Sara, anni 21
Le condizioni di arrivo al Servizio
due mesi fa
nove mesi prima: il crollo, il ricovero in ospedale
un anno prima: il fidanzamento
poi il cambiamento di vita con la riduzione delle risorse personali
l'ultimo fallimento: il progetto sentimentale
due anni prima
l'infanzia
l’adolescenza ed il conflitto per l’affermazione di sé .
il gruppo amicale ed il contrasto con il rapporto di coppia
Le uscite e l’autonomia
il supporto alla madre, ed il progetto risarcitorio materno
L’ingresso all’università
l’uscita dall’adolescenza
il progetto risarcitorio, le insicurezze, le aspettative afettive
lo stile della dipendenza dai bisogni degli altri
il rapporto di coppia unico obiettivo
La vicenda di Sara legata ala vicenda materna
La percezione di sé come incapace ad amare ed egoista
L’intervento e L’evoluzione della storia
Dal colloquio dell’aprile 2000: la distanza dalla madre
dal colloquio del maggio 2000. la ripresa del progetto personale complessivo: lo studio, gli amici, il sentimento
la valutazione del caso alla luce del superamento del malessere
i passi compiuti nel rapporto terapeutico
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Nel novembre 1999, SARA arriva al Centro salute mentale con la seguente sintomatologia che, presente da un anno, è peggiorata negli ultimi mesi: mangia e vomita (bulimia), ha frequenti ma di testa, non dorme bene. Odia il padre e sta in un rapporto stretto con la madre, che è l'unica che le dà sicurezza, e oggi cerca di non far discussioni con lei, perchè teme le sue reazioni: si percepisce fallita e si appoggia alla madre. Quando è stata male le ha confidato del rapporto sessuale con il ragazzo e la madre l'ha colpevolizzata. Sara è la più grande di due fratelli, un maschio ed una femmina.
Il ragazzo che l'ha lasciata sei mesi prima ritorna e la bombarda di telefonate: " Mi sono rimessa con lui, nonostante mi avesse fatta molto soffrire , e mi sono proposta di essere diversa, meno oppressiva e gelosa" " "Lui però mi faceva e mi fa ancora un sacco di discorsi strani, di indecisioni, non capivo se stavamo insieme o no" " Sta con me, ma ha paura di rincontrare la sua ex, vuole sentirsi libero e mi tiene in sospeso" ”Oggi la situazione è voler bene a una persona che mi fa soffrire, intestardirsi sulle cose che non mi riescono come il ragazzo e l’università” "Mamma mi fa pesare il fatto che non riesco ad avere un rapporto stabile".
Nel gennaio 1999 S. ha tentato il suicidio dopo essere stata lasciata dal ragazzo: "Il mio problema è che ero stata lasciata dal mio ragazzo, non uscivo più di casa, non andavo all'Università, avevo sempre mal di testa e così presi 15 bustine di Aulin". " "Lui mi ha lasciato dopo sei mesi per tornare dalla sua ex ragazza. E' stato il primo ragazzo con cui ho avuto una relazione seria, ed anche il mio primo rapporto sessuale; in sei mesi ho dato tutta me stessa". Ha iniziato una psicoterapia che ha smesso dopo tre mesi . Il break down non ha modificato lo stile di vita. Si è evidenziata solo una modifica nella scelta della figura di supporto: dal ragazzo alla madre.
Il fidanzamento per Sara è stato un momento significativo: con questo ragazzo le è sembrato di aver superato le critiche dei genitori su di lei e la sua incapacità a tenersi un ragazzo. Le sembra di poter concentrare le sue aspettative sul rapporto, accantonando lo studio, in cui già aveva mostrato difficoltà. Il progetto di fidanzamento sembra risarcirla dalla delusione precedente e soprattutto sembra rivalutarla agli occhi della madre.
