari adempimenti del ruolo
sociale e sessuale femminile. Sono
state da noi considerate specifiche situazioni di rischio quelle in cui
determinati fattori, tra loro collegati all'interno di una dinamica di rapporti
della vita quotidiana, sono rappresentati in modo tale da
costituire un veicolo verso la percezione e la definizione dello stato di
malattia per la persona ed il suo contesto.
L'individuazione di queste situazioni e dei fattori di cui si compongono
si è resa possibile attraverso il lavoro clinico ed il lavoro di formulazione
di strumenti di lettura della vita quotidiana. Dalla vita quotidiana della donna
come fonte di disagio è emersa la relazione tra lavoro domestico/
extradomestico e vissuti di capacità/incapacità.
L'analisi
del lavoro femminile (domestico ed extradomestico) e l'analisi dei
vissuti di capacità/incapacità è stata poi condotta attraverso
l'analisi dei meccanismi domanda/risposta che vedono il contesto socio-familiare
come richiedente e la donna come colei che è chiamata a rispondere.
La domanda che il contesto pone è una domanda di assunzione di compiti e
responsabilità: il contesto la
pone alla donna in nome di un modello di ruolo "naturale", la maternità.
Perchè questa domanda possa essere implicata nel processo di formazione
della malattia mentale essa deve
avere determinate caratteristiche che si comprendono e si giustificano solo se
messe in rapporto con il modello,
in nome del quale la domanda si pone come socialmente legittima.
Caratteristica
principale di questa domanda è la richiesta di svolgere un lavoro per altri in
modo gratuito, in quanto definito come lavoro svolta in nome di un sentimento o
di una predisposizione naturale. Esso
è sostanzialmente un non-lavoro in quanto si inscrive nel processo stesso di
identificazione individuale e sociale della donna e nel processo di
acquisizione, potenziamento e sviluppo delle caratteristiche personali e
biologiche di base.
A
una tale domanda che si pone come socialmente cogente è difficile sottrarsi. La
donna tende poi a misurare il proprio valore sulle capacità di rispondere e
soddisfare alla richiesta. Il
sistema di risposta entra in crisi quando la donna sperimenta il proprio limite
nella capacità di essere conforme
alle richieste e alle aspettative del contesto. In questo caso alla domanda del
contesto la donna risponde a sua volta con una richiesta di aiuto nel senso di
un alleggerimento del compito.
La richiesta di aiuto non inette in crisi la legittimità della domanda ma pone una pausa nell'adempimento del compito. La richiesta di aiuto determina una conflittualità tra la donna ed il contesto: la definizione del conflitto, con la riassunzione del compito da parte della donna, passa attraverso il giudizio di incapacità (svalutazione) che il contesto formula nei confronti della donna. Altri elementi entrano nel determinare la fine del conflitto con la vittoria del punto di vista del contesto: la donna non ha altri punti di vista validati da altri gruppi di riferimento; il contesto attuale è stato scelto in un altro momento come punto di riferimento dalla donna per validare le proprie capacità.
All'interno
di questo rapporto tra il contesto e la donna sono leggibili tutti gli elementi
(fattori) che entrano nella formazione del disagio psichico e che danno luogo
alla definizione della donna come persona malata:
a.
sovraccarico di lavoro e di responsabilità;
b.
giudizi svalutativi del contesto;
c.
mancanza di gruppi esterni di riferimento;
d.
percezione soggettiva di incapacità;
e.
restrizione delle attività e degli interessi personali;
f.
riduzione del progetto personale;
g.
presenza di malesseri fisici.
Il
sovraccarico è l'elemento centrale della richiesta del contesto, accompagnato
dal giudizio svalutativo nel caso
in cui la donna abbia difficoltà ad adempiere al compito richiesto.
La
risposta della donna prevede la riassunzione del compito sospeso e la
condivisene del giudizio del contesto
in assenza di punti di vista alternativi validati dal altri gruppi o persone.
Effetti principali della risposta di assunzione del carico di lavoro
sono: la restrizione degli spazi e degli interessi
personali; la riduzione del progetto di realizzazione personale e di
dimostrazione del proprio valore;
la stanchezza sottoforrna di malesseri fisici.
La lettura di questi sette fattori avviene in una dimensione ternporale
che comprende la storia persona- le
della donna.
