CENTRO PREVENZIONE SALUTE MENTALE DONNA

Direttore: E. Reale

 

 

Consiglio Nazionale delle Ricerche Italiano

Stress e vita quotidiana della donna:

un’indagine sperimentale sui principali rischi di malattia

 

PARTE III CAPITOLI:   1, 2

 


 

 

Capitolo 1

 

LA VITA QUOTIDIANA E LO STRESS

 

 

 

1          INTRODUZIONE

 

            Il risultato ottenuto dalla ricerca, ovvero la significatività dei fattori in rapporto alle patologie ci dimostra, sul piano statistico, la loro implicazione nelle situazioni di stress che sottostanno alle condizioni di malattia.

            Il rapporto tra stress e patologia é stato il punto di partenza della nostra ricerca: lo ribadiamo in questa parte conclusiva, perché esso ha una importanza strategica per le donne.

            Molte delle malattie delle donne - e tra queste quella che ha un impatto maggiore da vari punti di vista: la depressione psichica - sono sempre state affidate, sin dalla loro origine, alle interpretazioni biologico - ormonali e alle cure mediche.

            In effetti ciò é anche comprensibile: la vita biologica della donna con i suoi cicli, con la possibilità della procreazione, ha una tale complessità e corposità da rendere difficile lo spostare lo sguardo altrove per cercare altri fattori di malessere.

            Ma una lettura diversa da quella biologico - ormonale non é stata resa difficile solo dalla realtà biologica della donna, ma anche da una scena sociale che ha visto da sempre la donna occupare, con una maggiore presenza dell'uomo, i ruoli e i luoghi del privato e della casa.

            Se oggi il campo della ricerca é investito da un nuovo punto di vista che pone la donna all'interno di un duplice scenario, il privato - familiare ed il sociale - pubblico, ciò é dovuto alla emancipazione femminile che ha portato le donne ad occupare la vita produttiva in maniera progressivamente sempre più capillare; ma non solo a questo.

            Da anni é in corso una trasformazione scientifica, della quale fa parte il nostro lavoro tanto clinico quanto di ricerca, che porta al centro dell'osservazione tre dati importanti: la vita quotidiana, la complessità e la differenza di genere.

            Sono questi gli elementi di un nuovo punto di vista scientifico: essi permettono di guardare al mondo, di osservare i fenomeni senza fare astrazione dai loro elementi costitutivi.

            Quanto ciò sia importante per le donne lo possiamo immediatamente capire dalle seguenti brevi osservazioni.

            La vita quotidiana restituisce al punto di vista della scienza,  dando loro la dignità che meritano, le piccole cose della vita di tutti i giorni: in primis quel lavoro familiare, tanto elogiato come missione, come compito principale della donna, ecc., ma mai visto da vicino nella sua realtà di lavoro concreto, responsabilità, dispendio energetico, organizzazione e management  della vita quotidiana.

            La complessità permette di tenere sotto osservazione più aspetti di un medesimo dato: una condizione di vita, un processo, un percorso, un avvenimento, senza smembrarlo nei suoi elementi costitutivi, e senza privarlo in tal modo della sua vitalità. Per le donne ciò é doppiamente importante: significa infatti guardare alla propria vita  tenendo sotto osservazione le molteplici parti  di cui essa si compone, ed in particolare tenendo insieme, il lavoro familiare e quello extra - familiare; l'attività per gli altri, e l'attività per sé.

            La differenza di genere é il terzo punto di vista che va introdotto nella ricerca: esso però, da solo, senza gli altri due presupposti, non può soddisfare tutte le esigenze di conoscenza della realtà femminile.

            L'introduzione  del criterio  della differenza  di genere nell'attività scientifica  é ciò che permette di coniugare un fenomeno, un dato, al maschile oppure al femminile. Esso é un punto di vista metodologico.

            La sua importanza é stata capita alla fine della sua vita da uno storico, caro al mondo dell' antipsichiatria europea: Michel Foucault nella sua ultima opera, "La cura di sé", affermava che senza coniugare per il suo genere un dato storico non si può ottenere una conoscenza veritiera della realtà (Foucault, 1985).

            Quanto però questo punto di vista non sia ancora dominante lo vediamo tuttora nella maggior parte delle attività scientifiche. Si ritiene in genere che il criterio della "non differenza" o della "neutralità" sia non solo "più oggettivo", ma che sia anche "più redditizio". Forse in passato questa prospettiva poteva  "somigliare" ad una realtà oggettiva, dal momento che dominava una rappresentazione del mondo secondo un punto di vista maschile. Oggi la dominanza del genere maschile é quanto meno in discussione: é ben chiaro che le donne sono presenti, sotto vari aspetti, nella vita sociale; esse comunque come consumatrici sono ben presenti all'interno del mercato (anche di quello sanitario), e con più facilità possono accorgersi di quanto i "prodotti" destinati a loro, per i loro consumi, non siano consoni ai loro bisogni, e penalizzare cos“ il mercato ed i produttori. Nel campo sanitario si può pensare ad esempio alla ricerca farmacologica ed alla sperimentazione degli psico - farmaci: statistiche internazionali, dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, indicano che le donne sono le più alte consumatrici di psicofarmaci (in particolare: ansiolitici ed antidepressivi); ma quanto, a monte della sperimentazione, si tiene conto di ciò?

            Nella nostra pratica clinica sappiamo che gli psicofarmaci hanno minore efficacia e più effetti collaterali sulle donne che non sugli uomini, ma non vengono approntati gruppi sperimentali ad hoc : il gruppo sperimentale é indistinto, ed i risultati sono prospettati come validi, indifferenziatamente per uomini e donne. Questo vale solo come esemplificazione di un lungo percorso, che il punto di vista della differenza di genere deve compiere per essere assunto come punto di vista metodologico indispensabile alla ricerca scientifica in tutti i settori, e come pre - requisito per l'assunzione di un criterio di oggettività e validità scientifica.

            La mancanza di questo punto di vista sulla differenza di genere si é potuta valutare anche nel percorso della nostra ricerca. Nella impostazione della ricerca sullo stress, e lo abbiamo visto nella prima parte, ci si é trovati a fare i conti con un campo indifferenziato; con una vita quotidiana rappresentata per lo più da eventi gravi e incontrollabili, dal solo lavoro produttivo, da caratteri divisi, in maniera manichea, in: caratteri di passività, validi per alcune patologie e per un determinato genere; e caratteri di attività - aggressività, validi per altro tipo di patologia e di genere.

            Queste brevi note iniziali servono a far meglio emergere il significato fondamentale del primo risultato che abbiamo raggiunto: aver messo in piedi e strutturato una ricerca in un nuovo campo di indagine.

            Otto gruppi campione diversificati in gruppi patologici di diversa intensità e gruppi non patologici; tre aree di indagine, ciascuna concernente sette fattori, per esplorare e scandagliare con elementi sia quantitativi che qualitativo/percettivi la vita quotidiana della donna: il suo lavoro, in primo luogo quello familiare, i suoi interessi, i suoi rapporti, i suoi progetti, la percezione di sé e quella degli altri, le sue stanchezze ed i suoi limiti.

            La complessità di un tale tipo di ricerca é sotto gli occhi di chi si avvicinerà al testo scritto: tanti obiettivi da raggiungere e tutti insieme, pena la perdita di senso della ricerca stessa.

            Il primo obiettivo, di carattere generale, che ha dato la possibilità di pensare la ricerca in questo modo, é stato appunto quello di far emergere la complessità della vita della donna, la sua "fatica di vivere", rendendola leggibile a partire sin dalla cosiddetta normalità, passando per la patologia lieve e giungendo fino alla patologia più grave.

            Il secondo obiettivo, di carattere particolare, é consistito nel riuscire a sottrarre il malessere femminile per eccellenza - la depressione psichica, ma non solo essa - al dominio della biologia, collegandolo il più saldamente possibile al tipo di organizzazione della vita quotidiana e ai fattori di rischio psico - sociali.

            Il terzo obiettivo é stato quello di rendere fruibile alla donna il concetto di stress, utilizzandolo come strumento fondamentale di una corretta prevenzione contro alcune tra le più diffuse patologie. 

            Per il raggiungimento di tanti obiettivi e per dare evidenza ad un campo di ricerca molto oscuro e trascurato, la ricerca che abbiamo presentato é stata cos“ ampia e discussa nella sua impostazione e nei suoi risultati.

            L'analisi dei fattori, dei gruppi, dei confronti tra gruppi a coppie omogenee ed eterogenee; l'analisi qualitativa degli indicatori; l'analisi statistica sui numeri e l'analisi delle frequenze sui significati dei numeri; l'analisi ed il confronto tra gruppo controllo e gruppo a rischio per andare anche a vedere tra le pieghe della normalità della vita della donna: tutto ciò ha costituito una architettura multifacciale complessa e articolata.

            Nonostante questa profusione di impegno, molte cose rimangono ancora da fare in questo campo, e non tutte ovviamente si possono limitare al nostro gruppo di ricerca. Ci auguriamo infatti che questa ricerca funzioni da apristrada per altre ed altre ancora che indaghino ed approfondiscano i nessi tra vita quotidiana e patologie, per le donne ma anche per gli uomini, nella convinzione che la conoscenza, se dichiara il suo punto di vista parziale, cioé se premette di essere rivolta a questo o a quel genere, può essere utilizzata anche dall'altro genere, perché non compie mascheramenti della realtà, non mistifica risultati e procedure contrabbandandoli come oggettivi e validi per tutti, e può aspirare quindi ad avere quel valore aggiuntivo di universalità e generalità che la rende fruibile da tutti.

 

 

2          LA VERIFICA DELLE IPOTESI

 

            Come si é già detto, i fattori sono stati pensati guardando alla vita quotidiana della donna e all'esperienza clinica sulla malattia mentale, in particolare sulla depressione. Essi hanno costituito una sintesi di elementi (indicatori) da noi ritenuti rilevanti per configurare la specifica realtà del quotidiano femminile.