I sei mesi di fidanzamento con Enrico hanno portato ad una ulteriore perdita di motivazione nella frequenza universitaria ( già si era verificato un blocco precedente), e ad una perdita di rete amicale, acquisita nel primo periodo della frequenza universitaria. Enrico con i suoi problemi di insicurezza ( è stato lasciato dalla sua ex) le impone di dare rassicurazioni ed attenzioni che in una prima fase del rapporto sono bene accetti, e la confermano nello stile di comportamento del "dare tutto". Inizialmente il ragazzo la idealizza e la confronta in positivo con la sua ex ragazza, poi comincia a criticarla, ed a sottovalutarla confrontandola negativamente con la sua ex.. A questo punto lei diventa insicura, e comincia a controllarlo, e ad essere ossessiva. Per paura di essere lasciata e di ripetere l'esperienza precedente, S. concentra tutte le sue risorse sulla realizzazione del rapporto sentimentale, sacrificando soprattutto la rete amicale, verso cui il ragazzo mostra insofferenza.
Quando lui la lascia S. non ha più risorse personali, non ha più autonomia, non ha più un progetto di realizzazione personale, perché già si sentiva fallita nello studio, ed aveva affidato a questo incontro, ed alla sua capacità di costruire un rapporto gratificante, l’idea di una realizzazione personale.
Nel 1997 Sara ha un primo rapporto con un ragazzo, ma questi la tradisce con la migliore amica. Si verifica un blocco degli studi, e S. non riesce a fare più esami. Da allora il padre la rimprovera perchè sta ferma con lo studio e non si decide ad intraprendere un lavoro per guadagnare, e la madre la rimprovera perchè non è in grado di trovarsi un ragazzo, e perché sbaglia approccio con gli uomini, non sa farsi valere. "Mamma mi faceva e mi fa pesare che non ho un ragazzo in maniera stabile, vorrei trovarlo più per lei che per me".
" Ho vissuto i primi anni con i nonni perchè mamma si è sposata a 18 anni , lavorava e non poteva badare a me" Poi sono tornata a casa quando è nata la sorellina".
"Alla prima superiore mi rifiutai di andare a scuola perchè mia madre mi iscrisse alle magistrali ed io non volevo. Piangevo sempre, mi chiusero in casa e quell'anno feci la casalinga occupandomi di mio fratello piccolo. Però la vinsi io e l'anno dopo cambiai scuola e tutto andò bene" "Prima di questa vicenda ero considerata brava e buona da tutti dopo divenni la cattiva di casa" “Vi sono stati problemi di adattamento nei passaggi dalla scuola media alle superiori all'Università. Ogni volta si trattava di cambiamenti che i miei non accettavano, così per la scelta della scuola e così per la scelta della facoltà. Volevo fare psicologia e non hanno voluto. Ogni volta dovevo lottare e poi loro mi giudicavano malissimo e mi svalutavano"
“Il mio problema è sempre stato che mi chiudo e mi isolo quando sto in un rapporto, come se quella dovesse essere la cosa più importante. Poi quando non sto in coppia sto bene con gli amici. Però entro in un gruppo per interposta persona, da sola non prendo l’iniziativa, non sono molto sicura di me.”
“Spesso si oppongono alle mie uscite sia prima che ora: la scusa è mia sorella che piange se rimane sola in casa senza di me. Eppure mia sorella ha ora 18 anni, ha le sue amicizie e se si organizza, certo non pensa a me, se rimane sola, allora pretende da me che le faccia compagnia I miei genitori mi fanno sentire in colpa quando voglio andare fuori, ed anche se voglio fare una cosa,andare fuori ad esempio: dicono ma che ci vai a fare, puoi dare fastidi….ed io alla fine mi convinco e faccio quello che vogliono loro”. .