La
produzione di disagio psichico accompagnato dal giudizio di malattia mentale è
relativa ad uno o più periodi della storia di una persona in cui man mano la
domanda del contesto si sviluppa e
si incremento in nuovi imperativi e "dover fare".
Rispetto alla determinazione di questi fattori, la storia individuale va
letta secondo un ordine di amplia- mento
progressivo dei carichi di lavoro e responsabilità.
La
storia della donna sotto questo aspetto si
presenta come una serie di fasi tra le quali annotiamo: l'adolescenza
(con la pre-adolescenza), il matrimonio con la maternità, la menopausa con la
fine della vita riproduttiva, in cui si precisano e si definisco- no le richieste del contesto in termini di assunzione di
compiti e responsabilità per conto di altri (geni-
tori, mariti, figli, nipoti, ecc.).
La
ricerca clinica mirante a individuare il percorso di formazione del disagio e
della malattia, si estende quindi in tutte queste fasi della vita della donna a
partire dall'adolescenza. Nell'adolescenza infatti il
contesto sociale comincia a richiedere, in nome di un apprendistato al
proprio ruolo sessuale, al ragazzo/ragazza l'assunzione dei compiti di ruolo in
termini di lavoro e prestazioni d'opera. Nell'infanzia,
l'assunzione di determinati compiti di ruolo non può avere la stessa ampiezza e
la medesima legittimità che tali richieste hanno nell'adolescenza. Eventuali
richieste nell'infanzia potranno considerarsi come un'anticipazione di quelle
adolescenziali/pre-adolesenziali: esse infatti preparano il terreno per una
futura adesione alle richieste ufficiali dell'adolescenza.
La
ricerca clinica percorre quindi la storia di queste fasi e vi legge
l'ampliamento dei carichi di lavoro, i giudizi
svalutativi del contesto, la presenza o meno di gruppi di sostegno, i vissuti di
incapacità, la riduzione o meno degli interessi e dei progetti personali, nonchè
la presenza di stanchezza e malessere fisici. Così facendo individua tutti i
fattori-rischio di una situazione e li combina insieme fino a tratteggiare in una linea continua l'eventuale percorso della donna verso
la definizione di uno stato di malattia.
Il
percorso completo verso la malattia si compone esso stesso di una serie di tappe
che corrispondono all'intensità e
alla quantità di disagio vissuto dalla donna in termini di sentimenti di
incapacità: l'incapacità nella fase di addestramento al ruolo (l'adolescenza),
l'incapacità in altre fasi della vita della donna; l'insostenibilità come
percezione quasi totalizzante della propria incapacità e come tale, condizione propedeutica dell'ammalamento.
Queste
tappe di progressivo avvicinamento alla percezione e quindi allo stato di
malattia possono coincidere con fasi diverse della vita della donna (ad es.:
l'adolescenza, poi il matrimonio, ed infine la maternità), oppure possono
iscriversi tutte in unica fase (quella dell'adolescenza ad esempio). Il
verificarsi dell'una o dell'altra possibilità dipende dal modo come si
presentano i fattori di cui si è parlato. Se ad esempio nell'adolescenza alcuni
dei fattori sono solo parzialmente presenti e individuano una riduzione di certe
possibilità (interessi personali,
gruppi di riferimento, progetti) ma non una loro caduta totale o assenza, ecco
che il percorso verso la malattia
si prospetta di più ampio respiro e può abbracciare più fasi della vita della
donna. Nel caso in cui il
percorso di malattia si dispiega lungo più fasi della vita della donna esso si
presenta con la seguente tipologia di fattori, nella tappa adolescenziale:
a.
il sovraccarico di lavoro deve contenere richieste di supporto materiale
o psicologico alle figure genitoriali e in particolare alla madre;
b.
il giudizio del contesto deve indurre l'adolescente ad adempiere alla
funzione di sostegno richiesta e deve
rimuovere gli interessi personali in contrasto con tale funzione;
c/d. è
presente un punto di riferimento esterno al contesto familiare; grazie a questo,
il giudizio di incapacità è assorbito limitatamente;
e.
la restrizione degli spazi avviene, ma permane un atteggiamento di
ribellione che tende a mantenerli aperti
anche contro le indicazioni del contesto;
f.
le
richieste del contesto con le restrizioni subite inducono la formulazione di un
progetto alternativo alle
indicazioni familiari; a questo progetto è affidato il riscatto dal giudizio
svalutativo del contesto e la dimostrazione
futura delle proprie capacità di riuscita in uno o più campi dell'esistenza
(vita affettiva e/ o matrimoniale;
maternità; studio; lavoro e carriera; ecc.);
g.
i malesseri fisici non interpretati come malattia psichica, ma utilizzati
dal contesto per definire l'adolescente come debole, bisognoso di aiuto e
protezione familiare.