            La ricerca, costruita sul confronto tra gruppi patologici e gruppi non patologici, ha dimostrato che questi fattori entrano nella vita della donna e differenziano i gruppi. In sostanza questi elementi si correlano positivamente con la condizione di patologia. I valori dei fattori (le medie) si elevano in maniera significativa rispetto al gruppo controllo in corrispondenza dei gruppi patologici; anzi si elevano maggiormente in corrispondenza della patologia più grave, ed in maniera minore in corrispondenza delle patologie più lievi. I fattori inoltre hanno differenziato all'interno del gruppo controllo un ottavo gruppo sperimentale, non patologico ma rappresentativo di una generica condizione di rischio. Tale gruppo é stato inserito nell'impianto della ricerca come gruppo di transizione dalla condizione di non patologia a quella di una eventuale patologia.

            I fattori sono stati quindi in grado di dimostrare che esiste una correlazione significativa tra precisi e concreti aspetti della vita quotidiana, caratterizzati da condizioni di stress, e specifiche patologie.

            E' stata dimostrata l'ipotesi della esistenza di una configurazione a piramide dei gruppi e delle patologie da loro rappresentate: alla base il gruppo sano, in posizione lievemente più elevata il gruppo a rischio, seguito dai gruppi a patologia lieve ed infine, sulla sommità i gruppi a patologia più grave.

            In definitiva tutte le patologie indagate, sebbene con diversi livelli (ricordiamo qui che l'indagine é stata effettuata nell'arco dei sei mesi successivi alla prima diagnosi, ed esplora retrospettivamente l'anno precedente l'insorgenza della patologia), risultano non essere indipendenti dalle condizioni di stress della vita quotidiana da noi esplorate. Queste condizioni, se ignorate e non oggetto di modifiche appropriate, possono entrare a far parte  del campo di strutturazione della patologia.

            E' dimostrata l'ipotesi che esistono differenze significative tra le diverse tipologie  dei gruppi patologici: ogni gruppo ha mostrato significatività rispetto ai fattori complessivi; ma nell'analisi dettagliata (analisi univariate) si é vista una diversa presenza dei fattori all'interno dei vari gruppi patologici. Questa analisi sulla diversa presenza e composizione dei fattori significativi all'interno dei vari gruppi patologici, ci ha permesso sia di confermare l'ipotesi dell'esistenza di diversi profili di rischio in rapporto alle diverse condizioni di stress, sia di definire i rischi concreti connessi alle diverse patologie.

            Tra queste diversità che coinvolgono tutti i gruppi patologici, la prima da sottolineare, che ha un'ampiezza diversa dalle altre, é quella che riguarda le patologie del campo psichico (depressione ed ansia) rispetto alle patologie del campo fisico.

            La depressione ed i disturbi da ansia hanno mostrato una connessione altissima con i fattori significativi (tutti i fattori). Questo impone correttamente una interpretazione diversa del ruolo di questi fattori psico - sociali nella genesi delle tre patologie esaminate: nelle patologie a prevalente impatto psichico essi hanno un chiaro ruolo dominante, ruolo che si riduce nelle altre patologie ad impatto prevalentemente somatico.

            In rapporto quindi alla maggiore o minore presenza in termini di significatività dei fattori di rischio psico - sociale, possiamo valutare e argomentare l'esistenza di maggiori o minori spazi che si aprono per eventuali altre condizioni di rischio come ad esempio, quelle biologiche, e genetico - ambientali, che nella nostra ricerca non sono state prese in considerazione, ma che hanno un ruolo di co-fattori nello sviluppo delle patologie.

            La differenza complessiva tra questi due raggruppamenti (patologia bio - psichica e bio - fisica) va valutata anche in sede di definizione dei profili differenziali di rischio. Oltre la lettura delle differenze e somiglianze quali - quantitative tra i gruppi patologici, va inserita anche la lettura della differenza tra i gruppi "depressione" ed "ansia" da un lato, e gli altri gruppi patologici dall'altro.

 

 

3          I NOSTRI RISULTATI A CONFRONTO CON LA LETTERATURA

 

            Prima di  passare a definire le specificità della nostra ricerca, vorremmo ripartire da quelle che sono state le affermazioni generalmente condivise in letteratura a livello delle tre patologie, e riportate nel primo capitolo (parte prima) del testo.

 

            La depressione         

            Le ricerche fin qui svolte hanno avuto un limite fondamentale derivato da un pregiudizio di genere: per la donna la vita affettiva é più importante ed ha più peso. Cos“ si sono sempre divise nel campo di ricerca le vicende affettive da quelle economico - sociali, attribuendo in prevalenza alle une un valore patogeno per le donne, e alle altre un valore patogeno prevalente per gli uomini.

            La depressione ha quindi rappresentato l'effetto patologico di uno stress derivato alla donna da vicende affettive fallimentari; mentre sono rimaste nell'ombra altre vicende, altri ruoli e funzioni, non si é dato peso ad esempio all'organizzazione del lavoro familiare che coinvolge pressoché tutte le donne e costituisce quella condizione base su cui si sviluppa facilmente la patologia depressiva.

            Confrontiamo ora i risultati principali delle ricerche sui fattori di rischio, presenti nella letteratura, con i dati della nostra ricerca.

            Iniziamo con i cinque fattori che sono più frequentemente correlati alla depressione femminile : matrimonio infelice (e scarsa confidenza con il partner), storia familiare di depressione, presenza di figli piccoli, separazione dei genitori, disoccupazione, e perdita di almeno uno dei genitori prima dei 10 anni.

            La disoccupazione personale: nelle donne essa deve intendersi come condizione di casalingato, in questo senso il confronto da noi operato tra donne casalinghe e lavoratrici, non ha dato alcun esito positivo; non vi é cioé correlazione positiva tra condizione di lavoro o condizione di casalinga e sviluppo di una patologia.

            La disoccupazione del coniuge: nel nostro campione questo dato é poco rappresentato; il suo valore é infatti contenuto tra il 5% ed il 7% dei casi in tutti i gruppi campionati.

            Presenza in casa di uno o due figli al di sotto dei 14 anni: il dato é presente in modo uniforme nel nostro campione complessivo, e quindi non costituisce elemento di differenziazione tra gruppi patologici e non patologici.

            Il matrimonio infelice: questo dato, se si esclude la percentuale, anch'essa bassa per tutti i gruppi, di donne separate e divorziate, é presente però nell'indicatore "scarsa confidenza con il partner". La scarsa confidenza si associa più frequentemente con le donne del gruppo depressione ed in genere con le donne dei due gruppi di patologia psichica. La scarsa confidenza con il partner, non é un indicatore a sé stante, esso entra nel quadro più generale della mancanza di relazioni sociali e mancanza di rapporti di confidenza: quando ciò si realizza, e si realizza particolarmente nel gruppo della depressione, emerge come corollario anche la minore confidenza con il coniuge.

            La crisi coniugale, quando si presenta come evento scatenante, si innesta nel gruppo depressione sulla più generale (e più rischiosa) carenza di: relazioni sociali, supporti, rapporti di confidenza.

            La morte dei genitori, o la loro separazione in età infantile, non costituisce un evento che si associ con particolare frequenza alla depressione dell'età adulta.

            La morte, la separazione, la malattia o i dissapori coniugali dei genitori, che si verificano nella fase dell'adolescenza, sono associati al rischio di patologia psichica (e lo vediamo nella nostra casistica clinica) non solo per motivi di stress emotivo - affettivo. Un evento di questo genere, infatti, determina spesso per l'adolescente l'assunzione di una responsabilità precoce: si tratta molte volte di supportare, con un aiuto materiale o psicologico, il genitore che viene considerato o si rappresenta come "danneggiato".

            L'analisi di questo dato, che riguarda la tappa adolescenziale, non rientra nella attuale ricerca, ma é oggetto di una ricerca a parte nell'ambito dello stesso Progetto Finalizzato FATMA.

            Il tipo di personalità che più frequentemente si associa alla depressione, secondo la definizione di Arieti: "passivo, rinunciatario, agisce secondo le aspettative degli altri" (Arieti e Bemporad, 1981), non é stato confermato dalla nostra ricerca, come elemento che differenzia il gruppo depressione da quello di controllo.

            Il gruppo depressione si percepisce, nella fase che precede la patologia, nello stesso modo in cui si percepiscono gli altri gruppi e segnatamente non si riscontrano differenze relative ai tratti dell'aggressività, impazienza, competizione.

            Non c' é traccia di passività quando si vede la tendenza delle donne, prima della depressione, al to cope, al farsi carico di tutto, a reggere una impennata del lavoro familiare.  Da questo punto di vista  si tratta di donne come le altre; dall'esperienza clinica sappiamo che le donne comunemente dette dagli altri "forti" e "più capaci" sono quelle che hanno le depressioni più improvvise (il cos“ detto fulmine a ciel sereno) e gravi.

            La differenza poi che si riscontra nel confronto con gli altri gruppi relativamente alla riduzione degli aspetti di: sicurezza, attività, iniziativa, non costituisce un profilo di personalità tipico delle donne depresse; ma va interpretata in questo gruppo come il correlato della fase di stanchezza (che precede l'insorgenza della depressione) consistente in una situazione di sovraccarico e di scarsi riconoscimenti della propria attività da parte del contesto.

             Nello stesso modo la tendenza ad agire secondo le aspettative degli altri, non può costituire un tratto di personalità tipicamente associato alla depressione,  perché questa modalità é invece associata tipicamente al lavoro familiare, e quindi ad una condizione di vita generale che riguarda tutte le donne.

            Sul problema della interconnessione dei tratti di personalità attribuiti come fattori di rischio nella depressione, e di quelli attribuiti alla "natura" del genere femminile, rimandiamo alla relazione svolta al XXII Convegno Nazionale degli Psicologi Italiani (E. Reale, in Atti del Convegno, Repubblica di S. Marino, 1992) su "Modelli culturali e rappresentazioni soggettive della dipendenza: un nodo del processo trasformativo nella pratica terapeutica femminile".

            La bassa stima di sé e la percezione di incapacità sono associate in maniera assolutamente specifica al rischio depressivo.

            Questo dato non é collegato con una reale incapacità a fronteggiare compiti e responsabilità: si é visto che le donne di questo gruppo hanno anche più compiti e responsabilità delle altre. La bassa stima di sé si correla nella nostra ricerca con:

 -         un basso livello di relazioni sociali e di rapporti di confidenza al di fuori della famiglia; la scarsità di relazioni esterne significa infatti mancanza di supporti al proprio punto di vista, difficoltà della crescita del senso di sé che si sviluppa prevalentemente nella inter - relazione (Surrey, 1992);

 -         la presenza di un contesto familiare, assunto ad unico referente, che non riconosce né valuta le capacità ed il lavoro della donna.

