I DISTURBI TIPICI DELL'ADOLESCENZA
Da questa età comincia la prevalenza dei disturbi psichici nella popolazione femminile
CODIFICHE DIAGNOSTICHE ASSUNTE DAL DSM IV
E RIVEDUTE NELLA PRATICA CLINICA
IN ORDINE DI MAGGIORE FREQUENZA:
durata almeno 6 mesi
Disturbo d’ansia NAS: disturbo misto ansia + depressione
durata almeno 1 mese
Fobia sociale: evitamento delle relazioni extra- familiari
Disturbo compulsivo- ossessivo: sostituisce il disturbo ossessivo-compulsivo, indicando con ciò la maggiore frequenza dei comportamenti ripetitivi.
Attacco di panico: sostituisce il disturbo di panico i cui criteri del tempo e della ripetitività in adolescenza non sono soddisfatti
I Disturbi d’Ansia rappresentano
alcuni dei più comuni disturbi in età adolescenziale con una prevalenza nel
corso della vita di circa il 10% (Essau et al., 1999).
Dagli studi epidemiologici e
clinici passati in rassegna risulta, infatti, che la maggior parte dei disturbi
classificati come Disturbi d’Ansia iniziano a manifestarsi e si sviluppano
nell’adolescenza e in età giovanile, inoltre, sono più frequenti nella
popolazione femminile rispetto a quella maschile (American Psychiatric
Association, 1999).
L’età adolescenziale e il sesso
femminile sono indicati dagli epidemiologi come fattori di rischio per i
Disturbi d’Ansia più frequenti.
Disturbo depressivo
NAS: Associa Ansia e umore depresso
Sintomi prevalenti: incapacità
disistima
inibizione.
Disturbo depressivo
Minore: sostituisce la Distimia ed è indicato per identificare una condizione preminentemente depressiva in adolescenza.
Durata: superiore ad un mese.
Dagli
studi epidemiologici esaminati risulta che la percentuale di donne che hanno
sofferto di depressione in periodi della loro vita varia dal 2% al 25% e la
differenza nell’incidenza della depressione tra uomini e donne si rende
evidente già nell’adolescenza.
Recenti
ricerche su popolazioni di teenagers
di sesso femminile indicano una prevalenza
(casi per un anno) di circa il 17% di disturbi ansiosi depressivi
(Visconti, 1997).
In particolare i risultati di alcuni studi epidemiologici sulla
depressione nella popolazione generale mostrano un crescente aumento della
prevalenza della depressione e indicano le donne adulte e giovani come fasce di
popolazione a rischio più elevato rispetto alle altre fasce. Un recente lavoro
di ricerca epidemiologica condotto presso l’Harvard Medical School e il
Massachussetts General Hospital di Boston (USA) sull’andamento della
prevalenza della Depressione mostra un aumento del 5% dal 1970 al 1992 che ha
interessato in particolare le donne più giovani (Murphy et al, 2000).
Conferme,
sull’alta prevalenza della Depressione nelle donne adulte e adolescenti,
provengono anche da numerosi ricercatori che si sono occupati delle differenze
di genere nelle sindromi psichiatriche.
Tra questi citiamo Susan Nolen Hoeksema (Nolen-Hoeksema, 1990) che ha
analizzato uno studio condotto nell’80 dal National Institute of Mental Health
su 9453 persone in tre città degli Stati Uniti alle quali era stata
somministrata la "Diagnostic Interwiew Schedule".
Dai dati risulta che la percentuale di donne, con una diagnosi di
depressione emessa nei sei mesi precedenti la somministrazione
dell’intervista, è più alta (4%) di quella degli uomini (1,7%) al di là
dell’età dei soggetti intervistati. La Nolen aggiunge che la differenza
rispetto al sesso, per quanto riguarda i sintomi depressivi, non emerge
nell’infanzia e nella preadolescenza.
Nell’adolescenza, invece, la variabile di genere diventa significativa: la percentuale di ragazze con depressione risulta più alta rispetto a quella dei coetanei maschi.
Anoressia Nervosa (AN);
a) rifiuto di mantenere un peso corporeo nella norma con peso al di sotto del 15% rispetto a quello minimo per l’età e la statura
b) paura intensa di aumentare di peso, anche se si è sottopeso
c) distorsione della percezione corporea o ruolo importante del peso e della figura fisica nel determinare la valutazione di sé
d) amenorrea (assenza di tre cicli consecutivi).
Bulimia Nervosa (BN)
a) presenza di abbuffate compulsive
b) attivazione di comportamenti compensativi inappropriati per evitare l’aumento di peso (vomito autoindotto, abuso di lassativi e/o diuretici)
c) frequenza delle abbuffate e delle condotte compensatorie di almeno due volte la settimana negli ultimi tre mesi
d) ruolo importante del peso e della figura fisica nel determinare l’autostima
e) il disturbo non si verifica esclusivamente in caso di Anoressia Nervosa.
Disturbi del Comportamento Alimentare non altrimenti specificati (DANAS).
Le forme di Anoressia e Bulimia che rispondono solo ad alcuni ma non a
tutti i criteri nosografici richiesti sono classificati come disturbi non
altrimenti specificati.
L’Anoressia nervosa (AN) e la Bulimia nervosa (BN) sono indicate dalla letteratura scientifica, come patologie quasi esclusivamente femminili che esordiscono e si manifestano prevalentemente nell’adolescenza e presentano un andamento crescente dei livelli di incidenza.
Selvini
Palazzoli (1998), in un recente lavoro di ricerca clinica sui disturbi
dell’alimentazione, li definisce “malattie sociali” che si manifestano
nelle ragazze con una frequenza di circa dieci volte maggiore rispetto ai
maschi.
Al
di là degli specifici orientamenti di ciascun settore, gli studi scientifici
sui disturbi dell’alimentazione concordano nel segnalare come principali
fattori di rischio di insorgenza di
quei disturbi il genere femminile e l’età adolescenziale e
giovanile.
Superata ormai la posizione imperante nella prima metà del 1900 secondo
la quale l’Anoressia Nervosa doveva essere considerata solo un disturbo da
insufficienza globale dell’ipofisi (Cuzzolaro,1991), la ricerca biologica
spiega la peculiarità di genere e l’età con la
maggiore complessità dello sviluppo puberale femminile rispetto a quello
maschile.
Le funzioni ormonali e le loro connessioni con i meccanismi cerebrali
predisporrebbero le adolescenti a disordini nella regolazione
della nutrizione.
La ricerca psicosociale considera importanti non tanto i cambiamenti
ormonali della pubertà quanto piuttosto le
trasformazioni morfologiche dovute allo sviluppo puberale
(Apfeldorfer, 1996). L’evidenza di queste trasformazioni
sarebbe molto più alta nelle adolescenti femmine che nei maschi e
orienterebbe l’attenzione delle ragazze sul proprio corpo, contribuendo a
produrre un altro fattore di rischio:
la
preoccupazione eccessiva per il peso corporeo.