Nelle
tappe successive la presenza e l'intensità di questi fattori si misura
attraverso un confronto quantitativo/qualitativo con i fattori presenti
nell'adolescenza e attraverso il riferimento attuale che la persona fa a quote
di progetto personale ancora da realizzare e su cui fondare la dimostrazione
delle risorse e capacità
individuali.
In una
fase successiva a quella adolescenziale (primi rapporti di coppia, fidanzamento,
avvio all'attività lavorativa esterna, ecc.) si possono determinare ulteriori
condizioni di sovraccarico e di riduzione degli spazi personali. Quando queste
condizioni non sono ancora totalizzanti ma lasciano ancora spazio alla
progettualità personale, la fase interessata non costituisce ancora l'ultima
tappa del percorso verso la malattia.
Essa invece struttura e approfondisce ulteriormente il senso di incapacità
soggettiva creando ulteriori condizioni verso la percezione di malattia.
In una
tappa di questo tipo, che abbiamo definito come tappa della formazione della
" percezione di incapacità antecedente al percorso di ammalamento" si
devono poter verificare le seguenti condizioni in rapporto alla tappa dell'addestramento al ruolo:
a.b. un incremento
delle richieste di ruolo con una attribuzione di chiara incapacità alla donna
nel caso di difficoltà
all'adesione/mantenimento del compito;
c.d. mancanza di punti
di riferimento al di là del contesto attuale (il contesto attuale deve
coincidere con quel punto di
riferimento alternativo alla famiglia presente nella tappa adolescenziale); una
restrizione (non totale) degli
spazi per coltivare interessi personali;
e.f. una
condivisione del giudizio del contesto ed in rapporto a ciò la riduzione di una
o più quote del progetto adolescenziale (dimostrativo delle proprie capacità
messe in discussione dal contesto familiare).
g. approfondimento
e/o ricerca di malesseri fisici.
Infine
la tappa da noi chiamata della "insostenibilità" definisce una
situazione soggettiva ed oggettiva di rischio imminente rispetto alla possibilità
di ammalarsi. In questa tappa, che
può coincidere con ogni fase della vita della donna, ma che più frequentemente
coincide con la fase della maternità e dell'allevamento dei figli
piccoli (in presenza o meno del doppio lavoro), i fattori si presentano in
questo modo:
a.b. ulteriore e più
assorbente sovraccarico di lavoro, accompagnato da un ulteriore giudizio di
incapacità relativo ad un nuovo e diverso settore o campo dell'attività della
donna;
c.d. mancanza di
gruppi esterni di riferimento e caduta del sostegno da parte del contesto di
riferimento alternativo a quello
familiare nell'età adolescenziale; chiusura di ogni spazio per coltivare
interessi personali (confronto operato sulla base della storia precedente);
e.f. fallimento
del progetto dimostrativo (adolescenziale), assunzione del giudizio di incapacità
e permanenza di un'unica possibilità (aspetto, settore ecc.) per dimostrare il
proprio valore;
g. presenza
di una stanchezza generalizzata, senso di fatica, pesantezza, rallentamento.
Dalla situazione da noi definita come di insostenibilità, il passaggio alla esperienza ed alla definizione soggettiva/oggettiva di uno stato di malattia è relativamente breve: esso avviene attraverso la caduta di quest'unica possibilità di realizzazione cui viene, in modo concentrato, affidata la dimostrazione delle proprie capacità.