            Sottolineiamo che i nostri dati confermano l'associazione, trovata da altri ricercatori, tra bassa stima, relazioni deteriorate, e rischio di incorrere nella depressione (Miller et al., 1989). E specularmente, concordiamo con quanto afferma Brown (1986): un'alta autostima e una buona rete relazionale sono fattori di protezione dalla depressione.

            Concordiamo quindi anche con le ricerche che collegano carico di lavoro familiare e scarsi supporti nella genesi di depressione ed ansia. Non concordiamo invece con quanti affermano che le donne lavoratrici (ovvero: le donne che hanno anche un lavoro extra - familiare) sono maggiormente protette rispetto alle casalinghe: all'analisi statistica i nostri dati non hanno fatto rilevare differenze significative in questo senso per nessuno dei gruppi patologici indagati.

 

Le malattie cardiovascolari e l'ipertensione

            L'impostazione data alla ricerca non prende in considerazione il primo fattore di rischio riconosciuto in letteratura: il sesso maschile.

            Su questo fattore di rischio grava un pregiudizio di genere che vuole che la maggioranza dei disturbi delle donne siano dovuti a fatti caratterologici e temperamentali di "nervosismo": voglio ricordare qui una espressione tipica delle pazienti dei nostri  servizi che parlano, parafrasando la diagnosi dei medici di base, di "pressione nervosa", di "angine nervose", ecc. Le donne scontano, in questo modo, la sottovalutazione dei loro sintomi di tipo cardiaco - vascolare e l'indirizzamento diagnostico elettivamente od esclusivamente nell'area delle patologie nervose e mentali. Molti sono gli elementi in comune tra ipertensione lieve e stati di ansia: i medici di base indirizzano però in prevalenza le donne verso i canali della psichiatria, della psicologia, ecc.; gli uomini, verso i canali della medicina internistica.

            Questo sostanziale disconoscimento delle affezioni cardio - vascolari nelle donne é stato preso in considerazione proprio recentemente negli Stati Uniti, a seguito di corpose polemiche sulla scarsa attenzione dei medici ai disturbi delle donne in questo campo, fattasi registrare nel minore investimento economico e tecnologico (scarse ricerche sulle appropriate metodologie diagnostiche per le donne, scarso impegno nella prevenzione, ecc.), con conseguente crescita degli eventi mortali (Braunwald, 1997).

            Il lavoro: individuato come  fattore di rischio princeps nei soli uomini, si conferma anche per le donne come principale fonte di rischio, inteso ovviamente non solo come lavoro produttivo ma come lavoro complessivo: ovvero come somma del lavoro familiare e del lavoro extra - familiare (quando esso é presente).

            Il rischio ipertensivo e coronarico, collegato alla soppressione o inibizione dei comportamenti aggressivo - competitivi non é confermato dalla nostra ricerca: si segnala infatti in tutti i gruppi patologici, non solo nella ipertensione, un aumento dei caratteri e comportamenti di tipo aggressivo - competitivo.

            Il collegamento tra patologie cardiovascolari e basso supporto sociale (Pancheri, 1988) é presente nella nostra ricerca ma occorre fare un "distinguo":

 -         le donne ipertese hanno più lavoro, meno risorse esterne e meno aiuti (bassi supporti); da questo punto di vista il fattore "basso supporto sociale" entra anche nella nostra indagine come elemento di rischio all'interno del fattore più complessivo "lavoro familiare ed extra - familiare".

 -         Lo scarso supporto sociale inteso come solitudine, o mancanza di rete relazionale, non trova conferma nella nostra ricerca come fattori di rischio: al contrario - come abbiamo visto - vi é proprio nel gruppo ipertensione moderata - severa un elevato numero di relazioni sociali.

            Il collegamento con gli eventi di perdita economica non trova conferma: questi eventi infatti non hanno nei gruppi "ipertensione" un peso specifico diverso da quello che hanno per gli altri gruppi.

 

Il carcinoma mammario       

            Anche per il carcinoma mammario non é confermato il ruolo patogeno di eventi particolari. Per il carico di lavoro ed il tipo di eventi questo gruppo (T1) si comporta come gli altri due gruppi a patologia grave.

            Non trova conferma l'associazione con un tipo di personalità depressiva e rinunciataria, cos“ come non ha trovato conferma nel gruppo depressione l'associazione con tratti di personalità rinunciataria e passiva.

            Il gruppo patologia mammaria inoltre ha caratteri marcatamente distintivi rispetto al gruppo depressione: differisce infatti per il buon livello di auto ed eterostima.

            Non risulta cos“ confermata l'associazione tra carcinoma e tendenza alla depressione.

            Per quanto riguarda il "mascheramento ed il diniego", o quanto altro per indicare la non manifestazione all'esterno dei propri stati emotivi, esso trova parziale conferma nella nostra ricerca.

            Il mascheramento dei comportamenti aggressivo - espressivi ed in generale degli stati emotivi é presente nelle scale di valutazione per tutti i gruppi ed é apprezzabile nella differenza di valore tra percezione soggettiva e giudizio altrui. Questa tendenza é più approfondita nel gruppo carcinoma che non presenta una modifica dell'eterostima nonostante riferisca, come gli altri gruppi, un aumento dei caratteri di tipo "A".

            Inoltre la tendenza al "mascheramento", inteso come non adeguata rappresentazione dei propri stati emotivi, é presente nel gruppo T1 anche nel fattore stanchezza: il gruppo é infatti l'unico che, pur facendo registrare alti livelli di malessere e stanchezza, non presenta una reazione emotiva di allarme e paura, non si rivolge ai medici, non interrompe le attività abituali. Questo dato, presente nel gruppo, della non considerazione dei propri malesseri, é stato messo in relazione con il supporto familiare ricevuto, e l'elevata autostima, che "attutiscono" il sentire e il percepire in modo adeguato i sintomi dell'affaticamento e la stanchezza.

            Il livello elevato di autostima si presenta nei nostri dati come associato alla patologia neoplastica, e pertanto non può essere considerato in questo caso come specifico fattore di protezione (Cooper e Faragher, 1993).

            Viene invece confermato dal nostro studio quanto affermato da Grassi (1988) sulla associazione con la scarsità di rete relazionale extra - familiare. Questo dato però va coniugato con l'altro dato sulla soddisfazione all'interno delle relazioni familiari: quanto più il gruppo satura i suoi bisogni di affermazione e di conferma all'interno dei rapporti familiari, tanto meno percepisce e si rappresenta l'esigenza di una rete relazionale esterna.

 

 

 


 

Capitolo 2

 

IL PERCORSO DELLA RISPOSTA DI STRESS

 

 

 

1             I FATTORI DELLA NOSTRA RICERCA

 

 

Gli eventi

 

            Gli eventi sono stati definiti come antefatti che mettono in moto la risposta di stress ma non ne fanno parte.

            Gli eventi, come avevamo previsto, nella nostra ricerca non hanno mostrato differenze significative tra i gruppi; ovvero: tra le donne dei vari gruppi non vi é ripartizione differenziale tra eventi emotivi ed economici. Ogni gruppo ha una sua quota di eventi di lutto, di perdite economiche, e di eventi senza alcuna connotazione negativa. L'unica differenza é nel tempo: i gruppi a patologia grave hanno un numero maggiore di eventi nell'arco dei 5 anni che precedono l'esordio della patologia; quelli a patologia lieve ed il gruppo controllo  hanno invece un numero maggiore di eventi  nell'anno che precede l'esordio (o il momento della valutazione per il gruppo controllo).

            Anche gli eventi luttuosi nell'età infantile non fanno rilevare elementi di diversificazione tra i gruppi. La perdita della madre non é stata verificata come statisticamente significativa in nessuno dei gruppi patologici, e soprattutto in quello della depressione.

            Ciò che risulta verificato é invece che ad un evento percepito dalla donna come significativo e pertanto riferito e segnalato nel questionario, si connette un cambiamento nella organizzazione della vita quotidiana.

 

I fattori

 

            Tutti i fattori differenziano in maniera significativa i gruppi tra loro:  segnatamente il carico di lavoro familiare, gli interessi personali, la rete relazionale, il progetto personale, la percezione di sé ed il giudizio degli altri, la stanchezza.

            Ricordiamo che i sette fattori costituiscono sia elementi portanti della vita quotidiana femminile, indagabili separatamente, sia le tappe di un percorso inserito in una dialettica domanda  - risposta tra la donna ed il suo contesto di vita.

            L'attuale fase ricerca non può dar conto direttamente dell'aspetto dinamico di questo percorso: per questo obiettivo é stato approntato uno specifico strumento di indagine che verificheremo in una fase successiva di un più vasto programma di ricerca.

            L'aspetto dinamico, in questa fase, potrà essere attinto solo indirettamente dall'analisi dei rapporti e delle connessioni dei fattori della ricerca.

 

Il carico di lavoro familiare ed extra - familiare

 

            Il carico di lavoro si presenta nei nostri dati con le caratteristiche del cambiamento e in particolare con l'aumento delle mansioni, dei compiti, dei tempi. Ciò vale sia per il lavoro familiare che per quello extra - familiare.

            Rispetto al lavoro extra - familiare , considerato separatamente, il lavoro familiare ha maggiori potenzialità di indurre uno stress patologico: il carico e l'aumento del carico familiare hanno una valenza generale che riguarda tutte le donne, sia dei gruppi non patologici che quelle dei gruppi patologici.

            Il lavoro familiare presenta caratteristiche di stress patologico (differenza significativa tra i gruppi patologici e quelli non patologici) soprattutto nella valutazione della qualità e nel tipo di percezione; in tutti i gruppi con patologia si ritrovano valori elevati di: insoddisfazione, percezione di fare cose che non spettano, di essere caricati al di sopra delle proprie possibilità, di essere sacrificati, percezione di colpa ed attribuzione a sé di ogni responsabilità.

            Il lavoro extra - familiare ha minori valenze stressanti, in generale: l'aumento del carico di lavoro differenzia meno i gruppi patologici, sia a livello di quantità che di valutazione qualitativa e percettiva.

            Nell'insieme il cambiamento si configura come aumento generale della pressione lavorativa su tutti i soggetti patologici, compreso il gruppo a rischio.