“Da sempre mamma si è appoggiata a me, io non sono mai stata piccola, non ho mai giocato con le bambole" “ Le si confida con me, parla del suo rapporto con mio padre, dice da sempre che non è soddisfatta, che non rifarebbe questo passo; ora con me è come volesse rivivere la sua seconda occasione, e vuole che io la accontenti, forse per compensarla di tutto quello che non ha avuto” “Nei loro litigi mi metto in mezzo e reagisco io al posto suo” “ non tollero mio padre, però dicono che sono la sua preferita” "Mia madre è sempre voluta entrare nelle mie scelte, anche in quelle sentimentali, pretendeva che scegliessi secondo i suoi canoni, e soprattutto voleva che mi sposassi". “Mi criticava nelle scelte dei ragazzi e delle amiche dicendo che non sapevo farmi rispettare. Eppure lei di amiche non ne ha mai avute e con mio padre non è andata mai d'accordo"
L'ultimo anno di scuola è positivo, S. che va bene a scuola, sviluppa il progetto dell'università. Il progetto non è condiviso dai genitori, il padre infatti vuole che lavori, la madre vuole che lei pensi al matrimonio, ma è sostenuto dagli amici e dagli insegnanti che la stimano e la stimolano nella scelta di continuare gli studi. In questo periodo ha un gruppo di amici, si sente inserita ed è soddisfatta della sua vita.
S. esce dall'adolescenza con un suo progetto di dimostrare le sue capacità nello studio e nella scelta autonoma dell'Università, ha una rete amicale, non ha un fidanzato, ma la presenza di una rete amicale la soddisfa e non sente il bisogno di avere un fidanzato ( come la madre vorrebbe). Trae soddisfazioni dagli esami che fa, frequenta gli amici, e le critiche della madre per un periodo non la toccano e appare in casa disinteressata e ribelle.(sul fatto che sta poco a casa, e non ha un rapporto sentimentale stabile).
Quando incontra Enrico,dopo la prima esperienza sentimentale negativa, S. pensa di aver incontrato l'uomo giusto (si innamora per la prima volta): ma ha paura di fallire, ha paura di essere incapace di amare come spesso la madre le ha detto, ha paura di sbagliare nella scelta dell'uomo , come la madre ha sbagliato, e come ha fatto lei la prima volta.
Di fatto però non è consapevole che utilizza le stesse modalità della madre: la totale disponibilità; e per paura di perdere il rapporto sentimentale ( il ragazzo la confronta con la sua ex) assume un atteggiamento di totale disponibilità alle richieste del ragazzo (lascia le amiche, perde interesse allo studio perchè al ragazzo non interessa lo studio).
Una volta privatasi di altri interessi e di altri supporti, il rapporto di coppia si carica ancora di più di significati ed aspettative: solo ad esso è ora affidato il senso di sé e della sua vita. Ma quanto più il rapporto è diventato esclusivo (l'unico progetto e interesse per la ragazza), tanto più S. richiede al ragazzo rassicurazioni continue,Alla fine S. si comporta come la madre: vuole dal ragazzo e solo dal ragazzo le attenzioni, la comprensione, gli scopi di realizzazione personale. Inoltre si lamenta( fa la vittima) perchè non si sente amata abbastanza, ma non ha, nè si dà altri interessi e ragioni di vita oltre lui.
In definitiva la vicenda adolescenziale con la partecipazione ai conflitti di coppia ha posizionato S. vicino alla madre da cui apprende: il comportamento dependenziale e vittimistico, e la contrapposizione con il padre percepito come prevaricatore perché non aderisce alle richieste di attenzione della madre ( modello dell’uomo che pone la donna al centro dei suoi interessi).
Da questa vicenda discende il desiderio di ottenere un rapporto diverso di tipo risarcitorio: per la madre (diverso da quello sperimentato dalla madre nel rapporto con il padre), per sè ( finalmente qualcuno che mi dia amore e attenzioni come io sono stata costretta a dare e che oggi ho diritto di riavere). Carica così il rapporto sentimentale di eccessive ed esclusive aspettative, e quando il ragazzo la lascia, perde ogni altra ragione di esistenza, si vede fallita ai suoi occhi e agli occhi della madre: tenta così il suicidio.