L'ingresso
nell'ottica della malattia determina un capovolgimento del punto di vista della
donna: la vita quotidiana con le sue difficoltà ed i suoi conflitti perde
valore e l'attenzione si concentra sulla valutazione dei disturbi fisici e sulla
rappresentazione di sé come persona malata. Il malessere fisico e la stanchezza
saranno ora percepiti, non più nel contesto degli accadimenti quotidiani, ma
isolati, privi di collegamenti con la propria vita e tali da essere giustificati
solo col ricorso al concetto di malattia: essi diventano così non più segnali
di intolleranza a determinati rapporti della vita quotidiana ma sintomi di una
qualche patologia.
Anche
i fattori-rischio, in quanto collegati alla vita quotidiana perdono di visibilità
nell'ottica della malattia: essi diventano illeggibili proprio perchè la
malattia azzera ogni motivo e ogni ragione di malessere
proveniente dal contesto di vita.
Per
questi motivi l'analisi dei fattori-rischio avviene secondo due modelli relativi
a due diversi obiettivi e finalità:
-
il lavoro clinico con la persona che definisce la propria condizione come
malattia;
-
il lavoro di prevenzione in soggetti con situazioni a rischio come
adolescenti, donne con particolari sovraccarichi (doppio-lavoro, figli piccoli,
ecc.) ecc..
Nel
primo caso il lavoro è individuale e parte dall'ottica della malattia e dalla
esplorazione dei sintomi fisici/psichici così come la persona li percepisce e
corno li ha codificati (in genere la codifica è omogenea a quella psichiatrica
ufficiale e dipende dall'iter che la persona ha avuto all'interno
dell'istituzione medico/psichiatrica).
Il
lavoro inoltre sarà indirizzato al recupero dei fattori di rischio attraverso
la lettura dei rapporti della vita quotidiana. Si ripercorreranno le fasi della
vita della persona maggiormente interessate da sovraccarichi e da richieste del
contesto (analisi della vita quotidiana e della storia personale) e si traccerà
a ritroso, partendo dalla definizione di malattia, un percorso di individuazione
delle tappe (incapacità nella fase di addestramento al ruolo, incapacità in
altre fasi, insostenibilità) nelle quali si è presentato e sviluppato
l'insieme dei fattori di malattia (analisi
della percezione di malattia).
Nel
secondo caso il lavoro è con gruppi e verte sulla individuazione dei fattori di
rischio presenti nella fascia di età e nella fase di vita rappresentato dal
gruppo (omogeneo). Con i gruppi si utilizzerà un questionario aperto,
comprendente situazioni concrete rappresentative degli specifici fattori di
rischio, che sarà poi
sottoposto all'attenzione e discussione collettiva.
Il lavoro di individuazione dei fattori di rischio per la patologia
mentale all'interno della popolazione femminile
ha comunque una più ampia collocazione. Esso riguarda tutti i soggetti sociali,
che seppure limitatamente
per un periodo della vita, o per una determinata condizione economica, o per
collocazione sociale, si trovano a rivestire una posizione di subordinazione e
di dipendenza dagli interessi altrui.
Il
modello della "maternità" come modello di comportamento sociale in
virtù del quale è previsto l'accantonamento delle proprie esigenze a favore
dei bisogni altrui, può riguardare non solo le donne (che
restano comunque l'incarnazione completa del modello), ma tutti quelli
che rivestono posizioni subalterne.
La
"maternità" come sinonimo di rapporti di dipendenza e tutela,
all'interno dei quali colui che è dipendente e bisognoso di tutela viene
richiesto di una serie di compiti, non considerati come lavoro, ma come
prestazioni naturali fornite nell'interesse dello sviluppo, della realizzazione
personale.
I fattori di rischio da noi individuati si collocano in linea
generale in questi tipi di rapporti: essi riguardano le donne in maniera più
esauriente e totalizzante ma anche altre categorie di persone.
Il caso clinico
e la
rappresentazione
deI
fattori di rischio nel percorso di
ammaliamento
Vogliamo
ora esemplificare il discorso con l'esposizione di un caso clinico
rappresentativo di quella condizione femminile a rischio di cui si è parlato.
Si tratta del caso di una donna coniugata ( Silvia,
clicca qui per il caso in extenso) con tre figli al di
sotto dei 14 anni, con un lavoro esterno, che arriva al Servizio a 34
anni, dopo l'ultima maternità. All'esposizione
del caso seguirà la presentazione dello schema del percorso di ammalamento
della donna con l'individuazione dei fattori di rischio.