            In definitiva é confermato che l'evento modifica l'assetto del carico di lavoro complessivo, mentre le differenze riscontrate tra i gruppi indicano i punti di maggiore carico ed incidenza del fattore.

 

Gli interessi ed i progetti personali

 

            Se gli eventi danno l'avvio alle modifiche, nell'ambito del lavoro, che succede dei tre fattori da noi considerati protettivi della salute psico - fisica? E cioé le relazioni, gli interessi ed i progetti? Vediamo innanzitutto gli interessi ed i progetti personali. Il loro comportamento generale ci indica, come si é visto nel lavoro familiare, che per le donne dei gruppi gli interessi ed i progetti personali sono carenti o addirittura assenti.

            Tale comportamento generale, di tutti i gruppi campione, analogamente a quanto succede per il lavoro familiare, definisce una complessiva condizione di rischio, che attiene al genere femminile e non solo alla condizione di patologia.

            I tre fattori (lavoro familiare, interessi e progetti), che presentano una fisionomia analoga, vanno letti in connessione: l'espansione del carico di lavoro familiare comporta la  compressione e riduzione  di interessi e progetti personali. Vi é infatti difficoltà a far emergere il per sé (interessi e progetti personali) in rapporto alle esigenze del per altri contenuto in modo cogente e strutturale nella tipologia del lavoro familiare.

            Questa restrizione é poi maggiormente presente nei gruppi patologici, eccetto che nel gruppo dell'ipertensione severa. L'esclusione di questo gruppo ci ha indotto a fare una doppia valutazione del fenomeno:

 -  di tipo generale, ovvero a maggior carico complessivo di lavoro corrisponde un restringimento degli interessi personali e dei progetti che riducono l'attività complessiva (tutte le attività del quotidiano, dal lavoro agli hobbies);

 -  di tipo specifico, valido per il gruppo delle ipertese, ovvero il mantenimento di quote adeguate di interessi e di progetti personali (la sfera quasi intera del per sé) non si accompagna a riduzione della quantità di lavoro, creandosi in tal modo le condizioni di un aumento complessivo di tutte le attività (lavorative e non) con segnali specifici di sovraffaticamento in tutti i settori.

            Sottolineiamo a questo proposito l'utilità di un'analisi condotta in maniera sincrona su più versanti della vita quotidiana: essa ci permette, come in questo caso, di guardare i singoli fenomeni non isolatamente, cadendo in errori interpretativi, ma connettendoli gli uni agli altri in modo da definire comunque un profilo complessivo di condizioni di stress e di rischio patologico.

 

La rete relazionale

 

            E' un franco fattore di protezione: esso consente il supporto soprattutto emotivo in quanto in esso é compreso e ha molta rilevanza l'indicatore "confidenza".

            La rete relazionale é robusta nei gruppi non patologici e carente in più gruppi patologici che mostrano in ciò la loro maggiore esposizione alle situazioni stressanti, ma in modo differenziato: si tratta di una carenza, ossia di una mancanza concreta di relazioni (come tendenzialmente accade con maggior rilevanza per il gruppo depressione); oppure si tratta di una mancanza di tempi e di spazi per coltivare una relazione o per farla fruttare, il che conferisce alla relazione la funzione di supporto; nel gruppo ipertensione grave, al contrario, la relazione viene mantenuta e coltivata ma vi sono i livelli più alti di stanchezza abituale nella frequentazione di amicizie.

            La carenza di rete relazionale nei gruppi patologici ha il preciso significato dinamico di lasciare la persona isolata. Sia in linea di principio che in punto di fatto, il non avere amici, o non avere tempo per le relazioni, non solo costituisce una spia della pressione esercitata dal lavoro complessivo, ma fa anche risaltare le minori possibilità che si prospettano di avere un input  dall'esterno  -  sia sotto forma di motivazione, che di aiuto concreto - per allentare la pressione lavorativa, e principalmente la pressione del lavoro familiare.

            Inoltre c'é da sottolineare che molte delle donne esaminate definiscono come propria "rete relazionale" esclusivamente quella individuata dalle relazioni familiari, che spesso si associa però a richieste di ulteriore aggravio di lavoro. Ciò é spesso segnalato dagli atteggiamenti comuni a tutte le donne dei gruppi patologici che ritengono nelle relazioni di aver dato aiuto, comprensione, ma di non averne ricevuto altrettanto.

 

L'immagine di sé: la percezione soggettiva e la percezione degli altri

 

            Nella percezione di sé il fattore di rischio principale é il cambiamento con contenuti che riguardano la riduzione della stima di sé, la percezione di incapacità e l'aumento degli atteggiamenti di aggressività/irritabilità.

            Il cambiamento della percezione di sé si correla, nella geografia interna dei fattori, con l'aumento della quantità del lavoro: più colpiti sono i gruppi depressione ed ipertensione, che risultano essere i gruppi su cui più incide l'aumento di lavoro complessivo.

            La correlazione tra aumento di lavoro e modifica della percezione di sé si rileva anche dal confronto tra donne casalinghe e lavoratrici, a prescindere dalla loro appartenenza a gruppi patologici e non: le lavoratrici mostrano un aumento maggiore degli atteggiamenti di aggressività - irritabilità rispetto alle donne che lavorano solo in casa.

            Il giudizio degli altri appare meno improntato a valori di cambiamento: gli altri (nello specifico i familiari) sembrano avere giudizi più stabili e meno negativi.

            Ma poi, e questo dato risulta contraddittorio, tutti i gruppi mostrano di essere più  sovraccaricati dal giudizio familiare vivendolo come oppressivo e svalutativo.

            Il giudizio familiare viene percepito come oneroso ma non se ne rintraccia immediatamente il collegamento con il proprio, visto che i giudizi espressi dai familiari sul piano più obiettivo sono migliori delle valutazioni soggettive.

            L'ipotesi, che la realtà clinica ci ha confermato ed é anche visibile nel confronto tra donne casalinghe e lavoratrici, si collega alla valutazione che la "pressione" esercitata dal giudizio familiare non sia presente solo a livello della "disistima" e del giudizio di incapacità, ma può manifestarsi come costrizione, oppressione, carico anche in assenza di un giudizio francamente negativo, o addirittura in presenza di un giudizio migliore di quella che é la percezione soggettiva.

            Questo andamento che abbiamo rintracciato nei gruppi patologici, rispetto al rapporto tra percezione di sé e giudizio altrui, lo troviamo confermato anche nel comportamento del gruppo controllo che si percepisce sovraccaricato, svalutato dal giudizio familiare.

            Si delinea cos“, in corrispondenza di un fattore significativo per lo sviluppo di condizioni di patologia, un altro elemento che entra a far parte di quella organizzazione "a rischio" costitutiva della normale vita quotidiana femminile.

 

La stanchezza

 

            Costituisce un elemento di estrema comunanza di tutti i gruppi patologici e del gruppo a rischio. Esso individua le capacità di resistenza allo stress con i segnali anticipatori del break - down  fisico o psichico.

            Tutti i gruppi patologici, cos“ come il gruppo a rischio, mostrano alti livelli di stanchezza e di altri disturbi. Solo il gruppo controllo ha esclusivamente segnali di stanchezza per il 50% dei soggetti, senza altri disturbi associati.

            Questo fattore  -  cos“ come era stato previsto nella nostra ipotesi  -  segnala immediatamente una situazione di stress: il gruppo controllo non ne é esente: ed infatti abbiamo visto che esso ha valori non trascurabili in corrispondenza di alcuni fattori (zone di fragilità e rischio generico per la condizione femminile).

            Già a livello di gruppo a rischio (8¡ gruppo campione) la stanchezza ed i disturbi viaggiano a livelli simili a quelli delle patologie gravi e lievi. Inoltre non si riscontrano differenze significattive tra i gruppi patologici sia gravi che lievi.

            Tutti i segnali anticipatori dell'ingresso nella zona patologica sono equivalenti: in questo fattore non si colgono elementi distintivi per lo sviluppo delle future patologie. 

            Lo stato psico - fisico generalmente scadente é allora un segnale, non della futura patologia, quanto della situazione di sovraccarico antecedente.

            La stanchezza si conferma precursore della situazione di stress, essa costituisce un segnale indifferenziato di una condizione di stress che accomuna tutti i gruppi e che si collega ad un aumento complessivo delle attività lavorative, o anche ad un aumento delle attività generali, ma ad un peggioramento di aspetti qualitativi e percettivo - valutativi.

            In questa direzione, la stanchezza segnala la necessità di un alleggerimento dei carichi. Ma l'alleggerimento non é mai attuato dai gruppi, se non forzosamente nella interruzione delle attività (di qualche ora o giorno) sotto la spinta del malessere.

            Alla fine dunque possiamo dire che la stanchezza, già presente nel gruppo non patologico (gruppo a rischio), in correlazione con l'aumento dell'attività lavorativa esterna, costituisce quel primo "campanello d'allarme", che in un discorso di prevenzione, può fondare una salutare riorganizzazione del quotidiano con un adeguato alleggerimento dei carichi. Al contrario non é mai presa in giusta considerazione, né dai gruppi patologici né da quelli non patologici: alcuni gruppi reagiscono con maggiore emotività (allarme), altri no; ma tutti i gruppi poi mantengono i loro ritmi di vita, non si interrogano sul che fare, sottovalutano il malessere e non lo collegano alle condizioni di vita quotidiane.

            Riassumiamo le tappe generali del percorso che conducono i gruppi campione alle soglie della patologia:

 -         le donne sia casalinghe che lavoratrici hanno le medesime probabilità di ammalarsi, il lavoro esterno infatti non svolge una protezione efficace: esso preso singolarmente é minore induttore di stress, ma nel quadro di insieme del lavoro familiare ed extra - familiare che si realizza nella condizione femminile, diviene ulteriore elemento di stress.

 -         L'evento determina una necessità di cambiamento e questo evento é più facilmente di carattere familiare che sociale, attiene maggiormente al campo del "lavoro familiare". Gli eventi infatti che danno l'input sono frequentemente quelli attinenti allo sviluppo del ruolo materno (maternità biologica o psicologica: il provvedere agli altri materialmente e psicologicamente, sia figli sia non). L'evento determina un processo a cascata di molteplici cambiamenti che vanno tutti nella direzione del sovraccarico di lavoro, in primis quello familiare.