Successivamente nei sei mesi dopo il tentativo di suicidio, rientra nell'orbita familiare, con la sensazione di poter fare solo affidamento sulla madre, e su i suoi giudizi. Il ragazzo si farà vivo e lei non ha la forza di resistergli: ritorna con lui. Dopo un mese però cerca un aiuto psicologico perché si sente di nuovo in difficoltà e ha timore di fare ”un’altra sciocchezza”
A fine gennaio dell’anno successivo (2000) S. lascia il ragazzo “ non sto sentendo più il mio ragazzo ed ho chiuso anche con la sua famiglia. Sto riuscendo a studiare anche se con molto sforzo, il sabato e la domenica esco, anche se non ho voglia”. “Con i ragazzi non ci riprovo più, perché non voglio che si ripeta la storia di Enrico. Ci sono degli amici che si stanno interessando a me, ma li tengo a distanza”.
“Sono cambiata anche con mamma. Non sto più a dirle tutte le mie cose. Prima le confidavo tutto, e poi mi trovavo male perché mi martellava in continuazione e mi criticava sempre. Ora non lo faccio più e mi trovo molto meglio. Prima pensavo di non poterne fare a meno, mi sentivo insicura senza il suo parere; prima pensavo che a me capitavano tutte le cose più tragiche e sentivo il bisogno di parlarne con mamma, ora invece so che delle cose capitano ma poi passano. Ora non mi applico più di tanto sulle cose. Aspetto gli eventi e poi li valuto. Non sto tanto a rimuginare sulle cose. Prima ero molto indecisa e rimanevo fuori da tutto. Ora sono diventata più elastica”.
“Sta andando veramente bene. Mi sono inserita nel gruppo. Li contatto io in prima persona senza intermediari. Mamma sa qualcosa solo se glielo voglio dire io. Anche con l’università va meglio, farò un esame tra due settimane. Anche con Enrico è finita. Frequento qualche volta la sorella ed a volte lo sento per telefono, ma mi sono distanziata. Anzi al momento mi è particolarmente simpatico un atro ragazzo. Quando esco nonsenso più a Enrico. L’unica cosa che ancora mi blocca è il fatto che ho paura ad esprimere il sentimento, temo il rifiuto e la critica”.
I fattori di vulnerabilità nella storia della ragazza sono stati: -la funzione di supporto con la madre, - il supporto schierato contro il padre, - le critiche e le pressioni materne per il progetto sentimentale risarcitorio, - le critiche al progetto di studio, - lo stile di rapporto dependenziale appreso dalla relazione della madre con il padre.
I fattori di protezione nell’adolescenza - La stima del padre ( ero la preferita di mio padre), - il senso di capacità personale nel ruolo di mediatrice della coppia: era lei che teneva testa al padre, - la stima degli insegnanti.
il fattore di rischio 1 anno prima: la delusione sentimentale ed il blocco degli studi con la perdita di parte del progetto personale
il fattore scatenante la depressione: il rapporto con un ragazzo che prima incarna il modello perfetto e poi la abbandona.
Il fattore scatenante il suicidio: l’abbandono del ragazzo combinato con l’attacco materno alla sua incapacità ed alla sua “facilità sessuale”.
La ragazza attraverso il rapporto terapeutico recupera una immagine positiva di sé rivedendo la sua debolezza ed incapacità come pressione della madre sulla sua vita e su i suoi progetti. Analizza il rapporto con il ragazzo alla luce del modello materno e si rende conto che molti dei desideri suoi erano in realtà della madre, e che lei ha uno stile comportamentale diverso: ama stare con gli altri, le piace lo studio, ed il rapporto sentimentale non è per ora il suo progetto principale.
Si distacca dalla madre, e lei che prima diceva tutto alla madre, per evitare che si preoccupasse per lei, e per risarcirla della mancanza del rapporto di confidenza con il marito, comincia a chiudere la comunicazione.
Sta tranquillamente fuori casa, passa molto tempo all’università e ricomincia a fare esami, senza sentirsi in colpa perché non dà l’aiuto in casa.
Nei litigi tra padre e madre si assenta ed evita di prendervi parte. Non è più sensibile all’immagine della madre vittima, ma comincia a vedere il rapporto con il padre dal suo punto di vista, quello di figlia che ha determinati bisogni di supporto e che può utilizzare in questo entrambi i genitori.
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