Il caso clinico rappresenta anche la metodologia di intervento del
Servizio donne: il percorso tracciato non è quello che la donna aveva in mente
all'inizio del rapporto terapeutico ma esso stesso è frutto del
lavoro di ricostruzione ,fatto insieme alla operatrice del Servizio, che
riguarda le richieste del contesto e
la rinuncia a causa di esse dei propri spazi e progetti.
La
ricostruzione della storia con l'individuazione della dinamica di rapporto reale
tra la donna ed il contesto è parte integrante del percorso di uscita dalla
percezione di malattia e dal sintomo. Come conseguenza di un cambiamento della
lettura della propria storia si hanno anche mutamenti nell'organizzazione della
vita quotidiana e modifiche di atteggiamento verso le figure del contesto di
vita (marito, figli, suocera).
Anche in questo caso ve ne sono stati, ma non sono qui esposti, ed hanno
permesso alla donna l'abbandono dell'ottica della malattia attraverso una
revisione dei progetti adolescenziali e attraverso
la strutturazione di una condizione di vita più alle sue esigenze
attuali.
Lo
schema che riportiamo di seguito rappresenta la storia di Silvia nelle tappe
salienti del suo percorso di ammalamento (le due fasi dell'insostenibilità:
1982-85) fin al settembre 1985, data in cui inizia quella riflessione cruciale
sulla propria rinuncia, incapacità, che si conclude nel gennaio 1986 con
l'arrivo al Servizio e con la preoccupazione di una propria malattia.
Il cambiamento del punto di vista è rappresentato dalla
svolta del percorso: Silvia quando arriva al Servizio non riferisce più le
difficoltà della vita quotidiana presenti e passate ma riferisce solo il
proprio sintomo (le dimenticanze, e la paura della perdita di memoria) come
interruzione patologica della propria funzionalità psico-fisica.
Per
Silvia ciò che è accaduto precedentemente nella sua storia ha perso
significato e non viene messo in relazione con l'attuale malessere. L'intervento
del Servizio donne punta al contrario a questa ricostruzione del legame tra
sintomo e storia e rimette in discussione i rapporti della donna con il suo
contesto nell'ambito di tutta la storia personale.
Si
individuano così nello schema anche le tappe precedenti al percorso di
ammalamento: i primi anni di matrimonio e l'adolescenza con il rapporto con la
madre. Per ogni tappa sono riportati gli eventi e le relazioni con il contesto
suddivise e inquadrate nelle sette condizioni di rischio che abbiamo
precedentemente elencato.
Si
evidenzia così come già nell'adolescenza vi sia un sovraccarico relativo alla
funzione di supporto nei confronti della madre, e in relazione a ciò una
parziale chiusura degli spazi amicali con eccezione del rapporto di
fidanzamento. Successivamente il rapporto col fidanzato/marito sarà caricato di
gran parte della progettualità personale e questa sarà investita della
necessità di dimostrare alla madre le proprie capacità di riuscire nel campo
affettivo/sessuale, ambito in cui la ragazza era stata maggiormente sottoposta a
critica.
Ed
è proprio questo progetto dimostrativo, vissuto come privo di alternative, a
venir pian piano meno negli anni futuri. D'altra parte negli anni seguenti il
sovraccarico si mantiene costante e riguarda la funzione materna: a Silvia, che
pur lavora, non è consentito (da se stessa e dagli altri) di sentirsi esonerata
dal lavoro domestico che ritiene di dover fare con massimo impegno e gioia,
forse anche maggiore di altre donne perchè lavorando pensa di sottrarre del
tempo ad una funzione considerata primaria.
Nel
momento della riflessione sul malessere fisico Silvia ha completato tutto il
percorso del restringimento degli spazi ed interessi personali, si trova
ulteriormente sovraccaricata dall'ultima maternità, ha perso il progetto di un
rapporto di coppia soddisfacente e paritario, è stata per questo giudicata
incapace dagli altri e poi anche da se stessa, ed infine perde anche la sua
ultima parte del progetto: "una buona lavoratrice ".