 -         Il lavoro familiare viaggia sempre a livelli limite, anche nel gruppo sano, facilmente crea situazioni di sovraccarico. Il lavoro familiare é meno riconosciuto come fattore di stress e più difficilmente inserito in ottiche di modifica (alleggerimento); il lavoro extra - familiare é, al contrario l'anello debole, storicamente di formazione più recente, meno vissuto come diritto, viene subito percepito e spesso individuato come unico produttore di stress e più facilmente eliminato. Inoltre l'aumento complessivo del carico di lavoro induce altri cambiamenti, valutati come necessari alleggerimenti.

 -         In generale, viene alleggerita la già esile zona del personale (interessi, progetti, relazioni amicali). La differenza tra i gruppi comincia da questi fattori: da qui si cominciano ad apprezzare quei comportamenti diversi che indirizzano le donne in percorsi patologici diversi.

            Il primo atto del percorso di formazione della risposta di stress coinvolge la maggioranza delle donne: agli eventi di vita, che nell'impianto dinamico, costituiscono l'occasione perché il contesto rivolga alla donna una richiesta di aumento del carico, fa seguito in genere una risposta di assunzione del carico. Una tale risposta trova il suo fondamento di non rifiutabilità nella "normalità" del lavoro familiare in relazione proprio a tipologia, modalità organizzative, e modelli di riferimento, ecc., che lo definiscono come lavoro non defettibile.

            Successivamente, le modifiche che si innestano in riferimento ad altre condizioni della vita quotidiana, tendono a differenziare maggiormente sia gli sviluppi della situazione di stress, sia i comportamenti dei gruppi patologici. E cos“ le relazioni, gli interessi, i progetti, la stima di sé e degli altri svolgono un ruolo di maggiore o minore protezione, di approfondimento o alleggerimento dello stress, di aumento o riduzione delle capacità di lettura del proprio malessere e di intervento sul primo fattore di stress: il carico di lavoro.           

            La prima distinzione si individua nella diversità di comportamento tra i gruppi a patologia psichica, ed i gruppi a patologia fisica : il mantenimento della buona stima di sé, ed un  buon giudizio degli altri sono sicuramente fattori di protezione rispetto al break - down psichico , ma non proteggono da quello fisico.

            Questa distinzione tra ciò che é fisico e ciò che é psichico é chiaramente solo metodologica, condividendo noi le posizioni che vedono una interconnessione stretta tra dominio dello psichico e del fisico  in quanto tutti e due poggiano sulla struttura unitaria biologica, psicologica e sociale dell'individuo. Quando parliamo della differenza tra psichico e fisico la valutiamo non nell'ambito della eziopatogenesi delle varie patologie, ma nell'ambito degli effetti e dei punti di scarico della tensione bio - psichica e della pressione sociale: il corpo biologico nella ipertensione e nel carcinoma, il corpo psichico nella depressione e nell'ansia.

 

 

 

2          I PERCORSI DIFFERENZIALI DEI GRUPPI

 

 

            Abbiamo fin qui definito il profilo generale dello stress relativo alla condizione femminile.

            Vogliamo ora valutare i profili di stress relativi ai vari gruppi, per poi valutare in un'ottica preventiva i punti di svincolo da una condizione all'altra, ovvero i passaggi da un gruppo non patologico ad uno patologico, da un gruppo a patologia lieve ad un altro a patologia più grave.

            Iniziamo il percorso dal "basso", e cioé dai gruppi senza patologia.

 

            Il gruppo controllo

 

            Il 35% di questo gruppo non riferisce eventi di vita particolari accaduti negli ultimi tempi; l'altro 65% mostra una prevalenza di eventi recenti ed un numero percentuale di eventi indesiderati simile agli altri gruppi.

            Si rilevano tre zone di rischio: il lavoro familiare, gli interessi, i progetti; e parzialmente anche i fattori: "giudizio familiare e stanchezza".

            Possiamo dedurre che in rapporto agli eventi segnalati (di qualunque natura siano) si verifica anche per il gruppo controllo un aumento delle attività di lavoro familiare con una riduzione di attività di tipo personale (il per sé). La rete relazionale é stabile, la percezione di sé anche, e orientata positivamente; il giudizio degli altri é anch'esso stabile e positivo anche se compare già l'orientamento a percepirlo come sovraccaricante.

 

            Il gruppo a rischio

 

            Mostra lo stesso profilo del gruppo controllo, ma rileva la tendenza ad un aumento di tutte le caratteristiche (fattori) in direzione di un approfondimento dello stress.

            In particolare ha due punti già significativi per avviarsi ad un eventuale break - down: un numero più elevato di eventi e, in relazione a ciò, il cambiamento del carico di lavoro con un rialzo della pressione esercitata dal lavoro extra - familiare. A questo rialzo corrisponde l'impennata dei valori della stanchezza e degli altri disturbi che già in questa fase eguagliano i valori dei gruppi patologici.

 

            Il passaggio dal gruppo sano al gruppo a rischio

 

            In questo passaggio troviamo: un aumento di eventi, un aumento dei valori in generale e specificamente un aumento significativo del lavoro extra - familiare e della stanchezza. Quest'ultima é presente, come negli altri gruppi patologici, con il trend tipico della sottovalutazione (percezione di allarme non accompagnata da alcuna modifica).

            Vogliamo sottolineare un elemento di particolare interesse: lo stress inizia a colpire le donne quando si determina un aumento del carico di lavoro extra - familiare. All'aumento del carico extra - familiare non corrisponde però una riduzione del carico familiare (adeguato comportamento preventivo di compensazione) con la conseguenza di un aumento patologico della stanchezza.

            Successivamente vedremo negli altri gruppi come l'ingresso nella sfera della patologia sia determinato non tanto dall'aumento del carico di lavoro extra - familiare, quanto da quello familiare.

 

            Il gruppo depressione e il gruppo disturbi da ansia

 

            Questi due gruppi hanno mostrato molte affinità tra di loro: essi sono, tra i gruppi patologici, quelli che presentano maggiori omogeneità, al pari dei due gruppi senza patologia.

            Le loro differenze interne sono essenzialmente quantitative mentre tutte le caratteristiche strutturali si ripetono in modo pressoché simile.

            Eventi: non si nota alcuna prevalenza né di numero né di tipologia rispetto agli altri gruppi patologici; gli eventi di perdita affettiva si pareggiano con gli eventi di perdita economica.

            I due gruppi - ciascuno nel proprio raggruppamento di patologie gravi e lievi - presentano il maggiore aumento di carico di lavoro complessivo (somma del lavoro familiare ed extra - familiare); gli indicatori specifici e differenziali nel carico di lavoro  mostrano: carenza di risorse personali, alta nocività del contesto, mancanza di riconoscimenti e apprezzamenti, rilevanti quote di sacrificio e di non libertà, tendenza alla colpevolizzazione.

            A parità di eventi con gli altri gruppi, si deduce un contesto che avanza maggiori  richieste; ciò é segnalato dal maggiore aumento del carico di lavoro familiare rispetto agli altri gruppi.

            L'aumento del carico di lavoro é proporzionale alla riduzione degli interessi e progetti personali. Si ripete il trend: ad un aumento di impegno in attività doverose corrisponde il risparmio di energie sul versante delle attività gratuite, ovvero di solo interesse personale.

            Nei progetti vi é una differenza tra i due gruppi: nel gruppo depressione essi sono più carenti, ed inoltre scarsamente rappresentativi di esigenze personali.

            Nella rete relazionale i due gruppi hanno lo stesso profilo con intensità diverse: scarsi rapporti,  mancanza di relazioni di confidenza; ed in particolare per il gruppo depressione una marcata assenza dei rapporti di confidenza con il partner.

            Nella percezione di sé i due gruppi tendono a sovrapporsi : ambedue con scarsa stima di sé, senso di incapacità, hanno valori simili nella aggressività/ irritabilità; ma anche nella insicurezza e non comunicatività/espressività. 

            Sono i gruppi in cui é più elevata la percezione di non essere appoggiata e di essere ostacolata dal contesto nell'affermazione di sé; di essere sovraccaricata da un giudizio familiare che svaluta, che é difforme da come ci si vede, che induce sensi di colpa.

            Si conferma, anche in questi gruppi, l' orientamento di una percezione di sé più negativa, di contro la percezione di un giudizio esterno meno negativo (in termini quantitativi) ma più pesante e stressante.

            Nella stanchezza i due gruppi sono simili agli altri: elevato senso di stanchezza, malesseri di ogni tipo con una maggiore prevalenza di disturbi definiti di tipo psichico, minore ricorso al medico, ma maggiori interruzioni nelle attività quotidiane con riduzione della propria autonomia, e percezione di allarme. Come al solito si conferma il trend della mancanza di prospettiva di cambiamento per far fronte ai malesseri, perché non vengono riferiti al contesto di vita quotidiana. In più il contesto familiare si dimostra nocivo: non sostiene, ma anzi giudica negativamente i disturbi in questione.

            Dal confronto tra i due gruppi possiamo notare come nel gruppo depressione vi sia un contesto familiare rappresentato come più nocivo e meno riconoscitivo.

            Il percorso di stress tipicamente rappresentato nei due gruppi é il seguente:

 -         gli eventi pigiano il tasto del lavoro familiare e la richiesta di aumento del lavoro familiare cresce e si impenna, la risposta va nella direzione della riduzione dei propri interessi e nel restringimento - o addirittura in una caduta verticale - degli spazi di vita al di fuori del contesto lavorativo, ma nonostante ciò vi é difficoltà a far fronte a tutti i compiti richiesti.

 -         In una situazione di questo genere la percezione di sé, misurata solo sui compiti e i doveri definiti dal lavoro familiare e dalla soddisfazione dei bisogni altrui, in assenza di altri campi e contesti di confronto, ha una brusca caduta, i due gruppi tendono a disistimarsi, a essere considerati e a considerarsi incapaci.

 -         Ma incapaci di che?

            La prestazione é cresciuta. Il nesso e il collegamento tra le due cose: "fronteggio la situazione, svolgo la prestazione" e "non mi stimo né mi considero capace in quello che faccio" può essere spiegata solo con la mancanza di un riconoscimento esterno per quello che si fa.

            Qui il riconoscimento esterno non é il frutto di una insicurezza delle donne, ma dipende dalla struttura particolare del lavoro familiare che é lavoro svolto per soddisfare i bisogni degli altri. Se manca il riconoscimento dell'altro che affermi che il proprio bisogno é stato soddisfatto, il lavoro non può che essere percepito come inutile e fallimentare, coinvolgendo in questo fallimento anche la persona, che su questo lavoro poggia la sua principale realizzazione o identità.

            E' questo quindi il caso dei nostri due gruppi che non hanno stima di sé perché:

 -         il contesto familiare cui é rivolta la principale attività lavorativa non é riconoscitivo;

 -         il contesto esterno, che potrebbe controbilanciare la scarsa riconoscitività di quello familiare e sostenere la stima di sé, non c'é, spazzato via proprio dalla necessità di rispondere alla richiesta di maggiore impegno lavorativo nel contesto familiare.

            Il  passaggio dal gruppo disturbi d'ansia al gruppo  depressione

 

            Come differenze tra i due gruppi, a parte le diverse intensità dei valori (tutti crescenti nel gruppo depressione), rileviamo che nel gruppo a patologia lieve esiste ancora una progettualità, ovvero un'attività mirata alla realizzazione di un obiettivo personale, od anche solo una prospettiva di realizzazione personale; i rapporti di confidenza sono ancora presenti, anche se notevolmente ridotti rispetto a tutti gli altri gruppi che non hanno questo problema.

            La presenza del progetto e la presenza di rapporti di confidenza sono l'elemento che separa il gruppo "disturbi d'ansia" dal gruppo "depressione".

            Da queste differenze possiamo tracciare il percorso del passaggio dal gruppo a patologia lieve verso il gruppo a patologia più grave: ulteriore aumento del carico di lavoro familiare, restringimento ulteriore dei progetti (azzeramento), chiusura dei rapporti di confidenza, ulteriore perdita di stima, e ingresso nella depressione.

            Proviamo a immaginare un percorso preventivo inverso dal gruppo a patologia lieve (disturbi da ansia) verso il gruppo controllo:

 -         riduzione della pressione lavorativa, recupero dei rapporti, e di quante altre risorse personali, spinta in avanti della progettualità ancora presente.

            Come effetto di questa azione possiamo rappresentarci un aumento della stima di sé, una riduzione della stanchezza definita dall'operazione "alleggerimento del carico", e viraggio verso una migliore condizione di salute psico - fisica.

 

            Il gruppo ipertensione moderata - severa e il gruppo ipertensione lieve

 

            Questi due gruppi presentano un profilo più composito: non si assomigliano come i due gruppi precedenti, anche se sono quelli che tra di loro hanno alcune specifiche compatibilità.

            La compatibilità che li associa in modo chiaro e senza ombra di dubbio é la loro comune ed esclusiva presenza nell'area di stress per l'aumento del lavoro extra-familiare.

            Gli eventi sono simili a quelli degli altri gruppi: rapporti simili o equivalenti tra perdite affettive ed economiche.

            Nel gruppo a patologia più grave aumenta non solo il lavoro extra - familiare, come nell'altro gruppo, ma anche quello familiare. 

            Se questo gruppo ha un maggiore aumento di lavoro complessivo, non riduce però le relazioni, i progetti e gli interessi: li mantiene in atto, pagando più costi in termini di stanchezza. Il gruppo "ipertensione severa" fa tutto ma accusa più stanchezza: ha più relazioni, interessi e progetti dell'altro gruppo, a patologia lieve, ma poi si percepisce come più sovraccaricato e denuncia, nelle relazioni con gli altri, la percezione di rispondere più alle esigenze altrui che non alle proprie.

            Nella percezione di sé il gruppo "ipertensione severa" mostra valori significativi di stress. Non si apprezza però una riduzione di stima quanto un aumento degli atteggiamenti di aggressività/irritabilità, ed una riduzione degli atteggiamenti di sicurezza, puntualità, precisione, cura. Inoltre, in corrispondenza del cambiamento dei caratteri, prima nominati, cambia anche il giudizio familiare che diviene lievemente più negativo in termini di calo della stima.

            La stanchezza é elevata in tutti e due i gruppi: con la specificità di una frequente consultazione medica, con pari interruzione di attività e riduzione di autonomia, percezione di allarme, ma in relazione a ciò non si evidenzia alcuna prospettiva di modifica del quotidiano.

            In sintesi, il profilo del gruppo ipertensione moderata - severa é definito dalla caratteristica dell'aumento di lavoro ma anche dall'aumento di tutte le altre attività: i livelli di stanchezza denunciano questo stress nel fare tante cose senza nulla togliere né al lavoro, né alle attività personali. Il lavoro extra - familiare  anche se é in aumento non é percepito come sovraccaricante, al contrario tutte le altre attività, compreso il lavoro familiare, sono percepite come sovraccaricanti e stancanti. La stima di sé si mantiene positiva nonostante l'aumento dei caratteri di aggressività/irritabilità, mentre la stima dei familiari tende a decrescere.

            All'opposto, il gruppo ipertensione lieve, pur avendo un minor carico di lavoro complessivo, non mantiene le attività di tipo personale, ma anzi le riduce per risparmiare energie. L'effetto di ciò lo si apprezza nella differenza della stima di sé e degli altri: il gruppo ipertensione lieve mantiene inalterata e stabile la stima di sé, non modifica i propri atteggiamenti (nel senso di aumento significativo di aggressività ed irritabilità), senza ridurre cos“ la stima dei familiari.

 

            Il  passaggio dal gruppo  ipertensione lieve al gruppo ipertensione severa

 

            Nel passaggio dall'un gruppo all'altro si precisano le seguenti differenze:

si evidenzia una maggiore richiesta di aumento di lavoro, sia familiare che extra - familiare ; si nota un aumento degli interessi e dei progetti, con proporzionale aumento del senso di sovraccarico e della stanchezza che accompagna il fare in questi settori della vita quotidiana; la percezione di sé cambia in relazione all'aumento dei caratteri di aggressività/irritabilità e si riduce la stima degli altri.

            Nei due gruppi, il passaggio alla patologia più grave avviene sull'onda dell'aumento del carico di tutte le attività, sia quelle lavorative che personali, e sul cambiamento di alcuni atteggiamenti e comportamenti.

            Il mantenimento degli spazi personali e della stima di sé protegge dalla possibilità di un break - down psichico; ma, in corrispondenza di un aumento della complessiva attività lavorativa, non protegge dal break - down di tipo fisico.

            In un'ottica di prevenzione si dovrebbe pensare, nel gruppo a patologia lieve:

 -         ad un alleggerimento del carico di lavoro familiare per compensare la tendenziale crescita del lavoro extra - familiare e per non incorrere  in un rischio cardiovascolare più grave;

 -         ma nello stesso tempo, a mantenere o sviluppare le attività personali, per non virare verso il rischio depressivo.

 

            Il gruppo carcinoma mammario ed il gruppo iperplasia

 

            I due gruppi, ciascuno per la sua parte ( patologie gravi e lievi), hanno mostrato i valori meno significativi in stress e soprattutto minori caratteri distintivi per individuare uno specifico profilo di rischio psico - sociale collegato allo stress.

            Sugli eventi di vita troviamo:

 -         un maggior numero di eventi nell'arco dei cinque anni, un numero di eventi indesiderati non superiore a quello degli altri gruppi; unica particolarità rispetto agli altri gruppi é il dato che le perdite in campo affettivo superano le perdite di tipo economico.

            Carico di lavoro:

            il gruppo T1 presenta un aumento del carico di lavoro non significativo. Al pari del gruppo depressione, percepisce però il sovraccarico e si sente insoddisfatto.

            L'assenza di uno specifico valore di stress nel carico di lavoro familiare é determinato in parte da valori lievemente inferiori rispetto agli altri gruppi nell'aumento del carico e dei tempi di lavoro, ma soprattutto dalla presenza di aiuti e di risorse esterne.

            Il gruppo iperplasia ha invece un comportamento opposto nel carico di lavoro: non si nota un grosso aumento del carico di lavoro e dei tempi, ma le risorse sono più scarse ed é presente la conflittualità con il contesto.

            Nel gruppo del carcinoma possiamo quindi individuare una  presenza del contesto non conflittuale e con funzione di supporto. L'assenza di conflittualità ha un effetto sia sulla stima di sé, che nonostante l'assenza o la riduzione di una rete relazionale esterna, rimane alta, sia sulla riduzione delle resistenze soggettive a farsi carico in generale (to cope) delle esigenze e degli interessi degli altri.

            Questo profilo di compressione delle istanze personali a vantaggio degli altri é individuabile anche:

 -         negli interessi personali, che sono presenti e numerosi, ma con la caratteristica di essere funzionali all'espansione degli interessi altrui, e con la percezione che siano qualcosa di non essenziale per sé.

 -         nelle relazioni sociali esterne alla famiglia, che sono ridotte e sacrificate a vantaggio dei rapporti familiari dove si nota un soddisfacente rapporto di confidenza con il coniuge;

 -         nei progetti, che sono assenti e carenti, e quando ci sono, al pari del gruppo depressione, hanno la caratteristica dell'essere conformi alle esigenze degli altri.

            Sul piano della percezione di sé, pur seguendo il trend degli altri gruppi soprattutto nell'aumento dei caratteri di tipo "A", i soggetti del gruppo T1 hanno i punteggi migliori nella stima di sé, e nel giudizio degli altri. Questo dato, potrebbe far pensare ad un maggiore controllo da parte di questo gruppo sulle proprie emozioni:  vi é cioé la tendenza a vivere i cambiamenti al proprio interno senza manifestarli all'esterno.

            Il profilo che viene fuori é simile a quello del gruppo depressione per:  l'insoddisfazione e la percezione di sovraccarico, la carenza di progetti e di rapporti.

            Ma, a differenza del gruppo depressione, il gruppo T1 é favorito da un contesto non conflittuale che fornisce riconoscimenti ed apprezzamenti; come conseguenza di ciò il gruppo mantiene una buona stima di sé.

            Si ha l'impressione che i due gruppi (depressione e tumore) facciano lo stesso percorso di rinunce e sacrifici a favore degli altri ma che l'uno, il gruppo depressione, non colga l'obiettivo del riconoscimento e dell'apprezzamento, e l'altro invece s“.