Il
rischio di malattia presente fin dall'adolescenza con il sovraccarico materno,
il restringimento degli spazi amicali e l'elaborazione di un progetto
dimostrativo, si attualizza all'epoca dell'ultima maternità. In questa epoca
per Silvia i campi in cui erano presenti i fattori di rischio hanno raggiunto il
loro massimo valore rispetto alla caratteristica che li contraddistingue: un
sovraccarico che si aggiunge agli altri; una totale limitazione degli interessi
personali, una mancanza totale di ogni punto di riferimento esterno alla
famiglia attuale, una percezione negativa di sé in tutti i campi, fallimento di
ogni parte del progetto personale; condivisione dei giudizi del contesto;
riflessione sul proprio corpo come non funzionante, evidenziazione dei disturbi
fisici come una patologia.
Percorso
di ammalamento di Silvia
XY = cambiamento/ribaltamento del Punto di vista del soggetto. Dalla insostenibilità
alla malattia |
Cambiamento del punto di vista: dalle difficoltà della vita quotidiana ( scontri, fallimenti , ecc.) ai sintomi psico-fisici. Dalla insostenibilità alla malattia. Iniziano le dimenticanze, comincia la riflessione su un corpo che non funziona, allarme e panico per la paura di perdere il lavoro. Abbandono del lavoro e contatto con un Servizio specialistico
Gennaio 1986
|
|
(asse cronologico su cui si situano gli eventi sottostanti) |
Settembre 1985
|
f f f f f f f 2°
FASE DELLA INSOSTENIBILITÀ (1985) Sovraccarico = accudimento figlio, mancanza di aiuto, doppio lavoro . Giudizio dei contesto = giudizi svalutativi della suocera e della madre "Sei pazza, non sei capace, devi farlo tu". Restrizione delle sfere personali = rinuncia agli hobbies, agli straordinari lavorativi, alle passeggiate. Assenza di gruppi esterni = mancano amicizie di supporto. percezione soggettiva = assunzione del giudizio esterno "io non sono capace di essere una buona madre". Riduzione del progetto = fallimento del progetto di una nuova maternità, riduzione alla sola sfera lavorativa. Malesseri
fisici = stanchezza 1°
FASE DELLA INSOSTENIBILITÀ (1982-84) Ultimo scontro con il contesto per l'affermazione del proprio punto di vista e del progetto personale = scontro con il marito per l'affermazione di un rapporto di coppia fondato sulla fedeltà e sincerità, rottura del rapporto con il marito, abbandono della casa. Giudizio del contesto = incapacità ad essere una buona moglie tollerante verso il marito. Mancanza di gruppi esterni = nessun rapporto di sostegno esterno alla famiglia allargata Percezione di sé = condivisione del giudizio familiare " non sono una buona moglie" Riduzione del progetto = rientro in casa e rinuncia al progetto di un rapporto d'amore e fedeltà, mantenimento della quota di progetto relativa alla maternità "se non sono una buona moglie sarò almeno una buona madre e una buona lavoratrice". FASE
DELL'INCAPACITÀ IN ALTRE TAPPE DI VITA (
primi anni di matrimonio) Sovraccarico di lavoro = lavoro domestico che si aggiunge al lavoro esterno con il matrimonio. Giudizio di incapacità del contesto = devi svolgere il lavoro in casa totalmente, se ti rifiuti sei incapace (suocera). Restrizione delle sfere personali e mancanza di punti esterni di riferimento =il lavoro domestico e quello esterno le impediscono di coltivare e iniziare rapporti esterni. Percezione di sé = accettazione del punto di vista del contesto. Riduzione del progetto = rinuncia al rapporto paritario. Presenza di malesseri/ malesseri fisici aspecifici.
FASE DELL'ADDESTRAMENTO AL RUOLO (adolescenza) Sovraccarico di lavoro = supporto amicale della madre. (giudizi del contesto svalutazione estetica e caratteriale Restrizione delle sfere, limitazione alla sfera scolastica Mancanza di supporti: senza rete amicale, solo il fidanzato. Percezione di sé: conforme al giudizio del contesto Progetto personale: dimostrativo delle capacità "buona madre e buona lavoratrice" (modello materno)cori l'aspirazione a divenire compagna perfetta del future marito (diversità dalla madre). Malesseri
tristezze, pianti, mal di testa . |
[i] L’articolo è tratto da: “ Atti del I° Seminario Internazionale sul Disagio Psichico della Donna”, CNR, Roma 1989, pagg. 326-338