            La stanchezza é uguale agli altri gruppi ma non crea "interruzioni del servizio": non ci sono infatti interruzioni di attività, non vi é una richiesta di aiuto, né al contesto familiare né ai medici, non c' é percezione di allarme e men che mai progetto di modifica; il malessere di questo gruppo "fa meno rumore " di quello degli altri.

            Anche il gruppo iperplasia presenta, rispetto ai gruppi a patologia lieve, il minor carico di lavoro complessivo;  mantiene la specificità del gruppo carcinoma nello scarso riposo ma perde  la caratteristica della mancanza di conflittualità con l'ambiente familiare.

            I rapporti interpersonali esterni alla famiglia non si riducono, ma é presente una maggiore stanchezza; i progetti personali sono presenti e soprattutto sono conformi alle esigenze personali. 

            Gli interessi sono in numero inferiore a quelli del gruppo tumore, ma per converso non danno percezione di sovraccarico.

            La percezione di sé e degli altri é buona con valori pressoché sovrapponibili; il gruppo a patologia lieve é però più insoddisfatto della propria immagine e tende più a conformarsi a modelli esterni. Leggiamo in questo una minore sicurezza nella propria immagine, relativa ad una maggiore conflittualità con il contesto esterno.

 

            Il  passaggio dal gruppo carcinoma mammario al gruppo iperplasia

 

            Nella differenza tra i due profili si rivela nel gruppo a patologia lieve:

 -         minore pressione del lavoro e della richiesta di aumento di impegno, maggiore soddisfazione personale, minor sovraccarico.

            La differenza é soprattutto:

 -         nel lavoro familiare sugli atteggiamenti non conflittuali e riconoscitivi del contesto, che, presenti nel gruppo a patologia grave, non hanno la stessa evidenza nel gruppo a patologia lieve;

 -         nella riduzione dei progetti e della rete relazionale per far fronte all'aumento degli impegni, nel mantenimento degli interessi ma in funzione del "per altri";

 -         nella stima di sé, migliore nel gruppo tumore;

 -         nella stanchezza, che presenta valori lievemente più alti in stress (maggiori disturbi ed interruzioni di attività) nel gruppo iperplasia. Ambedue i gruppi, relativamente alla percezione della stanchezza, ripetono il tratto caratteristico di non dare segnali di allarme e di una complessiva sottovalutazione.

            In definitiva il passaggio dal primo livello al secondo della patologia mammaria può profilarsi in questo modo: un aumento del carico di lavoro familiare, compensato dai supporti ed aiuti, ma una riduzione delle proprie esigenze e spazi personali, compensata da un aumento della eterostima.

            Da un punto di vista preventivo si potrebbe immaginare un potenziamento delle risorse personali, una riduzione delle attività svolte in funzione degli altri; maggiori quindi soddisfazioni personali e minore ricorso alla stima degli altri come supporto per la stima di sé.

 

 

3          I profili di rischio

 

            Infine  rappresentiamo in sintesi  i profili di rischio dei vari gruppi della ricerca, mettendo in risalto le specifiche condotte rispetto ai fattori psico - sociali indagati.

 

Profilo di rischio nei gruppi non patologici

 

Gruppo controllo

linee di tendenze a:

-  aumento carico familiare

-  riduzione interessi

-  riduzione progetti

-  pressione del giudizio familiare

 

 

Gruppo a rischio

maggiori linee di tendenze a:

-  aumento carico familiare

-  riduzione interessi

-  riduzione progetti

-  pressione del giudizio familiare

fattori significativi:

-  aumento carico extra -  familiare

-  aumento stanchezza

 

Differenze dei profili di rischio tra la patologia psichica e somatica

 

patologia psichica

patologia somatica

aumento carico di lavoro familiare

+ insoddisfazione

+ percezione di sovraccarico

interessi e progetti ridotti/azzerati

interessi e progetti:

-  presenti con ulteriore sovraccarico

-  presenti  ma al servizio degli altri

-  ridotti

rete relazionale ridotta,

- mancanza della funzione di supporto e confidenza

- mancanza della relazione di confidenza con il             partner

rete relazionale presente o ridotta.

-  presenza della funzione di confidenza e supporto - presenza della relazione di confidenza con il             partner

percezione di sé : negativa

-  bassa autostima e percezione di incapacità

-  aumento dei caratteri di aggressività e irritabilità

percezione di sé: positiva

-  buona autostima

-  aumento dei caratteri di aggressività e irritabilità

Giudizio familiare: negativo

bassa stima e giudizio di incapacità

Giudizio familiare positivo su:

stima e capacità,

peggioramento del giudizio per:

-  l'aumento dei caratteri aggressivi

Presenza di stanchezza ed altri disturbi

non modifica del quotidiano

Profilo di rischio nei gruppi con patologia psichica

           

Depressione psichica

Lavoro:

-  aumento carico familiare con risorse personali ed

            esterne scarse, nocività/conflittualità,

            non apprezzamento, colpa

-  insoddisfazione e percezione di sovraccarico

-  non aumento lavoro extra - familiare, ma

            insoddisfazione-percezione di sovraccarico.

Interessi:

-  assenti/azzerati o ridotti

Progetti:

-  assenti/azzerati o ridotti

Rete relazionale:

-  ridotta, mancanza di confidenza, scarsa funzione

            di supporto, non confidenza partner

Percezione di sé:

-  bassa autostima,  percezione di incapacità

Giudizio familiare:

-  bassa eterostima, giudizio di incapacità

Stanchezza ed altri disturbi:

-  elevati con prevalenza di stanchezza e disturbi

            psichici

-  interruzione di attività e riduzione di autonomia

- allarme elevato ma nessuna proposta di modifica

Disturbi da ansia

Lavoro:

-  tendenza aumento carico familiare

 

 

-  insoddisfazione e percezione di sovraccarico

-  non aumento lavoro extra -  familiare, ma

            insoddisfazione-percezione di sovraccarico

Interessi:

-  assenti/azzerati o ridotti

Progetti:

- presenti

Rete relazionale:

-  ridotta, scarsa funzione di supporto, non

            confidenza partner

Percezione di sé:

-  bassa autostima, percezione di incapacità

Giudizio familiare:

-  bassa eterostima, giudizio di incapacità

Stanchezza ed altri disturbi:

-  elevati con prevalenza di stanchezza e disturbi

            psichici

-  interruzione di attività e riduzione di autonomia

-  allarme elevato ma nessuna proposta di modifica

 

Profili di rischio nei gruppi con patologia somatica

 

Ipertensione moderata - severa

Lavoro:

-  aumento carico familiare con risorse esterne

            scarse, nocività/conflittualità

-  insoddisfazione e percezione di sovraccarico

-  aumento lavoro extra - familiare

-  soddisfazione senza percezione di sovraccarico

Interessi :

-  presenti ma ostacolati dal contesto

Progetti:

-  presenti

-  percezione di sovraccarico (eccessivo impegno)

Rete relazionale:

-  presente, con alto livello di stanchezza abituale

Percezione di sé:

-  soddisfacente e stabile autostima

-  aumento dei caratteri di aggressività/irritabilità

-  percezione di sovraccarico (eccessivo impegno)

Giudizio familiare:

-  riduzione eterostima,

-  aumento dei caratteri di aggressività/irritabilità

Stanchezza ed altri disturbi:

-  elevati con prevalenza di stanchezza e alterazioni

            del ciclo vitale, frequente ricorso al             medico

-  interruzione di attività e riduzione di autonomia

-  allarme elevato ma nessuna proposta di modifica

Ipertensione lieve

Lavoro:

-  non aumento carico familiare

 

-  percezione di sovraccarico

-  tendenza aumento lavoro extra - familiare

-  soddisfazione e percezione di sovraccarico

Interessi:

-  ridotti

Progetti:

-  presenti

 

Rete relazionale:

-  ridotta

Percezione di sé:

-  buona autostima

 

 

Giudizio familiare:

-  buona eterostima

 

Stanchezza ed altri disturbi:

-  elevati con prevalenza di stanchezza e alterazioni

            del ciclo vitale, frequente ricorso al             medico

-  interruzione di attività e riduzione di autonomia

-  allarme elevato ma nessuna proposta di modifica

 Carcinoma mammario

Lavoro:

-  non aumento carico familiare, buone risorse

-  insoddisfazione, scarso riposo ma assenza di

            nocività/conflittualità ambientale

-  percezione di sovraccarico, ma con un buon

            apprezzamento familiare, senza percezione             di sacrificio

-  non aumento carico extra - familiare

-  insoddisfazione e percezione di sovraccarico

Interessi :

-  presenti ma con funzione di supporto agli altri, e             percezione di superfluo

Progetti:

-  assenti e ridotti, conformi alle esigenze altrui

Rete relazionale:

-  ridotta la frequenza per mancanza di tempo 

Percezione di sé:

-  buona autostima

Giudizio familiare:

-  buona eterostima

Stanchezza ed altri disturbi:

- presenti con prevalenza di stanchezza e alterazioni

            del ciclo vitale

-  scarse interruzioni di attività e scarsa richiesta di

            aiuto

- mancanza di allarme e nessuna proposta di             modifica

Iperplasia mammaria

Lavoro:

-  non aumento carico familiare, maggiore

            conflittualità, minore apprezzamento

 

 

 

 

-  non aumento carico extra - familiare

 

Interessi:

-  presenti , ma in proporzione più ridotti

 

Progetti:

-  presenti

Rete relazionale:

-  presente

Percezione di sé:

-  buona autostima

Giudizio familiare:

-  buona eterostima

Stanchezza ed altri disturbi:

-  presenti con prevalenza di stanchezza e disturbi

            psichici

-  maggiori interruzioni di attività e maggiore

            richiesta di aiuto

-  mancanza di allarme e nessuna proposta

            di modifica

 

 

 

4          Lo sbocco della ricerca: la prevenzione

 

      Fin qui la nostra ricerca, alla quale potranno essere attribuiti il significato ed il valore euristico che le si vorrà riconoscere.

            Ma essa non vuole limitarsi ad un riconoscimento di valore euristico. Pretende invece di avere un significato ed un valore immediatamente applicativo ed operativo.

            Il significato applicativo ed operativo della nostra ricerca può tipicamente esplicarsi nel campo della prevenzione. E si intende qui: prevenzione per quanto concerne tutte le patologie rispetto alle quali hanno mostrato significatività statistica i fattori psico - sociali sin qui analiticamente descritti e discussi; ma anche prevenzione rispetto a questi specifici fattori di rischio in tutti i casi in cui una donna, anche non affetta da una specifica patologia,  venga,  per i motivi più diversi, all'osservazione di un tecnico della salute. In altre parole: prevenzione rispetto a quel tanto di potenzialmente patogeno che é abitualmente inscritto nella "normale" (nel senso di "abituale", e "non in sé patologica") vita quotidiana di ogni donna.

            Senza una ricerca di questo genere, ogni attività di prevenzione rispetto ai fattori psico - sociali di stress e di ammalamento si rivela del tutto impraticabile, ma addirittura spesso controproducente e pertanto potenzialmente patogena in maniera diretta.

            Cosa consigliano abitualmente gli operatori della salute ad una donna che abbia un lavoro extra - familiare, e che cominci a mostrare segni di cedimento, di allarme e di stanchezza perché si percepisce come sovraccaricata? Ovviamente: di assentarsi dal lavoro (extra - familiare), di prendersi un breve o meno breve periodo di riposo, di restare a casa invece di recarsi al luogo di lavoro. Naturalmente,  cos“ facendo inducono la donna a dedicarsi ancor più a fondo ed ancor più a lungo agli impegni ed ai carichi di lavoro familiare: in questo modo provocano un aumento del peso di un tipico fattore psico - sociale di stress.

            Gli esempi potrebbero essere innumerevoli, e non appare qui opportuno né necessario farne un inventario esaustivo. Ma quanti sono gli operatori della salute che non nutrono personalmente il pre - giudizio che i carichi di lavoro familiare siano per la donna assolutamente indefettibili, e che non vanno quindi, consapevolmente o meno, a rinforzare la percezione soggettiva di incapacità e di responsabilità che un donna prova per non esser riuscita a fronteggiarli tutti e sempre?

            A questa e ad altre domande simili la nostra ricerca può offrire adeguate risposte.

            Tutta la nostra ricerca infatti é orientata a sviluppare il discorso delle condizioni di  stress psico - sociale che costituiscono un rischio per la salute della donna. Queste condizioni sono state analizzate nel dettaglio precisando il ruolo di ciascun fattore,  individuando per ciascuna patologia uno specifico profilo di rischio, con l'obiettivo di giungere alla definizione di indicazioni utili per lo sviluppo di adeguati comportamenti preventivi.

            Si possono sviluppare quindi, sulla base di precisi punti di riferimento che la nostra ricerca ha individuato, linee guida generali per affrontare sul piano della prevenzione i comportamenti definibili a rischio.

            Il primo comportamento a rischio é la sottovalutazione della stanchezza. La stanchezza non viene considerata, né dalla donna, né dai medici, un fattore di rischio per la salute psico-fisica. Se poi viene presa in considerazione, le eventuali risposte, che generalmente vengono date, attengono all'indagine del campo somatico senza esplorare anche il campo psico - sociale. Si perde cos“ la prima buona occasione per collegare la stanchezza alla organizzazione della vita quotidiana.

            La stanchezza nel percorso della risposta di stress costituisce il riferimento concreto per l'individuazione della fase di valicazione di un limite, di una soglia, che indica il bruciarsi delle capacità di resistenza del soggetto. Essa va tenuta in debito conto come segnale di un equilibrio psico - fisico che sta per saltare e che necessita di una nuova organizzazione.

            Nello sviluppo di un intervento preventivo ha estrema importanza il fatto che, se la donna non sa riconoscere i segnali di stanchezza collegati ad un carico eccessivo di lavoro, vi sia qualcun'altro che svolga una tale operazione di riconoscimento (Reale e Sardelli, 1992).

            Le indicazioni per una adeguata risposta ai segnali di stanchezza portano alla individuazione del carico di lavoro della donna, ed in particolare del carico familiare.

            L'elemento comune a tutte le patologie da noi esaminate, oltre la stanchezza, é il sovraccarico di lavoro familiare: il lavoro familiare si candida ad essere probabilmente quel fattore di rischio che ha il maggiore carattere di generalità, e che pertanto  in un intervento  preventivo va tenuto sempre sotto osservazione. Il carico di lavoro é infatti in grado di determinare un cambiamento nella organizzazione psico - sociale della vita quotidiana femminile e di conseguenza un cambiamento nelle condizioni di salute.

            Consideriamo essenziale ai fini di un discorso di prevenzione coniugato secondo il genere (maschile e femminile) aver messo in evidenza la centralità del sovraccarico relativo al lavoro familiare come stressor e fattore di rischio principale per le donne.

            Il riferimento al carico di lavoro come fattore di rischio psico - sociale per tutte e tre le patologie indagate ha una serie di effetti tutti importanti; ne segnaliamo i seguenti.

-          La patologia psichica esce dal campo delle patologie a statuto speciale, in cui era inserita, vale a dire nel campo più lontano dai fattori stressanti della vita quotidiana e più vicino alla reificazione e cosificazione delle caratteristiche di personalità sia biologiche  che psicologiche.

-          Le patologie somatiche, e prevalentemente le malattie cardiovascolari nelle donne, escono dalla complessiva sottovalutazione relativa alle cause di stress legate alla organizzazione del lavoro; esse acquisiscono "pari opportunità" nel confronto con le corrispondenti patologie maschili, per le quali da anni é stato attuato il riconoscimento dello stress lavorativo come principale fattore di rischio psico - sociale.

            Per quanto riguarda l'altra patologia somatica: i tumori, il carico di lavoro entra per la prima volta nel panorama dei fattori di rischio psico - sociali. Sia per gli uomini che per le donne infatti esso non é mai stato preso in considerazione come fattore correlato con l'abbassamento delle difese immunitarie. L'indagine sugli eventi stressanti del tipo prevalente "perdita emotiva", non si é spinta più in là per indagare l'eventuale associazione di tali eventi con la modifica e segnatamente con l'aumento del carico di lavoro e delle responsabilità familiari.

            Il nuovo orientamento prospettico nell'ambito della prevenzione verso il carico di lavoro familiare ha come effetto lo sviluppo di un duplice intervento operativo:

-          la impostazione di una corretta individuazione e specificazione degli aspetti concreti di cui si compone il carico di lavoro per le donne;

-          la definizione di adeguate misura per un suo alleggerimento.

            Una corretta individuazione comporta l'assunzione da parte degli operatori che si occupano della salute della donna, di un'idea di carico di lavoro: ciò significa che essi sul piano di opportunità  formative, devono essere messi in condizione di sviluppare un modello mentale di approccio al disagio femminile, sia psichico che somatico, che contenga anche uno schema di lettura del carico di lavoro familiare.

            Facciamo qualche esempio esplicativo di quello che intendiamo per acquisizione di una griglia di lettura:

            se una donna soffre di insonnia, le si chiede se per caso i bambini la svegliano la notte?

            Se la donna soffre di colite, le si chiede se si siede a tavola per mangiare?

            Se una donna ha turbe sessuali, calo del desiderio, le si chiede se subisce una qualche  imposizione o pressione nel rapporto sessuale?

            Possedere un modello di riferimento sul lavoro familiare della donna non solo  diviene necessario all'operatore sanitario per collocare i disturbi delle donne all'interno di un contesto esplicativo; ma anche alla donna stessa che il più delle volte non ha consapevolezza di quanto le modalità del suo quotidiano siano implicate nella produzione dei suoi disturbi.

            E' necessario quindi una prima operazione di nominazione e di definizione del carico di lavoro familiare perché esso possa entrare di diritto nella relazione di cura tra la donna e gli operatori sanitari.

            Individuato il carico di lavoro con i suoi elementi ulteriori di sovraccarico, l'intervento preventivo entra nella fase operativa di attuazione di un alleggerimento.

            Sottolineiamo che la misura di alleggerimento del carico, da noi continuamente segnalata nella discussione dei dati, é una misura delicata: cosa la donna deve alleggerire ed in che direzione. Spesso le misure di alleggerimento sono errate, vanno nella direzione sbagliata e aggravano un malessere.

            L'intervento dell'alleggerimento del carico familiare non può essere un'operazione ideologica e massimalista: deve tenere conto del fatto che questo lavoro si esplica nella funzione principale della cura degli altri. Anche gli altri quindi devono poter entrare come fruitori nella proposta di alleggerimento. Il benessere della donna non può essere rappresentato in contrapposizione al benessere dei figli: le misure di alleggerimento devono essere sostanzialmente mirate alla donna, ma contenere come effetto anche un miglioramento delle condizioni di vita degli altri membri della famiglia. L'alleggerimento dei carichi deve poter prevedere quindi una complessiva modifica nella organizzazione dei rapporti familiari, con un potenziamento delle capacità di autonomia di tutti i membri, ed un miglioramento complessivo della qualità della vita per tutti.

            Infine l'alleggerimento del carico deve anche contenere un riferimento alla sfera del "per sé" negato della donna. L'alleggerimento non può essere infatti attuato con la riduzione di tempi e spazi da dedicare agli interessi e progetti personali, e tanto meno ai rapporti sociali e di confidenza.

            L'articolazione di un discorso sulla prevenzione in questi termini mira ad offrire all'operatore sanitario: una griglia di lettura sperimentalmente verificata e collaudata, atta a far riconoscere, nella analitica valutazione della vita quotidiana di quella determinata donna, cosa costituisce fattore di rischio psico - sociale; cosa ha già varcato concretamente la soglia del rischio per divenire fattore patogeno; cosa, infine, contribuisce a sostenere una patologia già in atto.

            Da una lettura di tal genere - e solo da essa - può avviarsi allora un lavoro di riconoscimento dei fattori di volta in volta solo di rischio od oramai francamente patogeni, che risultino in concreto implicati. E solo da questo riconoscimento può avviarsi un lavoro di rimodulazione dei ritmi della vita quotidiana, di revisione delle percezioni di incapacità e di responsabilità: un lavoro capace di invertire la spirale della sofferenza e di promuovere un più elevato livello di salute.

 

            Quella di una "prevenzione a misura di" costituisce quindi la principale "sfida" da giuocare nel campo della salute della donna. Costituisce anche il terreno di prospezione  per prossime ricerche sperimentali.